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Finanza allo sbando, banche in festa e italiani in ginocchio. La riflessione di Pierluigi Recati

Quando Giorgia Meloni dichiarò «che le banche sarebbero state chiamate a contribuire direttamente, tassando i super profitti delle...

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Immagine di repertorio Immagine di repertorio © N. c.
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La situazione della finanza in Italia è davvero catastrofica. La lotta che si consuma tra i poteri finanziari nel Paese è continua, senza pause, e il governo non interviene, poiché alcuni suoi membri risultano coinvolti e parte attiva nel gioco.

Quando Giorgia Meloni dichiarò «che le banche sarebbero state chiamate a contribuire direttamente, tassando i super profitti delle rendite finanziarie», aveva colto nel segno, ma Giorgetti si oppose. Giorgetti è il ministro dell’Economia e nessuno si levò contro di lui.

Se Meloni viene apprezzata per una politica estera davvero straordinaria, appare invece completamente fuori posto negli affari finanziari italiani, lasciando mano libera al ministro dell’Economia. Quest’ultimo non agisce nell’interesse degli italiani, ma consente che la magistratura non risolva le numerose complicazioni legate alla disputa tra i debitori dei crediti deteriorati e le banche che li detengono.

È infatti evidente come tali crediti non vengano messi in liquidazione, ma passino di mano in mano tra enti e soggetti bancari che li acquistano a prezzi stracciati, per poi utilizzarli al fine di dimostrare di possedere titoli sufficienti a partecipare a nuove scalate nel capitale di altre banche. Basti pensare al caso del Monte dei Paschi di Siena, della Banca Popolare di Milano e all’obiettivo finale: la scalata a Mediobanca e quindi il controllo della vera posta in gioco, la proprietà delle Generali, che detengono una liquidità superiore ai 300 miliardi di euro.

In questa battaglia sono coinvolti, da un lato, i Caltagirone e i Del Vecchio, dall’altro Unicredit. In tutta questa disputa, chi ne paga le conseguenze è il popolo italiano, che non vede realizzarsi una politica a tutela dei propri interessi.

Giorgia, se non ti affretti ad abbandonare la linea di tutela degli interessi bancari, rischi di rimanere intrappolata nel groviglio di interessi che, come governo, avresti il dovere di orientare verso il bene comune. Non seguire Giorgetti nelle sue manovre speculative: recupera invece quelle entrate derivanti dai super profitti delle banche, che potrebbero esserti molto utili per integrare le pensioni minime degli italiani, ormai allo stremo e incapaci di far fronte agli aumenti del costo della vita.

Giorgia, l’unico settore che funziona davvero nel tuo governo è quello delle relazioni internazionali, che curi personalmente insieme a Tajani. Di contro, il settore dei trasporti, gestito da Salvini, ti crea continui problemi. Gli altri comparti possono anche andare, ma quello delle finanze con Giorgetti proprio no.

L’unico aspetto positivo è che tiene i conti in ordine, ma questo non basta: un po’ di debito è il sale della salute finanziaria di un Paese. L’Italia ha bisogno di una gestione finanziaria visionaria, come quella di Mario Draghi ai tempi della sua presidenza della Banca Centrale Europea. La finanza ha bisogno di fantasia, e Giorgetti non ne ha.

Non può continuare ad assecondare le speculazioni bancarie e i loro interessi opachi, perché alla fine ne resterà invischiato e farà cadere miseramente il governo.

Giorgia, svegliati, e porta avanti quell’idea che avevi espresso tempo fa: prelevare dalle banche una parte dei profitti generati dagli alti tassi d’interesse, applicati durante il periodo di inflazione, e redistribuire quei fondi alle pensioni minime. I titolari di pensioni minime non riescono più a vivere dignitosamente: è tempo di agire.

 

Articolo a cura di PierLuigi Recati

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