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Lotta al Covid in Toscana. Si poteva fare meglio? Via alla Commissione d'Inchiesta

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vaccino covid vaccino covid © n.c
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Firenze- In Toscana l’ondata Covid è arrivata con qualche settimana di ritardo rispetto a regioni come Emilia e Lombardia e questo ha permesso di “capitalizzare conoscenze importanti”. Le scelte adottate in tema di vaccinazioni hanno seguito quanto trasmesso dal ministero della Salute, dall’Istituto superiore di sanità e dall’allora ministro della giustizia Alfonso Bonafede che con una nota ha inserito gli uffici giudiziari tra i servizi essenziali cui prestare grande attenzione. Le somministrazioni, inoltre, vennero riviste creando “due canali di vaccinazione a seconda del tipo disponibile” perché c’erano “dosi che potevano essere utilizzate in parallelo con le categorie più a rischio”.

La sintesi di un anno e mezzo di lavoro parte da questi assunti e disegna un quadro in cui “non potevano esserci punti di riferimento cui agganciarsi per definire se un intervento era corretto”. Il Paese intero “ha operato su un qualcosa che non aveva precedenti, determinando comportamenti anche diversi perché l’unico appiglio erano norme di carattere generale che non erano mai entrare nel particolare di una pandemia di così grande portata”.

In commissione d’inchiesta finalizzata alla verifica del corretto svolgimento delle misure messe in atto dal sistema sanitario regionale per contrastare la pandemia da Covid-19 ed in particolare della campagna vaccinale in Toscana, guidata da Vittorio Fantozzi (Fratelli d’Italia), la lucida analisi del direttore alla Sanità, welfare e coesione sociale Carlo Rinaldi Tomassini apre le audizioni approvate nel programma di attività<https://inconsiglio.it/comunicato-stampa/vaccini-commissione-dinchiesta-il-calendario-dei-lavori/> reso noto lo scorso 8 ottobre.

Dare una risposta assoluta su cosa è stato fatto e perché, azzardando anche il giudizio sulle diverse decisioni prese e non prese “è difficile” ma la grande lezione che il Covid ci lascia è quella di “provare a capire cosa conservare e cosa cambiare non solo per affrontare un’altra emergenza sanitaria ma anche per immettere, nella fisiologia del nostro sistema sanitario, una serie di azioni e comportamenti precisi” ha chiarito Tomassini, che ha spiegato i tre perni su cui si è mossa la Regione: “risposta ospedaliera, tracciamento, vaccinazione”.

C’è comunque stata una “certa impreparazione rispetto a un Piano pandemico regionale che ormai risale al 2008” ha dichiarato a margine della seduta il presidente Fantozzi. E sono state “confermate inadeguatezze del portale delle prenotazioni, con evidenti problemi di accesso per gli utenti e con interventi in corso d’opera”. Queste “criticità al portale, unite alle poche dosi di siero a disposizione della nostra regione, hanno rallentato la campagna vaccinale” ha detto ancora il presidente.

Aver avuto più tempo per osservare l’evoluzione del virus ha però permesso alla Toscana di mettere in atto una “risposta ospedaliera” che si è dimostrata fondamentale per contenere la diffusione del virus. “Abbiamo creato – ha detto Tomassini - le cosiddette bolle covid, una separazione netta dei percorsi covid/no-covid, e tampone all’ingresso pur con disponibilità, al tempo, veramente limitata (3mila, 3mila 500 al giorno). Sottoporre a test ogni paziente che doveva essere ricoverato ha permesso di non registrare focolai in nessun ospedale”.

Nei primi mesi di pandemia è stato “favorito l’utilizzo di mascherine, in costante carenza, e tutti i meccanismi legati al lock down indicati dal Governo”. Gli ospedali sono stati “divisi in funzione delle dotazioni e per disponibilità di letti in terapia intensiva”. Nel momento di picco (2-3 aprile 2020) sono state toccate punte di “1500 ricoveri in contemporanea con 298 pazienti in terapia intensiva a fronte di un totale complessivo di 650 posti disponibili”.

Al calo estivo dei contagi è seguito l’innalzamento in autunno: “I casi erano maggiori che nella prima ondata perché non avevamo possibilità diagnostiche” ha spiegato Tomassini. In tutto il Paese si è posto il problema del tracciamento che la Toscana ha affrontato, dopo un periodo di “crisi di circa 10 giorni”, creando centrali per ogni area vasta (ancora attive) con 450 persone impiegate e riuscendo a “contattare fino a 6mila persone al giorno tra positivi e contatti stretti”. Le centrali sono state la “vera arma per impedire la diffusione del virus” ha spiegato Tomassini che ha parlato anche di altre “misure efficaci” messe in campo: gli alberghi sanitari e soprattutto le Usca. “Dalle 30 iniziali siamo arrivati a 160 Unità speciali di continuità assistenziale dotate di tecnologia ospedaliera”.

La campagna vaccinale in Toscana è iniziata il 27 dicembre 2020. Le linee di indirizzo, su tutto il territorio nazionale, sono state dettate in prima battuta dal commissario straordinario Domenico Arcuri e poi dal generale di Corpo d'Armata Francesco Paolo Figliuolo. Il primo approccio è stato quello di “salvaguardare gli ospedali e i professionisti, seguivano le persone più a rischio, quindi gli anziani e le Rsa che si prestavano ad essere focolai, poi gli over 80”. Il Piano nazionale ha successivamente indicato altre categorie come gli estremamente fragili continuando però a muoversi pensando che i vaccini fossero “ugualmente utilizzabili su tutti i cittadini”. “Ci siamo invece subito resi conto che non erano tutti uguali e si è di fatto cerato un Piano parallelo non legato alle situazioni di rischio ma alla disponibilità di vaccini” ha spiegato Tomassini, che sollecitato dal presidente Fantozzi e dai consiglieri Silvia Noferi (Movimento 5 stelle) e Marco Landi (Lega) ha richiamato l’indicazione del commissario straordinario Arcuri a “vaccinare in contemporanea ai soggetti estremamente fragili anche i caregiver” e comunque “tutti i soggetti che svolgono un servizio essenziale”. “È il caso delle forze di polizia cui abbiamo aperto le somministrazioni” ha ricordato il direttore. La vaccinazione degli avvocati rientra invece in una “nota del ministro Bonafede” che inserisce in quei servizi essenziali anche gli uffici giudiziari. Non è stata invece prevista la verifica di quanti, pur svolgendo attività di primo interesse, erano collocati in smart working, è stato spiegato in risposta ad una specifica domanda del portavoce dell’opposizione.

Molto del dibattito ha riguardato il Piano pandemico regionale anche per cercare di capire se c’è stata una “attività preventiva alla pandemia di livello nazionale” come ha chiesto la vicepresidente della Commissione Federica Fratoni (Pd). I Piani della Toscana, ha detto Tomassini, sono stati “mantenuti senza aggiornamenti e anche quello più aggiornato possibile, con questa pandemia, non avrebbe potuto prevedere la necessità di quantità così imponenti di tamponi piuttosto che di mascherine o altro dispositivo di protezione individuale. Questa emergenza è stata imprevista e imprevedibile. Sono mancati strumenti che fino a quel momento non si potevano immaginare” ha spiegato il direttore.

La Commissione ha ascoltato anche il responsabile del settore Sanità digitale e innovazione, Andrea Belardinelli, che ha spiegato il grande lavoro fatto sin dall’inizio: “Abbiamo accompagnato i tre perni su cui si è mossa la Regione (risposta ospedaliera, tracciamento, vaccinazione) disegnando un sistema unico regionale. Abbiamo centralizzato tutti di dati per leggere l’andamento della pandemia in ogni territorio. La priorità era non perdere tempo e senza ricorrere a gare abbiamo messo in rete i 12 laboratori gestendo tutti i diversi fornitori per leggere i risultati dei tamponi, gli accessi al pronto soccorso, le ospedalizzazioni”. Tutti questi dati costituivano l’anticamera necessaria alle decisioni da assumere. Sul portale dei vaccini e sulle criticità dei click day, Belardinelli è stato chiaro: “impattavano la piattaforma perché a fronte di pochissime dosi la richiesta era enorme. Non avevamo mai visto e mai gestito numeri così alti. Non siamo comunque ricorsi ad acquisti spot ma solo contratti ITC già attivi” ha concluso.

 

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