Servono un divisorio in vetro oppure in un altro materiale che consenta di separare i sedili posteriori riservati ai clienti e lo spazio invece per il tassista, così come accade in altre città del mondo. Telecamere a bordo obbligatorie in tutta Italia (a Firenze ci sono già), la possibilità di rifiutare la corsa al quarto passeggero (colui che si siede accanto al conducente) e cintura di sicurezza opzionale per il tassista.
Sono queste le richieste che da Firenze partono direzione Montecitorio per avere una legge nazionale che possa garantire maggiore sicurezza sul lavoro a chi assicura un servizio pubblico 24 ore su 24, sette giorni su sette.
A presentare la proposta di legge il capogruppo della Lega in comune Federico Bussolin, accompagnato dal presidente del 4390 Taxi Firenze e anche lui consigliere comunale del Carroccio Luca Tani, dal presidente nazionale di Uritaxi Claudio Giudici, dal segretario provinciale leghista Alessandro Scipioni, dalla senatrice Tiziana Nisini che ha assicurato il suo personale impegno come prima firmataria per il disegno di legge e da Silvia Ghirelli, figlia di Gino Ghirelli, il tassista fiorentino morto lo scorso dicembre dopo due anni e mezzo di coma a seguito delle percosse subite da due clienti mentre era in servizio con il suo taxi.
“Chi guida il taxi – spiega Tani – può essere ostaggio del malintenzionato in ogni momento. Avere un divisorio aiuterebbe. Negli ultimi anni sono state sempre più lei aggressioni subite dai tassisti.
Solo per restare a Firenze ricordiamo un accoltellamento in piazza Tasso, un tentato furto con un cacciavite alla gola di un tassista che era stato portato fino in zona Casine e che ha rischiato anche il furto dell’auto ed altri fatti spiacevoli come l’aggressione che ha portato poi alla morte Gino Ghirelli. La proposta di modifica della legge nazionale può garantire alcune sicurezze a chi guida il taxi”.
Toccante la testimonianza di Silvia Ghirelli che ha ripercorso il calvario del padre, vittima di una furiosa aggressione e deceduto un mese fa dopo due anni e mezzo di agonia. Un calvario anche processuale dato che in primo grado di giudizio gli aggressori sono stati assolti "per legittima difesa". Silvia spera nell'appello che partirà a febbraio e stenta ancora a credere che in tribunale le cose siano davvero andate come prospettato dai legali della difesa.
“Non so se un divisorio tra i passeggeri e mio padre avrebbe evitato la tragedia – dice – anche perché l’aggressione nel suo caso è avvenuta fuori dall'auto: però credo che aiuterebbe i tassisti che sono sempre una categoria vulnerabile”.
Conclusione per la Senatrice Nisini che si prende l'onere di portare a Roma la proposta di legge: “Non si tratta di strumentalizzare niente, qui stiamo parlando di sicurezza sul lavoro, di aggressioni che ormai sono divenute quotidiane e la politica, da tutti gli schieramenti, non può rimanere passiva davant a questo fenomeno. E’ una battaglia che riguarda tutti”