Il 15 agosto 1944, appena tre giorni dopo l'insediamento in Palazzo Vecchio della Giunta espressa dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale e con la guerra che ancora infuriava nelle strade cittadine, la Comunità ebraica di Firenze inviava al sindaco Pieraccini due lettere.
Nella prima chiedeva che "in attesa di superiori disposizioni" si provvedesse fin da subito a che non fosse più inserita la dizione Razza ebraica sui documenti.
Nella seconda si raccomandava che fosse conservato l'archivio dell’Ufficio Razza, aggregato all'ufficio di stato civile, sia per valutare eventuali responsabilità nelle persecuzioni e denunzie, sia per ricostruire l’anagrafe della Comunità ebraica, poiché gli elenchi presenti nella Comunità stessa erano stati distrutti nel corso delle persecuzioni razziali.
Le due ordinanze emesse il giorno successivo, 16 agosto, dall’Amministrazione comunale (le prime della Giunta guidata da Gaetano Pieraccini) costituiscono la precisa risposta a queste richieste. Nei due atti vergati a mano si dispone infatti l’immediata cessazione di qualsiasi annotazione razziale nelle attestazioni anagrafiche e, contemporaneamente, la collocazione dell’archivio razziale in un apposito armadio sigillato.