Un bel contributo in redazione: Ieri è stata la Giornata della Memoria.
“Memoria”, “ricordare per non commettere gli stessi errori” sono due tra le dizioni più ricorrenti e che riecheggiano durante questa giornata. Sono certamente cose fondamentali per imparare a stare al Mondo, ma non possono essere solo parole vuote.
Dico questo mentre penso al fatto che la senatrice Segre, dopo tutti gli orrori che ha vissuto sulla sua pelle, sia oggi costretta a vivere sotto scorta. Dico questo pensando all’episodio accaduto pochi giorni fa a Livorno: un ragazzo di 12 anni preso a botte, a sputi e insultato solo perché Ebreo.
Dico questo perché credo che se ancora si verificano questi surreali e mostruosi episodi significa che la “Memoria” è solo un nome, se dietro di lei non esiste una vera e piena consapevolezza. Significa che i cittadini del nostro Paese non sono riusciti - da dopo la guerra in poi, e non stanno tutt’ora riuscendo - a fare un vero esame di coscienza.
Come all’epoca del genocidio, la piaga continua ad essere l’indifferenza di coloro che guardano e stanno zitti, come è stato fatto con il ragazzo di Livorno. Non è più come allora, periodo nel quale salvare innocenti significava rischiare la vita, come fecero ad esempio i nostri compaesani Giusti tra le Nazioni: Don Leto Casini e le famiglie Angeli e Matti.
Le istituzioni hanno il dovere di prendere sul serio questi episodi, oltre a posare corone d’alloro, ed hanno il dovere di costruire un percorso che sia volto a risolvere questa mentalità. Solo allora le parole pronunciate durante questa giornata saranno piene e con un significato.
Filippo Giordano Allkurti
Mugelli Giampiero
Come i deportati nei campi di sterminio dei nazisti, come i deportati nei gulag staliniani come lo sterminio dei Kulaki, il lavoro coatto dei due regimi simili; unica differenza due sporche bandiere. Come i morti di Katin ammazzati come bestie, come coloro che morirono nelle Foibe, come coloro che morirono nelle torture e fucilazioni pure di civili, dai nazifascisti prima e dai partigiani delle Brigate Garibaldi di Togliatti, Longo e Secchia dopo, in quella sporca guerra civile Italiana durata fino al 1948. Rispettiamo i morti tutti quanti, la morte non ha razza ne colore politico Dobbiamo aver rispetto per la storia e ai nostri figli raccontiamola come è per il loro rispetto e per rispetto della storia stessa. non invalida come viene raccontata da 70 anni a questa parte.
Mugelli Giampiero
RICORDARE! giusto ricordare le atrocità del 1915 al 1945 però tutte non solo quelle fatte dalla parte perdente pure quelle dei vincitori per rispetto della storia e dei morti di ogni nazione. Nel 15- 18 milioni di giovani strappati dalle loro famiglie e mandati a morire di freddo e stenti oltre ad essere falciati dalle mitraglie, e coloro che tornarono a casa erano impazziti oppure erano invalidi e continuarono la loro meschina vita nella povertà più assoluta. Come i soldati morti lontano da casa nella seconda guerra mondiale, costretti a fare una guerra che non volevano. Come i morti civili innocenti sotto i bombardamenti dei buoni e dei cattivi, come i civili di Hiroshima e Nagasaki periti per le esplosioni di due atomiche e le conseguenze delle esalazioni nucleari, SEGUE