Quando nel 2008 giunse in edicola un libro dedicato a Giovacchino Forzano (Borgo San Lorenzo 1883 Milano 1970), autore il Prof. Stefano De Rosa, con i tipi della Castelvecchio Editrice ( 285 pagg. - 80 immagini), scrivemmo che finalmente, dopo tanti anni, si dà rilievo ad un grande borghigiano, ad un esimio mugellano, ad un personaggio straordinario nel campo della cultura e della letteratura che ha caratterizzato il primo ‘900 e in modo particolare il “Ventennio”, per ovvie ragioni ideologiche e politiche completamente dimenticato, messo in un cantuccio. Eppure Forzano è stato un grande personaggio; giornalista, storico, librettista, commediografo, regista stabile della Scala di Milano, fondatore degli Stabilimenti Cinematografici di Tirrenia dove lavorarono grandi attori dell'epoca, da Cervi a Checchi, da Brazzi a Spadaro, da Giachetti a Nazzari e tanti altri. Come librettista scrisse per Mascagni (Piccolo Marat), Leoncavallo (Edipo Re), Victor Sabata (Lisitrata), quindi Ferrari-Trecate, Franchetti, Wolf-Ferrari ed altri, lasciando per ultimo per la sua notorietà mondiale la collaborazione librettistica di Giacomo Puccini (Gianni Schicchi e Suor Angelica), lavorando unitamente a Galileo Chini, scenografo ufficiale di Puccini: due personaggi “Forzano-Chini”, che guarda caso, provengono dalla stessa terra, conterranei e contemporanei, dallo stesso paese: Borgo San Lorenzo nel Mugello. A distanza di sette anni, da Montevarchi nel Valdarno, dove vive e lavora da tanti anni, lo scrittore mugellano Marco Sterpos, nativo di Luco di Mugello, dove vivono ancora alcuni suoi parenti, ci ha gentilmente inviato un libro e guarda caso trattasi di Giovacchino Forzano dal titolo “ Scrivere Teatro nel Regime – Giovacchino Forzano e la collaborazione con Mussolini” ( Mucchi editore; 330 pagg. € 25,00), che impreziosisce la sua già copiosa collana letteraria dopo alcune importanti biografie, fra le altre, di Carducci e dell’Alfieri. Abbiamo letto il libro e credetemi cari lettori non è facile recensire; tutt’altro, ma con tutta onestà è molto superiore alle nostre forze intellettuali e culturali, quindi riportiamo una nota critica di quest’opera, che ci pare e ci sembra molto realistica e nitida in tanti particolari. Si legge: “ – il libro è dedicato a una ricerca sul teatro nel ventennio fascista condotta su due autori che di esso furono certamente espressione. Il drammaturgo Giovacchino Forzano e lo stesso Mussolini che, assai interessato al teatro, indusse Forzano a scrivere tre drammi insieme a lui. Ma va subito chiarito che Forzano e Mussolini vengono quì considerati esclusivamente per un contributo a una storia del teatro del ventennio e il riconoscimento del loro ruolo in tale ambito non ha alcuna ricaduta politica. Sterpos lamenta che la grande maggioranza dei critici non abbia finora prestato vera attenzione a Forzano e, anche riallacciandosi a due recenti monografie di Forzano degli studiosi C. Griffiths e Stefano de Rosa, rivendica invece all’autore un importante ruolo nella storia dello spettacolo della la prima metà del ‘900. Riguardo ai rapporti del drammaturgo con Mussolini, Sterpos riconosce che a Forzano è da imputare una fede cieca nel “duce”, da lui visto come il titanico personaggio chiamato dal destino a cambiare il corso della storia, ma ritiene questa sorta di “religione mussoliniana” almeno sincera e disinteressata. Essa del resto non implicò mai un’adesione al partito fascista, al quale Forzano si iscrisse solo nel 1933 e per necessità. Sterpos cita molte posizioni di Forzano in contrasto con la linea del PNF, che spesso colgono anche problemi di grande attualità ai giorni nostri nella loro fase iniziale. Quanto a Mussolini egli è qui chiamato in causa con la sua partecipazione ai tre drammi di Forzano e per le sue opere letterarie giovanili: la condanna senza appello dovuta al dittattore non deve, secondo Sterpos, indurre a strascurare il Mussolini scrittore, per una realtà da sottoporre alfine una seria indagine critica capace di esprimere giudizi sereni e non condizionati da passioni politiche di qualsiasi segno –“. Una bella anamnèsi questa, senza dubbio. Scrivemmo in un nostro libro, nel ricordo di Forzano ( “Borgo San Lorenzo, dalle cento case alle centro strade. Edizioni Toccafondi – Anno 1986 “) in alcuni brevissimi medaglioni di personaggi borghigiani: “….. una mente illuminata, una fervida fantasia, un alto intelletto, una intelligenza superiore, non si misura nel contesto storico dove ha operato; si misura sempre. Giovacchino Forzano, che negli ultimi mesi di vita veniva a riscoprire il suo Borgo la mattina prestissimo, quando le strade erano deserte, immergendosi nei ricordi della sua infanzia…..”. Mori nel 1970 e tutti i più grandi quotidiani e riviste specializzate spesero giuste ed oneste parole. Si accorsero benchè in ritardo, della grandezza dell’uomo. Nel tempo altri grandi quotidiani e qualcuno, timidamente in sede locale per non turbare la suscettibilità dell’intellighentia locale, cercarono di tamponare una ferita troppo a lungo aperta nei confronti di questo straordinario personaggio. Ma la storia fa come l’olio (vedi quest’ultima opera di Sterpos), torna immancabilmente a galla nel rendere giustizia e verità. Il Frontespizio del libro di Marco Sterpos su Giovacchino Forzano. Primi del ‘900. Via Gualtierotti Morelli a Borgo San Lorenzo dove il 19 novembre 1883 nacque il drammaturgo Giovacchino Forzano.
alfredo
Amici come prima signor Ranieri Le dico con tutta umilt un'ultima cosa. Dario Fo che ader alla Repubblica Sociale di Sal ( torna anche la rima) stato insignito del Nobel per la letteratura rubandolo a Mario Luzi. Lo sa perch? Il secondo era cattolico e Fo dopo essere stato notoriamente fascista divenne comunista. E con questa sacrosanta verit ho chiuso. Mi stia bene e distinti ossequi.
Ranieri Pieri
Gli errori, sono errori. Non stimo chi "semper fidelis", non stimo (forse ancora meno - devo valutare) i "voltagabbana" opportunisti. Sta nella persona riconoscere gli errori, ammetterli e se hanno causato "pagare" nella misura dell'errore. Tutti (il primo sono io) ne facciamo, a volte piccoli a volte grandi. Fermo restando tanto di cappello al Forzano artista.
alfredo
SIGNOR RANIERI, UNA SEMPLICE DOMANDA, SE FORZANO SUBITO DOPO LA GUERRA SI FOSSE CAMBIATO CAMICIA COME MOLTI LETTERATI OPPORTUNISTI, CHE HO CITATO NELLA MIA PRECEDENTE,SAREBBE STATO DIMENTICATO O SAREBBE SALITO SUL PALCOSCENICO? MI BASTA QUESTO.
Ranieri Pieri
Mi sembra un commento un p esagerato .... Quante persone perbene che hanno reso libero il nostro paese (Borgo San Lorenzo e l'Italia) e non sono nemmeno stati citati dalle celebrazioni del centenario del 15/18 in sede locale. Persone che sono morte o che semplicemente hanno regalato alle generazioni future i loro anni migliori ?. Tanti, troppi. In contrappeso vengono osannati pseudo ufficiali che la prima guerra l'hanno vista su gli album fotografici .... o raccontata. C' sempre il rovescio della medaglia. Spesso non piace. Forzano, come "artista" stato ineccepibile. Come "mediatore di pensiero" o "fede politica" (la vogliamo chiamare cos ?) stato opportunista e pessimo, non degno di statue. A suo tempo ha fatto le sue scelte che poi si sono rivelate sbagliate, molto sbagliate. Come artista niente da dire, anzi, tanto di cappello.
Alfredo
Intellettualmente parlando valeva pi Forzano in un dito che tutti gli intellettuali del dopoguerra che cambiarono casacca: vedi Bobbio, vedi Eco, vedi Fo e tanti altri.
ALDO GIOVANNINI
Si verto caro lettore, anche se nel tempo abbiamo avuto la sensazione che meno se ne parlava meglio era. Chiss perch, ma non difficile capirlo.
teresa
concordo pienamente con il signor Luigi
Luigi
SE FORZANO ERA DI SINISTRA A BORGO GLI AVEVANO FATTO UNA STATUA, INVECE HANNO MESSO VIA GUEVARA! BISOGNA ESSER PROPRIO DODDI.