Dario Nardini, antropologo e scrittore, ha pubblicato con Olschki un libro dedicato al tema, uscito a fine novembre. Si intitola “Il calcio storico fiorentino” ed è l’analisi del fenomeno più completa che possiate trovare. Il 9 marzo alle ore 10 a Firenze presso il Palazzo di Parte Guelfa presenterà il suo libro "Il calcio storico fiorentino ". Il libro è edito da Olschki un libro dedicato al tema, uscito a fine novembre. Esiste questo aspetto “iniziatico” - scrive Nardini - nel Calcio Storico, e soprattutto tra i calcianti, cioè in quella parte dei protagonisti della manifestazione che scendono in campo sul “sabbione” di Santa Croce.
È una barriera che (semplificando) ha due funzioni: una è quella di definire un gruppo esclusivo cui solo pochi hanno accesso, per le capacità, il coraggio e la forza fisica e di volontà che sono richieste. È così che i calcianti diventano degli “eroi locali”, secondo le dinamiche sociali che cerco di descrivere nel libro. La seconda mi sembra corrisponda invece più a un tentativo di affermare la legittimità della pratica di fronte a chi la condanna, vedendo solo brutalità e violenza là dove invece i soggetti coinvolti vedono legami e valori profondi, talvolta vitali nell’economia della loro esistenza.
Non so se effettivamente sono riuscito a rompere la barriera di diffidenza che giustamente segnali. Probabilmente, ci sono riuscito solo con alcune persone, quelle con cui sono entrato davvero in confidenza, e con le quali ho instaurato una relazione di fiducia. In questo, mi ha aiutato sia essere fiorentino che aver frequentato per tutta la vita le palestre e gli ambienti – fiorentini e non – in cui si praticano discipline di combattimento (judo soprattutto, ma anche pugilato, MMA e brazilian jiu jitsu). Anche se in quel momento vestivo i panni del ricercatore universitario, il fatto - conclude Nardini - di aver praticato sport da combattimento mi ha aiutato a chiarire ai miei interlocutori che non interagivo con loro da una posizione giudicante o pregiudizialmente denigratoria.