
Tra le mura di quello che può a ragione essere considerato il tempio dell’italiano, Giulia Berti – 19enne mugellana di San Piero a Sieve fresca di maturità al liceo Dante di Firenze, appena approdata nel mondo universitario – ha ricevuto il “Premio Adriana Tramontano”: un premio non certo indifferente, nato nel segno del ricordo di una figura cara all’Accademia della Crusca, che va ad accrescere il merito di una ragazza la cui passione per la scrittura e l’italiano, nelle sue sfaccettature più complicate e affascinanti, è ammirevole. Poco dopo la premiazione, iniziata alle 14 e 30 con l’apertura del presidente dell’accademia Claudio Marazzini, Giulia ha gentilmente risposto ad alcune domande sulla sua esperienza e sulle emozioni per il risultato conseguito. Giulia innanzitutto complimenti. Non ti chiedo se sei onorata e felice del premio, perché sarebbe superfluo. Piuttosto, come è stato entrare da protagonista nell’Accademia della Crusca e conoscere di persona accademici di livello nazionale e oltre? Penso, tra i tanti, a Tullio De Mauro, Serianni, Marazzini, Nicoletta Maraschio. "Non era la prima volta che venivo a visitar e l’Accademia della Crusca ma l’emozione questa volta è stata tanta. Soprattutto perché ho avuto di modo di parlare, conoscere gli accademici: sono modelli esemplari, gente che scrive trattati, manuali, grammatiche, che interviene nei dibattiti sull’attualità. Vedere che parlano con te e hanno interesse nel farlo è una bellissima sensazione. Ma è interessante anche, e soprattutto, scoprirli come persone, al di là dell’autorità che hanno e che fanno trapelare quando leggi un loro lavoro. Sono simpatici, grandi comunicatori e molto colloquiali". Parliamo della prova: ti aspettavi queste modalità o hai avuto qualche sorpresa? Difficoltà particolari? "Allora la prova si è articolata inizialmente in un riassunto progressivo di una prosa giornalistica uscita tempo fa su Il Sole24 ore, e secondariamente sull’interpretazione, l’analisi ed il commento di un racconto di Dino Buzzati. Sinceramente quando mi sono iscritta al bando mi aspettavo più un test che consistesse nel produrre un qualcosa di mio, o un saggio da sviluppare: quindi mi sono trovata a primo impatto spiazzata ma la verità è che mi sono divertita nelle due ore che avevamo a disposizione. Difficoltà particolari? Ti dico di no. Vengo da una scuola in cui c’erano professori molto bravi – per non dire tosti – e c’hanno abituato ad un certo livello, lavorando bene". A che età è nato l’amore per la scrittura, per la lingua italiana? "Da una parte c’è sempre stato l’interesse per le materie umanistiche. Mentre più o meno a 16 anni ho cominciato a scrivere: all’inizio esclusivamente per me, poi ho capito che amavo farlo e la passione mi ha spinto sempre più avanti. E per questo anche leggere, cimentarmi con poesie e diversi autori, è un qualcosa che faccio volentieri, in maniera naturale". Hai terminato l’avventura liceale nel miglior dei modi: e ora? "E’ stata una scelta sofferta non lo nego, ma ho scelto l’università di medicina. Apparentemente in contrasto con i miei interessi ma in verità è il giusto completamento del percorso che ho intrapreso: credo che il metodo, l’operazione che si fa su un determinato testo – nell’analizzarlo o nello scriverlo – e l’occhio critico necessario siano perfettamente integrabili nel mondo della medicina. Un dottore deve andare oltre i sintomi e cercare di trovare una spiegazione, risalendo al problema. Questo mi stimola". Entriamo, per concludere, in un dibattito che è tra i più attuali in questo momento: studiare le materie umanistiche, anche se non ci si incanala in settori professionali strettamente inerenti ad esse, è necessario? "Certo che sì. Studiare l’italiano, scrivere, leggere, dedicarsi alla materie umanistiche è fondamentale, nonostante molti non siano d’accordo. Tornando all’Università di medicina credo che per me saranno fondamentali le competenze che ho avuto modo di apprendere stando a contatto con un certo tipo di mondo. Ho intrapreso un percorso diverso dopo il liceo ma sono felicissima di avere una forte base letteraria, che proverò ad affiancare a quella scientifica. E comunque mi piacerebbe continuare a scrivere, magari provando anche col giornalismo. Sarebbe interessante intraprendere questa strada: non vorrei perdere l’abitudine di usare la penna".