
Dal nostro lettore Bruno Confortini riceviamo e pubblichiamo questo intervento sulle celebrazioni in ricordo dei Martiri di Campo di Marte, e sull'inquadramento dei fatti avvenuti nel 1944:
A proposito del ricordo dei Martiri di Campo di Marte
Come ogni anno è stato celebrato a Firenze, allo Stadio Franchi, il ricordo del Martiri di Padulivo, i cinque nostri giovani barbaramente fucilati dai nazifascisti 22 Marzo 1944.
Anche quest’anno i media locali mugellani (siti e carta stampata) non hanno mancato di ricordare l’evento, contribuendo a tenerne vivo il ricordo. A me preme aggiungere qualcosa, perché il ricordo di quella vicenda sia inquadrato nel contesto storico preciso in cui si svolse e non vi sia dunque spazio per false interpretazioni sul comportamento dei partigiani che agivano nella nostra zona in quei mesi di guerra e di guerra civile.
L’arresto dei cinque giovani renitenti alla leva nelle campagne di Vicchio fu il frutto di un rastrellamento dei nazisti tedeschi e dei fascisti italiani (al cui interno agirono spie esperte dei luoghi) per stanare i partigiani; che poi si catturassero quei giovani- che partigiani non erano!- e addirittura li si fucilasse dopo un processo farsa, non fu un atto di guerra, ma un assassinio di civili inermi, un crimine contro l’umanità.
Non è perciò corretto stabilire un nesso diretto fra la cosiddetta “prima Liberazione di Vicchio” ad opera , il 6 marzo, dei partigiani del Monte Giovi e di Gattaia e l’uccisione dei cinque giovani. Eravamo in guerra, certo, e nella guerra dentro una guerra civile: ed è ovvio che questo potesse portare a repressioni dei nuclei partigiani e alla loro uccisione, ma non all’assassinio di cinque giovani inermi e che al quel conflitto non partecipavano.
Dico questo perché a volte mi è sembrato di intravedere , in certe ricostruzioni di questi anni, quasi una “giustificazione” dell’eccidio, come a dire “se i partigiani non avessero fatto quella bravata di occupare Vicchio per un giorno, non ci sarebbe stata la rappresaglia…”.
A questo proposito va anche chiarito un altro punto: la cosiddetta “prima Liberazione di Vicchio” fu un’azione militare concordata con il CLN fiorentino per distrarre da Firenze il maggior numero possibile di forze nazifasciste in quei giorni occupate ad arrestare e a mettere sui treni diretti ai lager quegli operai che avevano partecipato ai grandi scioperi dell’industri che i primi giorni di marzo interessarono Firenze e il resto d’Italia: centinaia furono infatti i repubblichini fiorentini dirottato dopo il 6 marzo nelle nostre campagne. Questo fu l’azione su Vicchio dei nuclei partigiani che agivano nelle nostre campagne: un atto di guerra partigiana, non una mera azione “dimostrativa” e men che mai una “bravata”. Anche in vista del 25 Aprile, è bene ricordarlo.
Bruno Confortini