In tempo di scarne e frettolose manifestazioni per il Centenario della Grande Guerra, le considerazioni potrebbero essere - se ci limitassimo all'osservare quel poco che si sta facendo a livello nazionale - contraddittorie. Fortunatamente, nella dimensione locale, i soliti volontari - vedi nello specifico per es. Borgo S. Lorenzo, ma la lista potrebbe allargarsi ad altri piccoli o medi centri - si stanno tenacemente prodigando per dimostrare che c'è ancora qualcuno che ricorda uno “scalino” importante per la Storia italiana. Siamo un popolo buffo: per delle partite di calcio, dove ventidue atleti, profumatamente pagati, corrono dietro ad un corpo sferico per novanta minuti, ci accapigliamo con entusiasmo sventolando il tricolore ed accalorandoci contro chi non segue il nostro credo. Invece, cent'anni dopo - ricorrenza dotata di una certa simbologia - quello che dovrebbe essere un evento di riflessione su una Guerra Mondiale che fece innumerevoli morti e che ha visto il nostro Paese in prima linea, s'inciampa nell'indifferenza. Solamente stentoree e vacue frasi pronunciate da chi di dovere e addirittura qualche mal di pancia da parte dell'intellettualoide di turno. La Guerra, da qualunque parte venga analizzata, è sempre una tragedia: non ci sono né vincitori né vinti. Pronunciarsi sulla vera utilità di perdersi in celebrazioni su quella Prima Guerra Mondiale è legittimo; ricordare almeno con rispetto chi è morto - suo malgrado - per un qualcosa, anche se non condivisibile, ritengo sia un dovere di tutti. Un dovere quasi familiare, consideriamo sempre che ognuno di noi ha qualche lontano affine o parente che sentì - in quegli anni - sibilare i proiettili o che, purtroppo, non tornò ai suoi affetti. Personalmente, credo che dovremmo farci un'esame di coscienza. Smettere di strumentalizzare il tutto. Siamo in un'epoca dove con un click potremo cambiare il futuro e abbastanza maturi storicamente per comprendere che ogni anniversario, dove si possano ricordare giovani o meno giovani defunti per un qualcosa che ha avuto ripercussioni nel presente, sia doveroso e debba essere fatto con solennità e rispetto. Chi ha un po' di tempo cerchi tra i ricordi del passato le lettere che in quel '15-'18 i loro nonni inviavano a casa. Chi non ha di questi cimeli può reperire qualcosa di similare in pubblicazioni, internet o altri repertori. Perdiamo un attimo del nostro “preziosissimo” tempo a leggere quelle frasi, quelle parole inviate alle famiglie da un fronte lontano. Ci accorgeremo - tra le altre cose - che erano scritte da persone come noi. Degne, come o forse più di noi, fortunatamente cresciuti in tempo di pace, di un pensiero meditato. Ora è iniziata la bella stagione. Ai genitori che - in una domenica qualunque - non volessero portare i loro figli all'outlet od in altri luoghi “ricreativi”, mi permetto di dare un piccolo consiglio. Accompagnate i vostri bambini a vedere un Monumento ai Caduti, moltissimi centri abitati italiani ne sono provvisti. Fermatevi un attimo a leggere i nomi. Servirà a formulare delle domande. Male non potrà fare. D'altronde, nonostante quello che dicono i più, le risposte non sono mai così scontate. Mi saprete dire, poi, se sbaglio.
Denise
Pier Tommaso Messeri ha avuto la sensibilit di comprendere una delle tante mancanze della societ di oggi: il rispetto per la memoria. La Grande Guerra ha avuto inizio cento anni fa ma come se fossero passati tre secoli! Purtroppo, come ha espresso lo stesso studioso, pochi sono coloro che stanno cercando di far riaffiorare alla memoria quei momenti drammatici. Molte, invece, sono ancora le lacune da colmare nella storia locale e tutto giace nei polverosi archivi che attendono di essere consultati prima che la polvere, gli animali e l'indifferenza dell'uomo li cancelli definitivamente. Tutto nelle mani della nuova generazione di studiosi che si sta formando: Messeri ha compreso tutto ci e vorrebbe farlo comprendere anche a coloro che ancora non lo hanno fatto. Anche per questo motivo merita la nostra stima.
Pier Tommaso
Tra le varie email che mi sono arrivate, in risposta a questa considerazione, mi permetto di porre alla vostra attenzione questo bellissimo pensiero del Prof. Roberto Mascagni di Firenze: "Le "riflessioni" che auspichi sulla Prima Guerra Mondiale "inciampano" davvero nello scalino dell'indifferenza. Vi contribuiscono due elementi: i trascorsi cento anni che ci separano da quell'enormemente tragico evento, e il meccanismo inconscio della "rimozione" di un ricordo doloroso. Riesci a immaginare il nostro piccolo " io " galleggiante come un isolotto sopra l'oceano dell' Inconscio? Come pu difendersi dalla forte emozione suscitata dall'aggetivo "grande" coniugato al sostantivo "guerra"? Ne consegue la "fuga" della coscienza da una realt insopportabile, perch densa di forti emozioni. Tuttavia il Tuo appello non rimarr del tutto inascoltato. Lo hai scritto "col cuore in mano" e una voce sincera suscita sempre un'eco. Se la scrittura
Pier Tommaso
e la parola ci aiuteranno a diventare un po' pi umanisti, allora saremo meno marciapiedisti. Saluti. > R. Quelli che sbandierano il tricolore davanti a 22 persone che rincorrono un pallone, mi fanno ricordare l'aforisma coniato da Oscar Wilde per definire la caccia alla volpe: l'infrequentabile al seguito dell'immangiabile."
Romano Langé
Complimenti Tommaso per le tue riflessioni storiche capaci di suscitare pensieri di natura pi generale ancora pi utili per tutti noi troppo spesso indaffarati in corse inutili
RENZO MARCHETTI
Ringrazio il MESSERI PIER TOMMASO
Aldo Giovannini
BRAVISSIMO PIER TOMMASO.