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'La guerra dei Roses'. Tutto esaurito al Giotto per il primo spettacolo 2019

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'La guerra dei Roses'. Tutto esaurito al Giotto per il primo spettacolo 2019 'La guerra dei Roses'. Tutto esaurito al Giotto per il primo spettacolo 2019 © n.c.
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La recensione di Massimiliano Miniati Straordinari Ambra Angiolini e Matteo Cremon in “La guerra dei Roses” - Un tutto esaurito record ha accolto lo spettacolo-evento del teatro Giotto di Borgo san Lorenzo che, come primo appuntamento del 2019 ha proposto Ambra Angiolini e Matteo Cremon in LA GUERRA DEI ROSES di Warren Adler nella traduzione di Antonia Brancati e Enrico Luttmann regia Filippo Dini. La storia già nota grazie all’omonimo film con Michael Douglas e Kathleen Turner rende perfettamente anche in teatro grazie a due protagonisti eccezionali. Ambra Angiolini che da “Non è la rai” si è trasformata in un’attrice da David di Donatello è inattaccabile nel ruolo della moglie, prima quasi succube del marito che poi si trasforma in una spietata rivale, in un crescendo di cattiveria che diverte il pubblico praticamente ipnotizzato dalla naturalezza con la quale gestisce e domina il palco. È simpatica nonostante la cattiveria del ruolo e naturalmente le tiene testa Matteo Cremon nel ruolo che fu di Michael Douglas. Lui si è fatto dal niente, ha messo su una casa bellissima piena di preziosi pezzi d’antiquariato, una casa che non è disposto a cedere alla moglie. Cremon (che avevamo visto nel film “Soldato semplice” di Paolo Cevoli – Amazon prime eur. 8,45) tiene testa alla Angiolini, forte di una simpatia naturale e di un aspetto esageratamente migliore di quello del protagonista del film. I coniugi Roses decidono di separarsi e, all’inizio sembrerebbero d’accordo per farlo in modo civile, poi invece sono i rispettivi avvocati ad aizzarli l’uno contra l’altra. Massimo Cagnina che abbiamo visto in “In memoria di me” di Saverio Costanzo in “Qualunquemente” di Giulio Manfredonia e “Un matrimonio” di Pupi Avati ed in tv in “Camera Caffè” e nella seconda stagione di “Crimini”è straordinario nel ruolo che nel film fu di Danny De Vito. È amico del marito, ma non gli farà sconti e definisce la moglie “Una supposta alla ’nduja” e subdolamente suggerisce cattiverie casalinghe. Sull’altro fronte Emanuela Guaiana (che ricordiamo in “Agata e la tempesta “di Silvio Soldini) nei panni dell’avvocato di lei, che, tra una partita di golf e una battuta di pesca suggerisce le strategie da adottare ad una moglie che a quel punto non ha certo bisogno di essere spinta da altri. Eccezionale la scena finale praticamente uguale a quella della pellicola, con Ambra attaccata a quel bellissimo lampadario di cristallo che metterà la parola “fine” a quella guerra combattuta tra le mura domestiche che aveva già divertito il pubblico cinematografico e che ha toccato momenti di grande umorismo (anche migliori del film) regalando al pubblico che aveva stipato il Giotto, uno spettacolo bellissimo con una scenografia eccezionale ed un cast veramente di primissima qualità. Gli applausi assordanti del pubblico a confermare il successo di questo spettacolo che dalla stagione scorsa riscuote successi ovunque, e secondo me, se li merita tutti.

 

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