L’amnesi storica e biografica sul grande poeta Filippo Pananti (Ronta di Mugello 19 marzo 1766 – Firenze 14 settembre 1837), ci è stata perpetuata nel corso dei secoli da numerosi scrittori, biografi, e non di meno da illustri ed illuminati poeti, che ricordano e scrivano la grandezza di questo autentico figlio di questa generosa terra, dove l’ingegno, la cultura, l’intelligenza, la lungimiranza, la loquacità, non gli fecero certamente difetto; tutt’altro.
Un grande del suo tempo ed un onore della mugellana vallata, dove vide la luce in un periodo fecondo e felice (fu il secolo dello scrittore e storico Giuseppe Maria Brocchi, del Botanico Giovanni Lapi, del filosofo Antonio Cocchi, dell’euridito abate Luigi Fiacchi, il Clasio, il poeta Tommaso Poggini e tanti altri), sulla scia dell’insegnamento di alcuni suoi illustri progenitori come lo zio dott. Angelo Gatti, primo inoculatore del vaccino del vaiolo, archiatra e medico personale di Re Ferdinando I° Borbone di Napoli, che gli tracciò la strada verso incredibili lidi di vita vissuta. Nel nostro percorso storico, che abbiamo servito con umiltà e semplicità, senza nessuna mira o velleità letteraria, abbiamo sovente volte letto - e scritto - la storia biografica di Filippo Pananti, non solo nei tanti libri che nel corso degli anni sono andati alle stampe nel ricordo del poeta (mi si dice dagli intenditori che il libro in nostro possesso: “- Avventure di Filippo Pananti sopra le Coste di Barberia- ” edito nel 1817, è rarissimo e preziosissimo), ma anche scritti inediti e non per ultimo anche alcune tesi fra cui quella stilata nell’anno accademico 1945/46 all’Università di Bologna, dall’allora giovane sacerdote don Rino Bresci, per tanti anni stimato ed amato parroco di Santa Maria a Pulicciano, l’antichissima chiesetta (vi soggiornò addirittura Dante!), ad un tiro di schioppo dalla atavica residenza di Villa Pananti al Poggio dè Greppi, dove appunto vide la luce il nostro Filippo da Luigi e Caterina Gatti suoi legittimi genitori unitisi in matrimonio nel Duomo di Firenze (1754), battezzato poi nella pieve romanica di San Giovanni Maggiore da prete Strigelli di Palazzuolo sul Senio. Il nome di questo illustre personaggio, a cui Borgo San Lorenzo dedicò una strada ad inizio ‘900, a parte qualche conferenza, qualche tavola rotonda ristretta, niente più, non è stato dato ampio spazio, poiché a torto è sempre stato ritenuto inferiore, per modo di dire, agli euriditi del suo tempo. E invece non è così, Pananti è stato un grande nel vero senso della parola (poemi, sonetti, epigrammi, poesie), da perderne il conto.
Per coprire questa manchevolezza, o meglio questo larvato senso della dimenticanza, Pier Tommaso Messeri, ha voluto nella sua tesi di dottorato scrivere, o meglio riscrivere, quella che è stata la vita e la storia del suo avo, (il fratello più giovane di Filippo Pananti, Luigi, nato nel 1764, è quinquisnonno di Messeri), presentando un elaborato (relatore il prof. Giovanni Cipriani e correlatore il Prof. Rolando Minuti dell’Università di Firenze, ottenendo il massimo della votazione con lode), di circa 400 pagine (!!), dove finalmente viene alla luce la personalità grandiosa, sbalorditiva e straordinaria di Filippo Pananti.
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Era un bel pomeriggio di un maggio soleggiato quando con l’amico carissimo e collega Paolo Marini, andammo gentilmente invitati a Villa Magnani a far visita al caro Tommaso nella sua atavica residenza di Ronta, (altra famiglia che ha fatto la storia fra ‘800 e ‘900 nel territorio – un Magnani è stato sindaco di Borgo San Lorenzo), affinché ci potesse erudire di questo suo copiosissimo lavoro, durato molto tempo. Le nostre domande si sono accavallate una dietro l’altra, ma le risposte di Pier Tommaso Messeri sono state altrettante esaurienti, precise, meticolose, preziose, un pozzo di storia ricercata e voluta con determinazione, affinchè la vera fisionomia del Pananti potessero tornare alla luce in quello che è stato nella sua lunga, rocambolesca e avventurosa vita, fra illustri personaggi come il Foscolo, Manzoni, Parini, Leopardi, Lorenzo da Ponte (librettista di Mozart), il Giusti . E tanto per gradire - ci era sfuggito ma ci ha pensato Paolo Marini a ricordarcelo -, diverse volte in convivio con Napoleone Bonaparte e consorte: mamma mia!! Il tutto non in senso aleatorio, ma cartaceo, con una documentazione, fra archivi comunali, governativi, statali, curiali, ed ovviamente famigliari, etc,etc, che pone Pananti fra i più “grandi illuministi”, che hanno tracciato un solco profondo del loro sapere. Mori il 14 settembre 1837 nell’abitazione in via delle Terme al numero civico 1134, di un suo carissimo amico Costantino Buoni di Vicchio di Mugello, proprietario della Villa Beatrice a La Madonna (la figlia Virginia sposò il grande scultore Lorenzo Bartolini a cui la città di Firenze, quattro mesi orsono gli dedicò all’Accademia in via Ricasoli una splendida mostra) e fu sepolto nel Pantheon degli uomini illustri nella Basilica di Santa Croce con l’epigrafe dettata da Giovan Battista Niccolini. Certo che queste poche righe non coprono minimamente il lavoro di Messeri (quante sorprese, quanti episodi, quante verità, quanti aneddoti.), ma si spera che le autorità amministrative locali possano andare incontro alle aspettative dell’autore affinché i mugellani in generale (borghigiani e rontesi in particolare), con conferenze, incontri, tavole rotonde ed altro, possano comprendere il reale valore, umano, sociale, civile, culturale e quant’altro di questo illuminato figlio di terra mugellana; la terra di Giotto e del Beato Angelico. (Aldo Giovannini)
Foto 1 : Pier Tommaso Messeri a colloquio con il nostro collaboratore Giovannini
Foto 2 : Il poeta Filippo Pananti (Ronta di Mugello 1766 – Firenze 1837)
Foto 3 : Villa Pananti al Poggio dè Greppi a Ronta di Mugello.