OK!Valdisieve

La storia e le vicende di Messer Guinizzingo, antico giudice di Barberino

  • 2
  • 555
La storia e le vicende di Messer Guinizzingo, antico giudice di Barberino La storia e le vicende di Messer Guinizzingo, antico giudice di Barberino
Font +:
Stampa Commenta

di Fabrizio Scheggi - Nel libro di Montaperti datato 1260 troviamo più volte la citazione di questo grandissimo giudice mugellano, nato molto probabilmente a Barberino di Mugello verso la fine del XII secolo (1195ca). Citato infatti nelle fonti antiche come DOMINUS GUINICZINGUS de Barberino, viene precisato nei documenti sia il mestiere (“IUDEX”) e, per quanto riguarda il riferimento ai natali mugellani, che aveva pure “patre et fratribus de Barberino”.

La famiglia dei Guinizzinghi aveva lontanissime origini feudali essendo discendenti dai Suavizi, antica genia originaria della zona di Quona che si spostò in Mugello verso la metà del XII secolo. Sappiamo anche che il padre di Guinizzingo, un certo Ottaviano di Guicciardino, aveva oltre al nostro eroe almeno altri due figli: Cavalcante (Cavalcantis domini Guinizzinghi de Ascianello) e Geremia (Geremie domini Guinizzinghi Ottaviani).

Imparentati con la nobile stirpe dei Cavalcanti, raggiunsero rapidamente un’insperata affermazione sia in zona che nella città fiorentina. Se difatti Guinizzingo nel 1214 riscattava la dote di una sorella per 350 lire e nel 1224 un grosso debito contratto a Firenze insieme a un certo Niccolò da Miralduolo (cfr. archivio Monastero di Luco), solo pochi anni dopo realizzò numerose acquisizioni di case e terreni intorno alle amate Barberino e Galliano fino ai territori dell’odierna Scarperia, castello che al tempo, va precisato, non era stata ancora edificato. In particolare, possedeva un grande palazzo fortificato “in pendiciis castri de Barberino” (cfr. liber extimationum).

Al culmine del potere, ottenute protezioni e appoggi politici in Firenze, i Guinizzinghi acquisirono parte del castello fortificato di Ascianello (sopra Sant’Agata), case e mulini dando origine a una vera e propria dinastia, i De Ascianello; inoltre, fortificarono non lontano un altro castrum ora scomparso nella zona di Gabbiano, il castello detto appunto di GUINIZZINGO dal nome dei proprietari. Nell’occasione acquistò insieme ai nipoti Bernardino e Albizo la metà del palazzo-fortezza principale del castello al prezzo di 50 lire (1223-cfr. Archivio di Luco). Di incrollabile fede guelfa, Guinizzingo di Ottaviano ebbe numerosi figli (tra cui Bindo e un certo Opizzino notaio) e nel tempo aumentò il potere in Firenze esercitando il mestiere di giudice per una facoltosa clientela nel “sesto” di Borgo SS. Apostoli.

Di lui il Comune si fidava ciecamente avendo dimostrato più volte con sentenze inappellabili la sua profonda devozione a Firenze. Memorabile resta la vertenza dell’aprile 1243 a favore del Podestà, il parmense Bernardino di Orlando dei Rossi e del console Bocza di Filippo di Sinibaldo. Il giudice stabilì le regole di guarentigia a favore dei pupilli di Giannigosso e Uberto di Pazzo Cavalcanti contro i religiosi della Badia di Firenze che fu “condannata a pagare nel termini di 10 giorni a messer Bernardo di Cavalcante” una somma davvero ingente. Ottimo mediatore, favorì la pacificazione tra il Comune e alcune famiglie feudali mugellane tra cui i potenti Ubaldini da Galliano.

Chiamato dal Podestà e dai capitani militari fiorentini entrò poi nel Consiglio di Guerra del 6 aprile 1260 a nome e per conto delle leghe mugellane. Il suo prestigio s’intuisce anche dal fatto che furono chiesti a lui aiuti militari e alimentari, nonché un consiglio sul trattamento dei malfidi (possibili traditori). L’idea di Guinizzingo, purtroppo accettata dal Comune, fu quella di arruolarli nell’esercito per impedire di essere “pugnalati alle spalle” durante la guerra con Siena. La decisione di Guinizzingo si rivelò avventata in quanto al culmine degli scontri a Montaperti proprio la presenza dei “malfidi” causò numerose defezioni tra le file fiorentine decretando in pratica la sconfitta guelfa. Dopo la presa del potere da parte dei ghibellini, tremende furono le ritorsioni e le distruzioni che toccarono le proprietà mugellane come quelle dei Guinizzinghi. Ne abbiamo un’idea più precisa dal “liber extimationum” del 1269 compilato quando tornarono al potere i guelfi e che segnalò i danni di guerra da rimborsare.

La famiglia di Guinizzingo aveva subito la distruzione di diverse “domus” in Barberino nonché il completo abbattimento dei castrum di Ascianello e Guinizzingo (castri, palatii et turris). Guinizzingo di Ottaviano ormai non c’era più a proteggere il suo Mugello; ormai anziano, probabilmente era morto negli anni dal 1261 al 1268 poiché nel “liber” prima citato i suoi figli, Cavalcanti Bindi e Teglari, vengono citati come “qm (quondam) dni Guinizzinghi de Ascianello”, dove quondam significa “del fu”. La famiglia dei Guinizzinghi con i suoi fidelis restò insoddisfatta del rimborso dei danni di guerra e lottò legalmente per decenni con Firenze finché, sfiniti e delusi dalla città che avevano così tanto amato, rifiutarono l’invito del Comune di andare ad abitare nella “Terra nuova” di Scarperia (provvisione del 18/7/1306). Si ritirarono invece per sempre nella loro Barberino per sparire di lì a breve letteralmente dalla circolazione.

FABRIZIO SCHEGGI, 15 settembre 2021

Lascia un commento
stai rispondendo a

Commenti 2
  • Paolo

    sarà per questo che otto secoli dopo nel Mugello abbiamo votato uno dei magistrati più conosciuti dell'epoca? scherzi a parte, bella ricostruzione storica che immagino molti (me compreso) non conoscevano

    rispondi a Paolo
    ven 17 settembre 2021 06:35
  • faabrizio scheggi

    Grazie Paolo, ho fatto del mio meglio, è una parte di storia davvero dimenticata

    rispondi a faabrizio scheggi
    mar 21 settembre 2021 07:39