A volte nella vita avvengono cose incredibili. So che non mi crederete mai, ma pensate che alcuni anni fa nel mese di ottobre ebbi occasione di parlare con Lorenzo de’Medici in persona. Capirete che è stato l’incontro più importante della mia pur modesta vita di scrittore; quando è successo mi son detto che non potevo certo mancare all’appuntamento con la Storia anzi, dovevo preparare domande intelligenti e adatte al suo tempo. Non volevo fare brutta figura davanti a Lui, al Magnifico in persona, simbolo del Rinascimento fiorentino.
Galleria fotografica
Fui informato segretamente che il “Principe” avrebbe fatto una rapida comparsa nella zona di Campiano per una mezz’oretta e poi la macchina del tempo lo avrebbe riportato via. Io non credo di certo a queste sciocchezze fantasiose, però un mio amico mi giurò che viaggiare nel tempo era un privilegio riservato ai Grandi della Storia perché in quel modo, diceva lui, “potevano vedere il futuro e trarne guida nelle loro azioni”.In verità, questo mio amico è spesso fuori di testa e in ottimi rapporti con il vino e, quando mi fece queste confidenze, sembrava piuttosto alticcio.
La curiosità, però, aveva prevalso e alla fine quel giorno andai davvero a Campiano. In fondo, che avevo da perdere; se non altro avrei fatto una passeggiata tranquilla e silenziosa nei boschi in un luogo incantevole là dove tutto ebbe inizio. Lasciata la macchina lungo la strada, salii per una viottola ciottolosa fino alla chiesa di quelpanoramico e romantico “borgo perduto” o almeno quel che restava dell’edificio, sorretto da rugginose impalcature. Seduto sopra un sasso e riscaldato dal tiepido sole autunnale, ammiravo la piana intorno davanti alla villa di Cafaggiolo e stavo per addormentarmi quando d’improvviso vidiapparire una sagoma scura lungo la viottola. Un buffo vestito medievale, lungo nasone e larga mascella, l’aria autorevole che metteva soggezione; non c’erano dubbi, era proprio lui, Lorenzo de’Medici in persona.
“Magnifico signore buongiorno, sono messer Fabrizio, veramente onorato di conoscere vostraSignoria.”. Ero molto emozionato, ma lui mi gettò uno sguardo infastidito che mi stese.
“Che ci fai tu o villico con indosso codeste stranissime vesti nei miei poderi? Nessuno sa che venivoin questo tragico futuro e poco tempo in fede mi è stato concesso”.
“Non sia adirato con me mio Signore, sono solo un piccolo cantastorie contemporaneo, volevochiedere alla vostra illustre Magnificenza breve udienza per amor di verità, per amore della Storia!” Non replicò e si sedette sfinito con le braccia sulle ginocchia; sembrava molto stanco ed io, anche se con voce tremante, approfittai subito di quel silenzio.
“Si dice che vostra Signoria sia nel profondo legato al Mugello? Per quale ragione?”
Mi rispose svogliatamente guardando nel vuoto: “Che domanda stolta, saprai certo messercantastorie che questa è terra dei miei avi che ebbero origine proprio qui a Campiano, la terra dove anch’io trovo rifugio durante le epidemie e posso dimenticare gli impegni di governo. Al mio tempo in questo luogo sono solo un uomo che vive per la famiglia! Passo tante ore nel maniero di Cafagiuolo con la mia adorata consorte, mona Clarice, disteso sul grande tappeto del salone davanti al caminetto a trastullarmi con i figli, cos’altro posso desiderare dalla vita?”. Dal Magnifico non potevo che avere una “magnifica” risposta e allora incalzai.
“Se è lecito, in che altri modi vostra Signoria si diverte nei suoi possedimenti mugellani”.
“Ah nel mio tempo il tempo qui passa veloce. Vado ai mercatali, prego con i religiosi a Bosco ai Frati, compongo poesie con gli amici e parlo dei raccolti con i miei contadini. Laggiù, prima della svolta di Fortuna dopo il porto delle barche c’è il luogo segreto ove pesco anguille, nella ragnaia del borro di Bucciana sguazzano magnifiche trote; a volte monto a cavallo e con il mio amico Buontempo vada a caccia di starne con i falconi!”.
“Buontempo? E chi sarebbe costui, forse un nobile del suo seguito?”. Finalmente Lorenzo rise di cuore. “Ma che dici stolto uomo del futuro, Buontempo è un cane, il mio bracco preferito, compagno di giovinezza che mi donò l’adorato padre Cosimo; da lui non potrei mai separarmi!” Ora Lorenzo de’Medici sembrava rilassato e, mentre passeggiavo al suo fianco, vidi spuntare un piccolo sorriso.
“C’erano anche cose qui nel Mugello che disturbavano al tempo reale di Vostra Signoria?”
“Ma no caro messere dagli strani e scomodi vestiti, solo grande consolazione, a parte dei compagni di vita un po’ invadenti; il precettore Agnolo Poliziano che litiga di continuo con la mia consorte e i fratelli Pulci dalla Cavallina, sempre tra i piedi…”. D’improvviso il suo volto tornò triste e chiesi il perché.
“Messere, sono mie piccole cose; nel mentre lo sguardo è volato laggiù a Cafagiuolo e grandetristezza m’ha pervaso. Quanti campi fertili giacciono incolti, che dolore il grande mulino sulla Sieve soffocato dalla vegetazione, è sparito il ponte, il porto e le ragnaie così come l’adoratacappella di San Jacopo.. che desolazione!”. Non aveva torto.
“Che Vostra Signoria non si rattristi” risposi “so che la nuova proprietà ha progetti che porteranno nuovo splendore e forse questi ricordi storici non andranno dispersi.”. Provai anche a risollevare il morale del Magnifico con un argomento più frivolo: “Piuttosto, si racconta che Vostra Signoria sia molto sensibile alla bellezza femminile!”.
“Ah! Codesta è cosa vera, appena stamani mi sono avvicinato a una giovane contadina locale, in fede molto leggiadra e le ho fatto un audace complimento, ma purtroppo quella è fuggita spaventata! Eh, quant’è bella giovinezza!”. Mi scappò senza riflettere di rispondere “Sì, ma che si fugge tuttavia... chi vuol esser lieto oggi non deve pensare troppo al domani!” Subito dopo mi morsi la lingua, ma Lorenzo ormai mi guardava incuriosito e si allontanò pensieroso. Feci per trattenerlo afferrandolo per il mantello, ma nello stesso istante svanì nel nulla e io mi ritrovai stordito sul sasso su cui mi ero seduto poco prima.
Sogno o realtà? Non saprei, però sapevo che era appena avvenuto un inaspettato “scambio culturale”. Lorenzo con quell’incredibile intervista mi aveva dato tante notizie che sarebbero servite a scrivere il mio nuovo libro “I segreti del Mugello mediceo” e mi diverte l’utopico pensiero che anch’io avevo dato in cambio al Magnifico l’idea “giusta” per scrivere un immortale sonettopoco prima che ritornasse nel “suo” tempo!
“Chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza”
D’accordo mi avete scoperto e allora questo punto confesso per prendermi …lo sconto di pena; tutto questo è solo frutto della mia fantasia, ma se invece fosse vero non sarebbe davvero “ganzo”?