14 MAR 2025
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Le interviste di OK!Mugello. Scarpelli, Firenzuola e la fusione dei comuni

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Le interviste di OK!Mugello. Scarpelli, Firenzuola e la fusione dei comuni Le interviste di OK!Mugello. Scarpelli, Firenzuola e la fusione dei comuni © n.c.
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La prospettiva dell’accorpamento dei piccoli comuni del Mugello ad altri più grandi così da creare organismi centralizzati; interventi concreti per assicurare finalmente ai cittadini una linea ADSL funzionante; le potenzialità del territorio tra turismo, opportunità e sviluppo: di tutto questo abbiamo parlato con Claudio Scarpelli, attuale sindaco di Firenzuola.   A che punto è la discussione sulla fusione dei comuni? Quali sono, attualmente, le opzioni più probabili? Alto Mugello, Barberino, Palazzuolo? «La discussione è aperta. La scorsa settimana c’è stata una riunione organizzata da tutte le liste civiche del Mugello. Nell’arco dell’anno in corso dovremmo trovare una scelta definitiva. E’ una questione importante, che avrà le sue conseguenze, e quindi va ponderata; ma penso non si possa andare oltre il 2016. L’opzione della fusione con l’Alto Mugello mi sembra, nel caso, quella più fattibile. Anche se la difficoltà sarebbe legata al tempo di percorrenza da una parte all’altra: e non va sottovalutata la cosa». Presumo non sia d’accordo con una fusione unica dei comuni? Un unico ente centralizzato. «Prendendo in considerazione i dati e le statistiche dell’IRPET (Istituto regionale programmazione economica Toscana) ritengo che si rischi di dar vita a un ente troppo grande, troppo esteso. Certo, siamo aperti alle idee e non escludiamo niente. Chiaro che il momento, se dev’essere, è quello propizio: anche e soprattutto per sfruttare i benefici economici offerti dallo Stato. Sono anni di crisi, sì: però è bene valutare la situazione con criterio. Sarebbe un cambiamento significativo». Lei personalmente concepisce l’eventualità di una fusione come un’opportunità da sfruttare oppure un’imposizione, se così vogliamo chiamarla, a cui adattarsi nel migliore dei modi? «Bisogna fare i conti con le decisioni prese dall’alto, dal Governo. E’ evidente: partendo dalla politica del Ministro Tremonti, fino a Monti, Letta e infine Renzi i piccoli comuni non hanno beneficiato di particolari privilegi. Anzi, sarebbe meglio dire: non sono stati proprio presi in considerazione. Nel 2011 Firenzuola riceveva dallo Stato 1.200.000 euro, nel 2015 circa 400.000 euro. Con questi numeri si rende necessario un cambiamento. L’accentramento di prerogative (alcune delle quali ora sono passate alla Regione) è il contrario di quanto si prometteva, cioè di ridar forza alle amministrazioni locali, che sono un punto di riferimento imprescindibile per i cittadini. Le fusioni non sono assolutamente la scelta giusta. Io la vedo in modo molto diverso: ma la strada intrapresa sembra quella, non c’è nessun dietrofront. Quindi bisognerà adattarsi». Si tratta di scegliere il male minore allora? «Di fare buon viso a cattivo gioco, certo. Cosa bisognerebbe fare? L’anno scorso sono stati tolti dalla Regione altri 25 mila di finanziamento per i piccoli comuni, erogati fino al 2014. Il rischio dell’accorpamento però esiste. A fronte di vantaggi collettivi e temporanei, si andrebbe verso una marginalizzazione pericolosa. In particolar modo per quei piccoli paesi già geograficamente isolati rispetto ad altri centri: come Firenzuola, per esempio. E questo sia con una fusione con Marradi o Palazzuolo. Voglio dire, con tutto il rispetto: qua non si tratta di Scarperia e San Piero, che erano divisi da poche decine di metri; oppure Borgo e Scarperia. Da noi c’è un crinale appenninico a far da confine netto. E’ diverso. Bisognerebbe piuttosto tornare a garantire l’autonomia dei centri. Che vuol dire maggiore qualità dei servizi a disposizione per gli abitanti. Ma dobbiamo allinearci alla linea della politica centrale: non c’è altra soluzione». Cambiamo argomento. Su Firenzuola quando sarà garantita una linea ADSL efficiente e per tutti? C’è stata anche una polemica sollevata dall’opposizione in merito alla mappatura della zona. «Chi ha fatto la polemica non ha capito cosa è stato detto o qual era il progetto. Si poteva evitare. C’è stato un grosso investimento con la Regione per portare la fibra e l’ADSL (a volte si fa confusione tra le due: un cavo in fibra rende possibile la fruizione della rete). Si parla di mappatura? Bene, la questione è questa: nella stragrande maggioranza delle nostre località sarà portata la fibra. Ma non in ogni singola casa ovviamente, perché il segnale può arrivare anche tramite il doppino telefonico. C’è però l'eventualità che quelle più distanti dalla centrale non riescano ad usufruire della rete: i mega disponibili infatti calano proporzionalmente alla lontananza dalla fonte. Soluzioni? Ce ne sono diverse sul tavolo. Per esempio un sistema Wi-fi. E’ importante capire però che le eccezioni si scoprono solo una volta messa in funzione la rete. E tra poche settimane saranno attivate tutte le centraline; ci siamo presi l’impegno, insieme a Unione dei Comuni, Telecom e la Regione, di rivelare i singoli casi con un servizio insufficiente e risolvere il prima possibile. Penseremo naturalmente anche chi si trova in aree molto distanti, con le dovute verifiche. Preciso: da noi, rispetto ad altre zone del Mugello, non è stato riscontrato nessun particolare problema . Concludiamo col turismo. Il 18 marzo se ne è parlato con la Regione all’Autodromo. C’è un andamento stabile ma senz’altro lontano dalle reali possibilità offerte. Si è parlato di «dismettere un certo provincialismo e crederci veramente» e anche di «lanciare definitivamente un brand Mugello forte e riconoscibile». Un suo parere: come si crea l’offerta giusta per attrarre gente? «Il punto è la vicinanza di Firenze. E’ un'arma a doppio taglio. Se da un lato è un vantaggio, dall’altro no. Il brand Mugello è senza dubbio riconosciuto e di qualità. Ma la città purtroppo quasi monopolizza il turismo di oggi: che è un turismo “mordi e fuggi”, veloce, che magari dura 1-2 giorni. Chi sacrificherebbe un giro tra i musei o le vie fiorentine? Anche se nel Mugello ci sono meraviglie. Però siamo realistici: neanche la stessa Firenze beneficia completamente del flusso di persone da cui ogni giorno è invasa. Dal nostro punto di vista è necessario uno sforzo collettivo e di una certa portata. Un esempio: ci vuole una Reggia per far muovere da Parigi un visitatore verso Versailles. Quindi il discorso è complesso. Negli ultimi 10 anni i dati informano di un incremento, sì, ma credo che allo stato attuale delle cose, a mio avviso, si possa puntare a mantenere questi livelli. E' una prospettiva che impongono i tempi in cui viviamo. Si fanno viaggi, anche molto lunghi e da diverse zone del mondo, in cui si vuole vedere il più possibile ma nel minor tempo possibile. Piuttosto, bisognerebbe recuperare il turismo locale». Come? Firenzuola può giocare un suo ruolo? «Io sono convinto che l’80% dei fiorentini non è mai stato a Firenzuola. Da noi, se scendiamo nello specifico, c’è stato un buonissimo trend grazie al lavoro di diversi operatori turistici qualificati, che operano anche nel campo della cultura. Ma il discorso è generale. Si deve valorizzare il territorio anche per attrarre il turista in cerca di un pomeriggio nel verde, o una serata nei locali. Troppe zone non vengono sfruttare perché la gente nemmeno le conosce  o non ne è informata. E’ stato molto positiva l'organizzazione di un convegno in cui si è discusso sull'argomento, cominciando a parlare in termini di numeri e tendenze. Ora bisogna riportare alta l’offerta dei piccoli luoghi. E poi serve che le amministrazioni accolgano le istanze dei cittadini in merito: ma istanze pratiche, s’intende. Cosa serve all’imprenditore, quali sono i problemi quotidiani da risolvere, e così via. Non restiamo alle parole, andiamo verso proposte concrete. Ripeto, non è facile.  Ma dobbiamo far conoscere il Mugello. Una terra sinonimo di qualità».  

 

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