Tutto nacque da un tentativo di stupro di una giovane del luogo da parte di un gruppo di soldati tedeschi. Mentre la donna cercava di difendersi partì un colpo di pistola che ferì uno degli aggressori.
Una volta tornati al comando i soldati tedeschi, per evitare la corte marziale prevista dal codice di guerra per chi si macchiava del reato di stupro, mentirono al loro comandante asserendo che il commilitone era stato ferito da un italiano in via Reginaldo Giuliani.
Il capitano Kuhne, comandante della zona, dette ordine di fucilare per rappresaglia dodici italiani che vennero prelevati nello scantinato del Farmaceutico Militare dove era stato approntato un rifugio antiaereo.
Oggi una lapide di marmo, sulla facciata dell'Istituto, ricorda l'eccidio e riporta in in ricordo i loro nomi:
Vittorio Nardi, 16 anni
Giuseppe Mazzola 22 anni
Silvano Fiorini, 23 anni
Attilio Uvale, 23 anni
Aldo Bartoli, 31 anni
Michele Lepri, 33 anni
Giorgio Biondo, 36 anni
Alfredo (Francesco) Granili, 44 anni
Mario Lippi, 44 anni
Ugo Bracciotti, 44 anni
Tullio Tiezzi, 47 anni
Francesco Iacomelli, 57 anni