“Il procuratore della Repubblica, Filippo Spiezia, interpretando in maniera assolutamente personale la normativa, ha creato una situazione nella quale ai giornalisti non viene data più alcuna informazione e, nei rari casi nei quali venga diffusa una notizia, ciò avviene a giorni di distanza dai fatti, con comunicati scarni, privi di elementi che consentano ai giornalisti di informare l’opinione pubblica su episodi anche molto gravi”.
È il pesante attacco rivolto in una nota dall'Associazione stampa Toscana e il consiglio dell'Ordine dei giornalisti toscani al procuratore, spiegando che ormai sarebbe necessario parlare di un 'Caso Firenze'.
“È stato introdotto una sorta di bavaglio preventivo – attaccano i giornalisti - le forze dell’ordine, polizia di stato, carabinieri, guardia di finanza, sono state diffidate anche dalla diffusione delle semplici notizie di reati che accadono in strada, con la minaccia di avviare procedimenti penali contro chi violasse questa imposizione”.
Nella nota, si fa l'esempio di una situazione recente.
“Negli ultimi giorni vi sono state situazioni paradossali che riassumiamo a titolo di esempio – chiariscono - nel giro di tre notti, a partire da quella tra il 10 e l’11 ottobre, a Firenze si sarebbero verificati una violenza sessuale in strada nel centro storico, vittima una studentessa statunitense di 18 anni; un accoltellamento nel quartiere Campo di Marte, vittima un cittadino peruviano finito in prognosi riservata; un’aggressione ad altri due peruviani in via Pratese e due rapine in strada ai danni di una ventiduenne e di un ragazzo di un anno più giovane, sempre in centro storico.
Di fronte a ciò, le uniche notizie diffuse dalle forze dell’ordine su autorizzazione del procuratore riguardano due notizie vecchie di una settimana: un arresto per un furto in casa e un altro arresto per spaccio. Ciò per precisa indicazione del procuratore che pretende vi sia il suo visto anche su semplici notizie di cronaca anche prima che sia stato aperto un fascicolo. Insomma, senza il suo 'timbro' formalmente nulla accade in città. Una prassi che non ha nulla a che vedere con quanto prevede la Legge Cartabia, nè con le norme sulla presunzione di innocenza”.
I giornalisti concludono lanciano un appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “L’atteggiamento di totale chiusura imposto dal vertice della procura – puntualizzano - impedisce la funzione che la libera stampa svolge nell’ambito del dettato costituzionale e che è alla base del Media Freedom Act approvato dagli organismi europei e recentemente sottolineato con forza proprio dal presidente della Repubblica,Sergio Mattarella, a cui facciamo appello, anche nel suo ruolo di presidente del Csm”.