
Dopo la fortunata edizione dello scorso anno, il Giotto Jazz Festival, conferma la formula dei quattro giorni consecutivi: non più quindi “solo” una rassegna di concerti, ma una serie di iniziative che faranno di Vicchio per quattro giorni la capitale del jazz toscano. I concerti saranno il filo conduttore: ma tante anche le iniziative legate alla musica e alla enogastronomia. Workshop, incontri, apertivi musicali, mostra fotografica, laboratori per bambini e, evento straordinario, un mercatino dal sapore vintage per l’intera giornata di domenica 20. La formazione del pubblico ed una attenzione particolare alla ospitalità caratterizzano il festival di questo piccolo comune fiorentino che si ispira ai maggiori jazz festival italiani. Conoscere le realtà locali attraverso la musica, individuare luoghi storici, scorci della campagna toscana: la musica ispira i viaggi e le conoscenze! Ed infatti quest’anno ci sarà la possibilità di visitare gratuitamente, per tutto il mese di marzo, i due musei del paese (Casa di Giotto e Museo Beato Angelico) mostrando il biglietto di ingresso ad uno dei concerti del festival! Ad inaugurare il festival saranno Petra Magoni e Ferruccio Spinetti (in collaborazione con FTS Musica): più di 1000 concerti, sei dischi in studio, due dischi live e un dvd. Questo il loro miglior biglietto da visita. James Taylor Quartet sarà il protagonista della seconda giornata del festival. Per un quarto di secolo il JTQ ha creato lo standard del suono funk acid jazz. Con la loro prolifica carriera dal vivo e con le decine di potenti album in studio sono divenuti tra i massimi esponenti della creatività britannica e tra le live band più note al mondo. Sabato sarà la volta di Mark Guiliana, descritto dal New York Times come “un batterista attorno al quale si è formato un vero e proprio culto di ammirazione”. Guiliana ha trascorso gli ultimi dieci anni in tour nei sei continenti ed ha avuto la fortuna di suonare nell’ultimo brano Lazarus del mito David Bowie L’ultimo giorno è affidato al Timo Lassy quartet, dal freddo del nord della Finlandia. La base del loro suono affonda le radici nell’hard bop degli anni cinquanta e sessanta, nel soul jazz e nella tradizione del latin jazz, ma la magistrale esecuzione e la progressiva visionarietà di tutti i musicisti trascina fermamente la musica nel ventunesimo secolo.