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Maldifiume. Un invito al viaggio sulle rive dell'Arno. Recensione

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Maldifiume. Un invito al viaggio sulle rive dell'Arno. Recensione Maldifiume. Un invito al viaggio sulle rive dell'Arno. Recensione © n.c.
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Simona Baldanzi, giovane e nota scrittrice barberinese, torna in libreria con un nuovo libro tra il reportage e il diario di viaggio: Maldifiume - Acqua, passi e gente d’Arno. Pubblicato lo scorso novembre da Ediciclo Editore, prima uscita della nuova collana La biblioteca del viandante - Libri per sognatori diurni, è il racconto di un lento e curioso viaggio alla riscoperta del fiume più importante della nostra Toscana. Il fiume, si sa, è una presenza costante in letteratura, basti pensare al Siddartha di Hesse, alle poesie I fiumi di Ungaretti e La nave a Rovezzano del citato Montale o, addirittura, allo Stige raccontato da Dante nella sua Commedia, solo per citare i primi che vengono alla mente. E non è un caso: il fiume, del resto, è un elemento fondamentale per lo sviluppo dell’uomo e dell’intera umanità. Tutte le città, infatti, sono nate per lo più sulle rive di un fiume e l’origine stessa della nostra civiltà viene ricondotta alla cosiddetta Mezzaluna Fertile tra i fiumi Tigri ed Eufrate; buona parte delle attività lavorative dell’uomo, dall’agricoltura all’industria, si sono sviluppate proprio grazie alla presenza di un fiume. Senz’acqua, senza un fiume, non c’è civiltà. Ecco perché il fiume è simbolo di vita. “Cosa è per me il fiume? Cosa è l’Arno? Cosa è diventato? Come è cambiato?” A partire da queste domande, prende vita l’idea di Simona di un viaggio alla riscoperta dell’Arno e della sua gente, un viaggio lento che prosegue le orme di un altro cammino a piedi della stessa autrice attraverso le nostre terre, raccontato ne Il Mugello è una trapunta di terra - A piedi da Barbiana a Monte Sole, Editori Laterza. In questo nuovo libro, Maldifiume, la Baldanzi prende per mano il lettore e in nove giorni di cammino, cioè il tempo che impiega un tronco per raggiungere il mare partendo dalla sorgente, lo accompagna lungo la discesa dell’Arno da “capo” a “bocca”, cioè dalla sorgente fino alla sua foce, sfruttando tutti i mezzi che permettono di viaggiare lentamente e di guardare al fiume da differenti punti di vista: a piedi, per non perdere il contatto con la terra, in bicicletta, per godersi il vento tra i capelli e dare aria ai pensieri, in barca, per conoscere il fiume da dentro la sua essenza. Da Capodarno al Passo della Calla fino a Boccadarno a Pisa, il racconto di Simona scorre al ritmo talvolta lento talvolta sincopato dell’acqua che avanza, descrive paesaggi che cambiano di volta in volta ad ogni ansa, dagli abeti delle foreste casentinesi alle pianure fiorentine fino alle lunghe spiagge della costa tirrenica. Incontra miriadi di persone le cui vite, in un modo o nell’altro, s’intrecciano inesorabilmente allo scorrere del fiume, racconta storie passate, presenti e future di vecchi mulini, antiche gualchiere, renai e traghettatori, cantieri navali e, ancora, nuovi allevatori ittici, albergatori, canottieri e nuovi studentati internazionali dove non è poi così difficile sorridere al futuro. “L'Arno qua ti fa spazio, sei utero chiuso e protetto. Rimettere i piedi a terra mi fa sbandare un po'. Sento dei piccoli brividi alle gambe. Guardo l'Arno, lo accuso e lo ringrazio. Perché non esiste il mal di fiume, come il male di mare, come il mal d'auto? Perché sento che tutto dentro me si è depositato, come un letto di fiume, e allo stesso tempo tutto prosegue?” Con una prosa asciutta, descrizioni fedeli, momenti poetici e qualche incursione intimistica, il nuovo libro di Simona Baldanzi è un omaggio al fiume e alle sue genti, un viaggio dentro la sua storia e lungo i suoi duecentoquaranta chilometri d’acqua, è un invito alla riflessione riguardo al suo presente e al nostro futuro. Una lettura che mette voglia di uscire di casa e di andare a fare due passi sulle sue sponde. Per conoscerlo, per contemplarlo, per tornare a viverlo.

 

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