
Dopo la grande paura di Firenze, con l’Arno minaccioso al punto da ricordare a chi ha i capelli bianchi la situazione del 4 novembre 1966 e il manifesto entusiasmo con cui alcuni nostri amministratori si sono fatti fotografare e riprendere in video sui ponti nel momento del passaggio della piena e davanti alle infrastrutture idrauliche realizzate in 60 anni di rischio alcune riflessioni e necessario farle, anche dopo le tante domande dei cittadini giunte in redazione.
Da direttore di una testata giornalistica liquido in un poche righe la vicenda news, fake news e informazioni sbagliate che nei prossimi giorni meriteranno un osservazione più approfondita. Dico solo che è deprimente che la Protezione Civile ripeta le cose da fare e soprattutto da non fare in caso di rischio alluvione dopo avere assistito (a Firenze) a scene in cui improvvisati reporter in cerca del migliore selfie scavalcano le paratie chiuse dei lungarni per avventurarsi nel fango per riprese a pelo di fiume. Cosa dire poi degli ignari turisti asiatici che mentre si comunicava ai fiorentini di stare in casa e muoversi solo se strettamente necessario a causa dell’allerta rossa venivano scaricati dai bus turistici sul lungarno della Zecca e da lì invitati ad avviarsi verso il centro percorrendo con entusiasmo il lungarno scattando foto ricordo del fiume in piena appena oltre la spalletta.
Del resto se la stessa Sara Funaro con pettorina di protezione civile e l’orgogliosa scritta “sindaca” sul petto ha ritenuto ben fatto comunicare ai fiorentini che la piena stava passando e tutto andava bene proprio dal centro di un ponte mentre la stessa scorreva sotto i suoi piedi qualcosa manca davvero nella corretta comunicazione delle emergenze specie dopo che, la stessa Funaro, pochi minuti prima aveva fatto sapere che i cittadini per essere informati dovevano seguire solo i canali ufficiali ovvero i suoi social e quelli della protezione civile comunale perché in giro c’erano troppo fake news (fantomatiche evacuazioni dell’Oltrarno comprese) confermando che il mondo in epoca di social è sì pieno di reporter improvvisati la cui pericolosità si scopre solo nelle emergenze, ma anche di professionisti dell’informazione che in quegli istanti scrivevano su giornali on line, quindi fonti attendibili, che nel momento dell’emergenza hanno anche svolto spesso la funzione di unico canale d’informazione disponibile in territori di piccoli comuni e poca conoscenza delle procedure corrette in emergenza che hanno faticato a mettersi in moto.
Torniamo alle gioiose entusiastiche affermazioni del giorno dopo che confermano che Firenze e Pisa sono salve e ne siamo felici.
“Grazie alle opere idrauliche realizzate dalla Regione Toscana come lo scolmatore di Pontedera, le casse di espansione e il sistema di sicurezza idraulica che hanno fatto la differenza. Davanti a eventi sempre più violenti serve visione e coraggio. Per questo proporremo un piano di adattamento ai cambiamenti climatici, così da rendere la Toscana ancora più pronta di fronte a fenomeni sempre più estremi.”
"Quando tutto è passato rimane la campagna elettorale di Eugenio Giani?" bofonchiano arrabbiati alcuni cittadini intenti a levare fango dalle case e dai garage. "Lo scolmatore ha funzionato? Per questo era stato progettato e realizzato con i soldi nostri e quindi che abbaia funzionato non dev’essere sorprendente."
Sorprendente è casomai, aggiungiamo alle osservazioni dei lettori, che molte delle infrastrutture che la “commissione interministeriale De Marchi” prevedeva dopo l’alluvione del 1966 per fronteggiare il rischio idraulico lungo il bacino dell’Arno non siano ancora state realizzate. Già nel 1974 si prevedeva il recupero di una certa capacità di invaso con la realizzazione di 23 serbatoi sull’asta principale e sugli affluenti, di cui 17 a monte di Firenze. Idee riprese poi nel piano di bacino “riduzione del rischio idraulico” approvato nel 1999 che prevedeva una serie di casse d’espansione per una superficie di oltre 20.000 ettari. Mi soffermo poi sul susseguirsi di commissioni e altri carrozzoni burocratici, comprese leggi e imposizioni europee e cambi di competenze per arrivare all’oggi.
Solo nel 2012 la Regione Toscana ha ripreso in mano i lavori per mettere in sicurezza l’Arno. 46 anni dopo l’alluvione e 38 anni dopo il primo piano di recupero per fronteggiare le piene dell’Arno.
I lavori, quindi in carico e di competenza della Regione sono stati avviati a lotti. L’opera più rilevante è il sistema di laminazione di Figline che dovrebbe servire da autentico scudo per Firenze. C'è poi l’innalzamento della diga di Levane e un sistema di casse d’espansione lungo la Sieve.
L’infrastruttura più importante, quella del Valdarno che comprende le casse di espansione di Leccio, Prulli, Pizziconi e Restone che si trovano nei comuni di Figline e Incisa Valdarno, Reggello e Rignano sull’Arno prevista appunto a lotti prevedeva l'ultimazione entro il luglio del 2021 per le casse di Pizziconi, entro il 2022 per le casse di Prulli e Leccio e entro il 2023 per le casse di Restone come si legge sul sito stesso della Regione Toscana.
Pochi giorni fa, ovvero il 5 marzo 2025 il presidente della Regione Eugenio Giani ha effettuato un sopralluogo a Restone definendola: “un’opera fondamentale per la mitigazione del rischio idraulico di Firenze e della sua area circostante, capace di contenere fino a 5,5 milioni di metri cubi di acqua” dimenticando però il grave ritardo almeno decennale dei lavori e di quanto siano, almeno quadruplicati i costi. Non solo, durante la posa della prima pietra alla nuova cassa di espansione il presidente ha dato anche la notizia tanto attesa del finanziamento dei lavori d'innalzamento della diga di Levane previsti dal 2012.
Del sistema di casse di espansione e “infrastrutture verdi” lungo il corso mediano e finale della Sieve e che interessa i comuni di Borgo San Lorenzo, Vicchio e Rufina che dovevano mitigare eventuali piene della Sieve resta il progetto attuatore della Regione Toscana e la progettazione preliminare in accordo col Ministero dell’ambiente.
Ma questi gravi ritardi nei lavori possono rendere anche parzialmente inefficaci le opere stesse dato che come viene sottolineato fino alla nausea gli eventi atmosferici sono diventati più estremi?
Corriamo il rischio, ci chiedono altri, è di ritrovarsi con infrastrutture del tutto insufficienti per la portata dell’acqua che dovrebbero gestire?
Il mantra dei cambiamenti climatici peraltro, come già successo nel 2023 a Campi Bisenzio continua inoltre a nascondere la realtà di territori violentati da cementificazioni e impermeabilizzazioni selvagge e privi della manutenzione di fiumi e fiumiciattoli. Esempio eclatante è il disastro causato dal Rimaggio a Sesto Fiorentino dov’era chiaro a tutti, senza essere ingegneri che la sezione idraulica sotto il ponte di piazza del Mercato era insufficiente per portate di acqua eccezionali e che lo stesso letto del torrente era da tempo ostruito da legname e altri detriti.
Che dire poi dei danni che ha causato il minuscolo e quasi sconosciuto rio Rimezzano a Ponte a Ema che in pochi secondi ha devastato garage, cantine e abitazioni?
Oppure del Fosso Macinante che dopo aver attraversato gonfio parte di Firenze e aver minacciato da vicino il centro storico di San Donnino dove nei pressi del ponte si è formato un pericoloso blocco di legname e detriti ha costretto all’evacuazione i residenti di via dei Bassi e via delle Molina nella stessa frazione.
La devastazione del Mugello e della Valdisieve è stato forse causato perché lo strategico invaso di Bilancino non è bastato a contenere la Sieve?
Fin dal venerdì la diga non è bastata e la Sieve ha drammaticamente tracimato invadendo case e attività a Sagginale poi più a valle a Ponte a Vicchio. Tracimati di conseguenza anche gli affluenti con il Carza che ha rotto gli argini a Campomigliaio, mentre a Borgo ha causato ingenti danni il crollo di un pezzo di argine del torrente Cale. A Dicomano la Sieve è esondata a Sandetole e Contea dove l’acqua ha raggiunto anche i primi piani così come a Rufina dov’è stata evacuata Montebonello mentre il fiume ha invaso le strade anche a Pelago. Domande e interrogativi che arrivano dai cittadini con le pale in mano, gli stivali nel fango e i volti rugati dalla sofferenza e dalla rabbia.
E’ necessario dunque che il Presidente Eugenio Giani più che gioire e farsi riprendere in video per il funzionamento delle opere idrauliche che hanno salvato Firenze e Pisa rifletta su cosa non ha funzionato.
Se Bilancino allaga il Mugello e la Valdisieve per salvare Firenze è forse la conferma che quell’opera è già strutturalmente superata
- Perché le opere di laminazione del Valdarno sono così in grande ritardo e hanno visto aumentare così a dismisura i loro costi anche se le volumetrie sono quelle dei progetti originari?
- Perché si continua a cementificare la piana fiorentina?
- Perché non viene fatta la manutenzione ordinaria dei fiumi e dei piccoli torrenti?
- Perché i tombini vengono puliti solo a disastro avvenuto dato che i volontari della protezione civile che sono intervenuti in emergenza hanno raccontato di aver trovato dentro di tutto compresi sacchetti della spazzatura?
Da toscani non si può essere felici perché Firenze e Pisa sono salve se il Mugello, la Valdisieve e la Piana Fiorentina sono con il culo a molle e piangono milioni di danni. Da toscani dobbiamo riflettere e interrogarci su tutto quello che non ha funzionato e che doveva funzionare.
RicordoTuttoPerFiloePerSegno
La Segretaria dell'autorità di bacino, Gaia Checcucci, su La Nazione di Oggi dichiara che lo scopo dell'invaso di Bilancino NON E' MAI STATO QUELLO DI RIDURRE IL RISCHIO IDRAULICO! Giova rammenatre che il Consorzio Schema 23 che ha realizzato l'invaso ha quel nuemro, 23 appunto,proprio perchè era il ventitreesimo intervento previsto dalla Commisione De Marchi per ridurre il rischio idraulico, lo studio che ha realizzato il progetto, Geotecna Progetti, riporta chiaramente che "lo scopo primario della Diga di Bilancino è la regolazione del deflussi della Sieve con laminazione delle piene", potete verificare sul loro sito sezione principali progetti, ma anche Publiacqua sul suo sito omette del tutto questa informazione, come anche Wikipedia, dove si cita solo la funzione di riserva di acqua potalie, divenuta importante solo perchèle altre 22 opere non sono state fatte
Luca
Complimenti per l'articolo,