Il pubblico che aveva esaurito i pochi posti disponibili è immerso nel buio più totale mentre Marco Pasquinucci racconta la storia di Rebecca, bullizzata fin da piccola per il suo aspetto fisico.
Rebecca ha una sola cosa bella: Le mani, quelle stesse mani che spuntano nel buio (unico elemento visivo di tutto lo spettacolo) , quelle mani che suonano il piano in modo straordinario tanto da creare melodie bellissime utilizzate però da altri artisti perché lei, Rebecca non osa mostrarsi. Tratta del romanzo “La vita accanto” di Mariapia Veladiano (esordio dell’autrice, Premio Calvino 2010, finalista Premio Strega 2011). La performance, narrata in prima persona, in bilico tra un appassionante giallo e lucida, tagliente, poesia. La mostruosità fisica di Rebecca, così stigmatizzata e odiata rivela mostruosità più profonde e nascoste dell’animo umano, che deformano relazioni e sentimenti.
Dall’emarginazione, la difficoltà di liberarsi da stereotipi e pregiudizi che dominano la società e la stessa famiglia della protagonista alla commozione del pubblico del Corsini che avvolto dal buio si è lasciato andare ad applausi fragorosi (ed anche a qualche lacrima) al termine di questa pièce straziante, emozionante e bellissima.