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Marrone del Mugello, il bilancio di un'annata difficile.

Intervista a Emanuele Piani

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Che annata è stata per una delle eccellenze gastronomiche del territorio ovvero il Marrone Igt del Mugello?
Lo abbiamo chiesto direttamente al presidente della consorzio Emanuele Piani con cui avevamo già parlato prima dell'avvio della stagione di raccolta a settembre (leggi qui).

Presidente facciamo un bilancio. Che annata è stata quella del marrone de Mugello Igt?
E' stata un'annata che nonostante gli eventi di maggio prometteva bene ma che  stata poi danneggiata da metà settembre in poi conun autunno caldo fatto di temperature alte, vento e l'assenza di piogge. Ciò ha mandato in forte stress le piante che ritirando l'umidità da dove potevano ha causato l'asciugatura dei frutti e dei ricci facendo crollare la produzione di circa il 50%.

Gli eventi alluvionali e franosi di maggio hanno influito?
Sicuramente le frane hanno danneggiato le piante e lo hanno fatto in maniera diretta nei terreni dove ci sono stati smottamenti che ovviamente hanno danneggiato gli apparati radicali delle piante e indirettamente perché le frane che hanno danneggiato molte strade hanno inibito le vie d'accesso ai castagneti facendoli diventare di fatto irraggiungibili e non in sicurezza per i lavoratori.
Ma ciò che ha creato i danni ribadisco è stata la siccità tardiva d'autunno che ha causato in alcune zone la perdita di oltre il 70% di marroni.

Com'è stata la qualità?
La qualità è stata buona e il prezzo, ovviamente in una logica di richiesta del mercato, è aumentato proprio perché il frutto mancava. Questo aumento di prezzo sul mercato non ha potuto però compensar la mancanza di prodotto. La perdita di oltre il 50% infatti non permette di compensare, ciò sarebbe stato possibile solo se l'oscillazione della produzione rientrava fra il 20 30%.
Comunque la qualità del prodotto è stata davvero ottima.

Allora che castagne troviamo sul mercato?
C'è una grossa importazione dall'estero perché quest'anno il danno di perdita prodotto ha colpito un po' tutta Italia e Europa.
Le castagne che si trovano su mercato arrivano da tante zone, ma il problema a mio avviso non è la concorrenza perché non c'è .
Non per presunzione ma il fatto è che il marrone del Mugello Igt resta quello più ricercato e più pagato.
Il problema vero è la concorrenza indiretta ovvero il fatto che tutti questi prodotti che vengono immessi sul mercato non hanno talvolta degli standard qualitativi adeguati e il consumatore può mettere il piede in fallo.
Esistono delle varietà di castagne, penso di non offendere nessuno, anche di recente introduzione che sono ibridi euro-giapponesi che non hanno un grande valore, nemmeno organolettico, se non la duttilità nella trasformazione.
Viviamo un momento storico in cu il consumo di frutta sta calando vistosamente e serve un grosso impegno di tutti per produrre almeno frutta di buona qualità perché altrimenti si rischia di peggiorare sempre più questo dato che fa preoccupare molto anche in ottica di una corretta dieta mediterranea perché  ridurre il consumo odi frutta e  verdura non e certo un bel segnale.

Quali azioni sono necessarie?
Bisognerebbe che ci fosse maggiore impegno nel promuovere e introdurre sul mercato prodotti che abbiano caratteristiche di salubrità perché altrimenti si rischia di confondere il consumatore.
Se sbaglia l'acquisito anche una sola volta e compra un prodotto caro perché venduto in periodo precoce come primizia e poi rimane deluso perché quel frutto non è minimamente all'altezza si rischia che quel consumatore non comprerà più quel prodotto.
Non è che vogliamo fare i primi della classe non è questo il tema. Ognuno compra in base alle proprie tasche e in base a cosa desidera, ma il nostro Igt è il vero valore del marchio. Non perché il nostro frutto sia più buono ma perché chi ci sceglie sceglie un territorio. Non si acquista solo con palato ma con l'idea di un territorio.
Il problema è che quando c'è confusone sulle denominazioni, e sul mondo nel marrone ce n'è tanta, c'è poca chiarezza e quando maggiore è il rischio speculativo d'inserire sul mercato prodotti che o per salubrità o per sapore e qualità non sono all'altezza della zona da cui si crede provengano.

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