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Meccanico sui motori delle auto cinesi: “È diventato un luogo comune e rimarrà tale. Non vi siete accorti che…”

Sempre più auto in Europa montano motori e componenti cinesi, anche se con marchi noti. La qualità? Secondo l’OCU, buona.

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Meccanico sui motori delle auto cinesi: “È diventato un luogo comune e rimarrà tale. Non vi siete accorti che…” - okmugello.it Meccanico sui motori delle auto cinesi: “È diventato un luogo comune e rimarrà tale. Non vi siete accorti che…” - okmugello.it © N. c.
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Sempre più auto in Europa montano motori e componenti cinesi, anche se con marchi noti. La qualità? Secondo l’OCU, buona.

Nel 2025 non servono più etichette o bandiere per capire da dove proviene un’automobile moderna. Marchi come Peugeot, Ford, Renault e persino BMW continuano a vendere veicoli che all’apparenza sembrano europei, ma sotto la carrozzeria nascondono componenti, motori e intere piattaforme progettate in Cina. Non si tratta di una congettura o di voci di corridoio: lo confermano test comparativi, inchieste dei consumatori e le stesse partnership industriali siglate da anni tra produttori occidentali e aziende cinesi. L’Organizzazione dei Consumatori e Utenti (OCU), con sede in Spagna, ha recentemente sottolineato che le auto cinesi vendute nel paese sono sicure e affidabili, in grado di competere per qualità con i marchi più affermati. Ma il punto è un altro: già oggi molti europei guidano auto cinesi senza saperlo.

Nel linguaggio dell’industria, si chiama integrazione produttiva. Per gli utenti, è una trasformazione silenziosa. L’effetto finale è che le fabbriche cinesi producono parti fondamentali, come i motori elettrici o ibridi, anche per veicoli venduti con un logo “made in France” o “made in Germany”. In un video diventato virale su YouTube, un meccanico argentino mostra come diversi modelli Ford in Sud America siano equipaggiati con motori Jiangling, società cinese partner di lunga data del gruppo. E lo stesso accade in Europa, anche se il marketing tende a non metterlo troppo in evidenza.

Peugeot, Renault, Ford: accordi industriali con la Cina che cambiano i motori d’Europa

Uno degli esempi più evidenti riguarda Peugeot, il celebre marchio francese. I veicoli Landtrek recentemente acquistati anche da reparti militari europei derivano dal modello Kaicene F70 della cinese Changan. Le due aziende avevano una joint venture attiva fino al 2020, ma la piattaforma tecnica continua a essere condivisa, tanto che gli interni, il telaio e la meccanica restano di origine cinese, seppur venduti con un badge europeo.

Peugeot, Renault, Ford: accordi industriali con la Cina che cambiano i motori d’Europa - okmugello.it

Ancora più sorprendente è il caso di Renault. L’intera tecnologia ibrida E-Tech installata su numerosi modelli venduti nel vecchio continente nasce da un progetto condiviso con Geely, uno dei colossi dell’automotive cinese. Insieme hanno fondato una nuova società, Horse, che si occupa dello sviluppo di questi motori. Il risultato è che, già oggi, molte Renault ibride usano unità progettate e prodotte in stabilimenti cinesi. È un dato di fatto che i clienti raramente conoscono.

Ford non fa eccezione. In Argentina, il modello Territory viene venduto da tempo con motori cinesi prodotti da Jiangling Motors Corporation, lo stesso gruppo che realizza anche versioni del Ford Transit per mercati esteri. I veicoli sono assemblati con componenti importati e poi distribuiti con il marchio americano. E anche in Europa, pur con qualche variante locale, la penetrazione industriale cinese continua a crescere. Non si tratta solo di una questione economica: molte case automobilistiche scelgono di sfruttare le piattaforme cinesi per ridurre i costi e accelerare lo sviluppo.

Scooter, city car, SUV e moto: la Cina è ovunque, anche dove non ti aspetti

Se si guarda al settore dei veicoli elettrici e urbani, la presenza della Cina è ancora più marcata. In Spagna, il modello Leapmotor T03 è stato lanciato con un prezzo inferiore ai 25.000 euro: una city car completamente elettrica progettata e costruita in Cina, ma venduta con supporto del gruppo Stellantis. L’accordo prevede che Stellantis distribuisca i modelli Leapmotor anche nel resto d’Europa, sfruttando la propria rete commerciale. Ma la tecnologia resta tutta cinese.

Le due ruote non fanno eccezione. BMW utilizza da anni i motori Loncin per alcuni modelli di scooter, come il C400, che circola tranquillamente nelle capitali europee. Anche KTM, il marchio austriaco noto per le sue moto sportive, collabora con CFMoto per la produzione di diverse componenti tecniche. In alcuni casi, le due aziende condividono la stessa piattaforma, pur firmando poi con un marchio diverso. È un modo per tagliare costi, abbreviare i tempi di progettazione e rimanere competitivi.

Un ultimo esempio arriva dalla rinata Ebro, storica casa automobilistica spagnola ora tornata in pista. I suoi modelli, seppur con capitale europeo, montano tecnologie del gruppo Chery, altro protagonista cinese. Lo scenario che emerge è chiaro: le auto che circolano in Europa hanno sempre più DNA cinese, anche se non lo mostrano in modo esplicito.

Il cambiamento è già avvenuto. E mentre il dibattito pubblico resta bloccato su marchi e nazionalità, il settore si è trasformato dall’interno, tra accordi industriali, sinergie produttive e migliaia di motori cinesi già accesi da tempo sulle strade europee.