Si riapre il dibattito sul caso del Mostro di Firenze con la possibile richiesta di revisione del processo riguardante Mario Vanni, uno dei cosiddetti "compagni di merende", deceduto nel 2009. La revisione, annunciata più volte dai legali incaricati dal nipote Paolo Vanni, sembra però avvolta nell’incertezza e nella mancanza di progressi concreti.
Paolo Vanni, che nel luglio del 2022 aveva dato mandato agli avvocati Mazzei e a un secondo legale di cui non ricorda il nome, dichiara di non avere più avuto contatti con i professionisti e di non conoscere i dettagli della richiesta né gli elementi su cui essa si basa. "Non ho saputo più niente dall’epoca", afferma, aggiungendo che suo zio Mario era "una brava persona" e che "non fu complice dei delitti del Mostro".
Il nipote di Mario Vanni punta il dito contro le frequentazioni dello zio, che potrebbero aver influito negativamente sulla sua immagine e sul suo coinvolgimento giudiziario. "Lui era una persona mite", ribadisce Paolo, lasciando trasparire il desiderio di riabilitare la memoria del parente.
Tuttavia, Paolo Vanni si interroga sull’effettiva utilità della revisione del processo, sottolineando l'importanza di identificare il vero responsabile degli efferati delitti: "A che serve poi? Non pensa che si dovrebbe trovare il vero colpevole e poi procedere con una eventuale revisione?", si domanda, per poi rispondere lui stesso con rassegnazione: "Penso di sì, ma non si troverà. Non penso".
La vicenda del Mostro di Firenze continua a suscitare interrogativi e ad alimentare un dibattito che, a distanza di decenni, rimane aperto. La richiesta di revisione del processo, per ora, sembra essere ferma, avvolta nell’incertezza e nel silenzio da parte dei legali.