
Eccoci dunque, nel nostro itinerario dei secolari alberi esistenti nel Mugello e quelli cosiddetti “devozionali” che sono rimasti sia nel’immaginario collettivo degli amanti di storia mugellana, sia nelle pagine di alcuni libri (vedi fra gli altri “Gli alberi della fede in Toscana” di Giorgio Batini – edito nel 1998), per parlare del leggendario “cornoiolo” del bosco ai Frati.
Dopo la secolare quercia di Senni verso Figliano, quella altrettanto antica della Madonnina di Mei al bivio di Montazzi per San Cresci in Valcava, il monumentale Olmo a San Quirico a Uliveta (piantato dopo il terremoto del 1542) e l’ultimo in ordine di tempo l’altissimo cipresso detto di Sant’Antonino (1437) a San Romolo a Campestri, ai piedi del Monte Giovi, eccoci a ricordare, se pur in maniera semplice, il leggendario “corniolo” - l’albero di San Bonaventura da Bagnoregio - che si trova nel grande orto interno antistante l’antico Convento del Bosco ai Frati in Comune di San Piero a Sieve.
Eravamo nel 1273 quando Papa Gregorio X° (al secolo Tebaldo Visconti, piacentino), ospite di un ramo della famiglia degli Ubaldini alla Pieve di Santa Maria a Fagna, sapendo che il religioso (Dottore alla Sorbona di Parigi, illustre teologo, scrittore, poeta, musicista, un vero gigante del pensiero), era al Convento del Bosco ai Frati, volle investirlo della dignità cardinalizia, inviando al Bosco due messi papali, affinché gli consegnassero il galero e le insegne cardinalizie.
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Il mite francescano, era intento a lavare le stoviglie con il suo grembiule da sguattero, prese in consegna il galero rosso, lo attaccò al ramo di un vecchio albero di corniolo lì vicino e seguitò il suo umile lavoro. Scrive Padre Ivo Celso Nottolini (Bosco ai Frati - 1979 – 40 pagg. 18 ill.) “ - Lo appese ad un ramo del corniolo, li presso, che lì vive con vicino un tabernacolo che ricorda questo episodio, ancora in un suo “figlio”, “nipote” o “pronipote” non saprei dire esattamente -“. E l’antenato del corniolo è ancora lì a ricordarci una delle più belle pagine di storia cristiana del nostro Mugello, con i suoi alberi, che si perpetua ormai da quasi 900 anni.
A pochi chilometri di distanza, all’interno del parco di Villa Corsini a le Mozzete, sempre in comune di San Piero a Sieve, c’è un secolare “cedro”. La storia ci racconta che a metà ‘800 (1869), durante le prime manovre del giovane esercito italiano nel Mugello, fu ospite dei Principi Corsini, dopo aver pranzato a villa Pecori Giraldi a Borgo San Lorenzo, il Re Vittorio Emanuele II°; si racconta, fra storia e leggenda, una volta sceso da cavallo si appartò dietro il cedro per far…pipì. Non ne poteva più dopo due ore a cavallo!! Sono queste storielle o leggende popolari, come sopra scritto, ma sempre carine però; anche perché il “cedro” è ancora la.