“Gli alfieri toscani della finanziarizzazione dei servizi pubblici essenziali continuano a eludere il vero tema, perché il nocciolo della questione multiutility non riguarda la proprietà e il controllo ma la gestione: la multiservizi potrà pure essere di proprietà pubblica e a controllo pubblico - commenta la consigliera regionale Elisa Tozzi (gruppo Toscana Domani) - ma il centro decisionale sarà ineludibilmente rappresentato, in ultimo, dall'amministratore delegato e non dai sindaci”.
“Deciderà cioè Irace oggi e un altro domani, e comunque non Nardella e la parte pubblica, se perseguire ad esempio l’obiettivo prefissato di un abbassamento tariffario, come chiederà il sindaco del paesino della Valdisieve che siede nel cda, oppure se privilegiare la distribuzione dei dividendi ai soci di una società quotata in Borsa - prosegue la consigliera regionale Così come in Firenze Fiera, una s.p.a. di proprietà pubblica, non decide Giani ma l’ad Becattini, il quale è libero di non seguire, alla luce degli obiettivi d’impresa, ciò che suggerisce il ‘controllore’ Giani: varrà lo stesso per l’ad della multiutility con Nardella e Biffoni, figurarsi coi sindaci dello ‘zero zero virgola’” .
“Il motivo di tutto ciò - conclude Tozzi - ce lo testimoniano costantemente i gravi problemi gestionali delle traballanti società partecipate regionali: le pubbliche amministrazioni, in Toscana, non sono in grado di fare attività economica. E dunque, come nel caso della multiutility, si consegnano ai manager. I quali però, proprio perché sono manager, seguono legittimamente le leggi di mercato e perseguono altrettanto legittimamente la massimizzazione del profitto, più dei desiderata dei rappresentanti pubblici, cui resta soltanto lo strumento di un 'controllo' meramente passivo e, di fatto, inconsistente. Perché aprendo alla Borsa, si apre alla Borsa: agli investitori, non ai risparmiatori”.