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NUDM ripudia la guerra e aderisce alla Manifestazione contro la base di Coltano a Pisa

Non Una di Meno Mugello

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NUDM Mugello il 2 Giugno ripudia la guerra e aderisce alla Manifestazione Nazionale NO BASE di Coltano/PISA. E spiega le sue ragioni in questa lunga nota:

Oggi, a qualche giorno dalla festa della Repubblica, come donne e come femministe che lottano contro la cultura patriarcale e la società capitalista, chiedendo una società inclusiva, dove non esista lo sfruttamento di parti sociali su altre, di persone da parte di altre, in cui i diritti di tutte e tutti siano rispettati, ci rendiamo conto che, il 2 di giugno, si andrà a festeggiare una Repubblica che si fonda su una Costituzione violata in uno dei suoi principi fondanti: IL RIPUDIO DELLA GUERRA, come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Così recita l'articolo 11 della Costituzione, utilizzando un verbo nitido, non passibile di fraintendimenti. L'azione del ripudiare la guerra (tutte le guerre) vuol dire respingere e prendere le distanze da qualcosa che non ci corrisponde, con cui non possiamo avere scambio o contrattazione. Per questo NUDM Mugello aderisce alla manifestazione nazionale "NO BASE nè a Coltano nè altrove "che si svolgerà a Coltano di Pisa il 2 di GIUGNO, per fermare il progetto del Governo Draghi di realizzare una ennesima (già ce ne sono 120 in Italia) nuova mega-base militare in Toscana, nell'area del Parco di S.Rossore. Su 73 ettari si vogliono realizzare 440.000 mc di edifici, con un costo preventivato di 190 milioni di euro. Questi soldi vengono sottratti dai fondi di Coesione e Sviluppo, e vengono destinati alla realizzazione di un progetto devastante per il territorio, invece di essere destinati, come dovrebbero, a migliorare il sistema scolastico, quello sanitario (i consultori e i centri anti-violenza che da anni chiediamo a gran voce perchè insufficienti e sottostimato ad esempio), i servizi alla famiglia e alla persona che permettono la crescita civile delle comunità e il benessere dei bambini; insomma tutto ciò che contribuisce a produrre salute, ambiente, PACE.

La Costituzione usa un linguaggio autentico e forte, il linguaggio di chi ha fatto esperienza della guerra e della violenza e ne è rimasto fortemente traumatizzat* e non vuole più averci niente a che fare. I vari governi della Repubblica Italiana hanno tradito spesso questa dichiarazione dal Secondo Dopoguerra ad oggi, inviando armi e forze militari in Paesi vicini e lontani senza alcun motivo di reale necessità di propria difesa, ma al seguito della NATO guidata dalla politica imperialista degli Stari Uniti e della Gran Bretagna. Lo sta facendo attualmente anche il Governo Draghi. Oggi, perciò ci chiediamo cosa si va a festeggiare il 2 Giugno? L’invio di armi all’Ucraina? Fiumi di soldi stanziati per l’acquisto di macchine che uccidono esseri umani e devastano? 

La guerra in atto in Ucraina è un fatto molto grave e inaccettabile e non giunto a sorpresa, come ci è stato voluto far credere dai politici e dai media, ma anticipato dalle molte esercitazioni militari in Ucraina, delle forze armate ucraine con l'attiva partecipazione di forze statunitensi e della Nato, a guida statunitense, negli anni precedenti. Già nel 2014 gli scontri con la minoranza russofona del Donbass, che si è vista negare i più elementari diritti come il riconoscimento del bilinguismo, sono stati molto violenti, con massacri perpetuati in particolar modo da alcune formazioni di estrema destra, che hanno preso il posto lasciato volutamente libero dalla polizia e dalle forze regolari ucraine. In Unione Europea però si è fatto finta di non vedere i problemi, come se non ci riguardasse; questo conflitto ci riguarda invece, e molto, non solo per le sanzioni inflitte alla Russia (richieste a gran voce dal governo ucraino e fatte proprie dalla Commissione UE), che per l'invio di armi all'esercito Ucraino, in una forma di belligeranza indiretta, ma per il fatto di essere il Paese europeo, dopo la Germania, che ha il maggior numero di basi militari NATO sul proprio territorio, compresive di armamenti nucleari.

La forte presenza di politici e militari statunitensi che da anni si è stabilita in Ucraina in chiave anti-russa e il legame tra Zelenski e la Casa Bianca, testimoniano come questa guerra sia in realtà un fronteggiarsi “per procura” tra l'imperialismo occidentale e le due potenze orientali, una ex-socialistela, la seconda socialista solo di nome, entrambe con chiari risvolti antidemocratici, Russia e Cina. Ma sempre di capitalismo si tratta, con indosso la maschera “democratica” o quella "dittatoriale".

Società fondanti su culture patriarcali, dove le donne, in tempi diversi e con modalità diverse, da sempre lottano, ottenendo talvolta alcuni miglioramenti della loro condizione, certo, ma dove ugualmente sono soggette ad una forte discriminazione di genere, a violenze istituzionali e private, alla mancanza di diritti e di garanzie. Si tratta in entrambi i casi di culture omofobiche e transfobiche, dove ad esempio non sono permesse scelte di vita indipendente e di libertà sessuali.

Dal capitalismo e dall'imperialismo che reggono queste società e dominano su questi Paesi, noi prendiamo le distanze affermando a gran voce il nostro NO alla guerra, a questa e a tutte le guerre, che vedono le donne cacciate nel ruolo di procreatrici di forze che lo Stato impiega e piega ai propri scopi di egemonia: forza militare e forza lavoro, per espandere i propri confini territoriali ed economici, nonché oggetto del piacere maschilista e patriarcale. 

Noi donne, in qualsiasi Paese o comunità mondiale, non sempre siamo partecipanti attive nelle grandi convention economico/politiche internazionali, raramente siamo rappresentate in qualità di portatrici d'interessi particolari sia in termini numerici che di qualità. Da sempre discriminate, facciamo molta fatica a far sentire la nostra voce, le nostre esigenze e i nostri diritti, anche se siamo più della metà della popolazione mondiale. Lo stesso si può dire del Sud del mondo, che ospita più dell’80% della popolazione, ma i suoi Paesi sono sistematicamente esclusi da qualsiasi consultazione nelle organizzazioni internazionali che prendono decisioni in nome della “comunità mondiale”.

Ne è un esempio l'Afghanistan, dove le potenze mondiali alleate nella NATO, hanno dichiarato guerra all'estremismo islamico, in nome dell'Esportazione della Democrazia e della difesa dei Diritti delle donne. Tutto si è concluso con un niente di fatto: dopo 20 anni di “occupazione” le truppe occidentali hanno lasciato il territorio afghano più povero e insicuro di prima e le donne hanno subito ritorsioni e violenze inaudite, costrette a tornare nel buio del burqa, senza dignità, diritti e possibilità di accesso all'istruzione.

La guerra priva le donne di ogni bene, dei figli, del compagno, della casa e del lavoro, le espone a violenze atroci da parte degli eserciti nemici che su di esse scatenano gli istinti di violenza e di stupro; le donne subiscono umiliazioni e vivono nella paura, come e più degli uomini. In questi giorni si è riaccesa l'attenzione dei media occidentali sulla piaga sociale della tratta di donne e bambini, in fuga dai teatri di guerra che rischiano di essere intercettati dai mercanti di esseri umani. Un allarme tardivo. Anche per questo e per quanto già detto siamo sempre e comunque contro la guerra. 

Antonio Minaldi, storico pacifista, scrive: “la guerra è il vero punto d’arrivo del capitalismo. La sua più compiuta realizzazione storica. Il momento in cui lo Stato e il mercato si fondono in una perfetta macchina di dominio, superando la narrazione retorica di uno Stato che si pretende “democratico”, e di un mercato che si pretende “libero”. La propaganda di guerra, “congelando” il presente nel passato, diviene inevitabilmente classista, sessista, razzista e anti- ecologista.”

La guerra e il militarismo sono il contrario del mondo nel quale noi auspichiamo di vivere e vogliamo costruire per il futuro dei nostri figli e di tutti gli esseri viventi sulla Terra.

Il sentimento di approvazione e di adesione al militarismo quale “difesa strenua del proprio Paese” che la propaganda sta portando avanti dall'inizio della guerra in Ucraina è impregnato di pericoloso nazionalismo e di cultura maschilista nell'affermazione della forza e della vittoria a tutti i costi.

La condizione di emergenza in cui di nuovo questa guerra ci ha ributtato, subito dopo quella della pandemia, ci vorrebbe costringere nuovamente a mettere da parte e relegare in un diverso tempo le lotte per i nostri diritti, per la parità retributiva, contro le discriminazioni sul lavoro, per la salute e tutti i servizi di cui abbiamo bisogno per poter avere una vita degna, come noi donne vogliamo. I soldi si investono in armamenti piuttosto che nei servizi sanitari o in salari e pensioni dignitose.

Anche per questo vogliamo la Pace, perché i diritti di tutt* non devono essere secondari a nessuna belligeranza!

30 Maggio 2022 NUDM-Mugello

 

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