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Petrona e le biomasse. La nota della Lista Civica Idea 2.0

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Petrona e le biomasse. La nota della Lista Civica Idea 2.0 Petrona e le biomasse. La nota della Lista Civica Idea 2.0 © n.c.
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Impianto a biomasse a Petrona? Ecco la dettagliata analisi della situazione, tracciata dalla Lista Civica Idea 2.0 sul progetto di costruire in loco un impianto alimentato a biomasse:

Abbiamo già detto altrove che siamo piuttosto stanchi di un’Amministrazione che si muove in modo autoreferenziale e poco trasparente. Lo abbiamo detto in relazione alle richieste che la Lista Civica ha fatto per quello che riguarda il rapporto con la Società partecipata Publiacqua. Lo abbiamo detto in relazione alle richieste che la Lista Civica ha fatto in merito alla Convenzione con la San Pellegrino SpA per quanto riguarda la concessione per l’emungimento dell’Acqua Panna. Lo abbiamo già detto in relazione agli esiti del bando sull’affidamento dei lotti del P.I.P. di Petrona da parte della Pianvallico SpA. Proprio sulla questione di Petrona, però, la questione è assai più grave. Sono mesi che chiediamo quali sono gli intendimenti dell’Amministrazione riguardo alla presenza come socio detentore del 35% delle quote della Pianvallico e come Comune sul quale insistono tutti i lotti del P.I.P.. Le risposte, al solito, sono state lacunose e fuorvianti. Adesso abbiamo capito perché. Dietro questa manovra di scarsa trasparenza si stava consumando una vera e propria operazione di attacco al diritto alla salute della popolazione mugellana: tutti i lotti sono praticamente stati assegnati alla Renovo Bionergy Scarperia Srl, società nata specificamente per la costruzione e la gestione di un impianto di incenerimento di biomasse da 1MW. Non scendiamo nel dettaglio del danno ambientale e della miope politica di gestione dei rifiuti che sta dietro ad una scelta di questo genere. In altri contesti faremo questa riflessione e condurremo la nostra battaglia a tutela dell’ambiente e di una visione del territorio rispettosa e anche imprenditorialmente più intelligente. D’altra parte già ne abbiamo parlato diffusamente sul dado.info. Ci vogliamo invece soffermare sulla strategia maramaldesca e occulta che sta portando a questo disastro. Serve qualche data: il 22 novembre 2013 scade il bando della Pianvallico per l’assegnazione dei lotti. Bando andato deserto. Il 31 di dicembre 2013, si sciolgono i Consigli Comunali di Scarperia e San Piero a Sieve, in vista della fusione. La reggenza è data, protempore, ad un Commissario Unico. Il 7 dicembre 2013 vengono redatte le prime scritture private, a seguito del bando andato deserto, con Ariete srl e Donatello SpA, per la vendita di alcuni lotti con annesse opere di urbanizzazione. Ci piacerebbe tanto capire come sia possibile, in poco più di due settimane, verificare che il bando è andato deserto, il 22 novembre, invitare rispettivamente 10 e 14 aziende locali a una gara, pubblicizzare la procedura negoziata (essendo la Pianvallico SpA, all'epoca, società a prevalente capitale pubblico, dove è stata pubblicizzata?), ricevere le offerte di queste aziende, fare la selezione, individuare il soggetto vincitore e arrivare a stipulare i contratti. Il 23 di gennaio 2014, nasce la Renovo Bionergy Scarperia SrL, la quale si iscrive il 31 gennaio al registro delle imprese ed è di diretta emanazione della Renovo SpA, società mantovana attiva nel mondo delle cooperative, in stretta comunione con Legambiente e con la Lega delle Cooperative, realtà legate a doppio filo con il Partito Democratico, con le quali la Regione Toscana ha siglato un protocollo d’intesa per la nascita di 70 impianti a biogas, fin dal 2012. Il 2 di febbraio 2014, la Renovo Bionergy Scarperia SrL presenta in Provincia la richiesta di autorizzazione all’impianto (il progetto, ancora, malgrado sia stato formalmente richiesto dai Consiglieri della Lista Civica Idea 2.0, non è stato fornito). Il 7 di aprile 2014, in prima seduta, si riunisce la Conferenza dei Servizi, presente, in rappresentanza del Comune di Scarperia e San Piero, l’Arch. Albisani, per la valutazione della richiesta autorizzativa L’8 aprile 2014 entra in vigore la “legge Del Rio” che istituisce la Città Metropolitana di Firenze. Il Presidente della Provincia resta in carica fino al 31 dicembre 2014 e “assume fino a tale data anche le funzioni del consiglio provinciale” Il 19 di giugno 2014, in seduta conclusiva, sempre alla presenza dell’Arch. Albisani, si riunisce la Conferenza dei Servizi e, dopo aver manifestato svariate criticità sul progetto della Renovo Bionergy Scarperia SrL, dietro il solo parere favorevole del tecnico ARPAT, concede l’autorizzazione con alcune prescrizioni. Il 23 giugno 2014 la Provincia, tramite apposita Determina n° 2410, rilascia l’autorizzazione per l’Impianto. Forse sono coincidenze, ma quando le coincidenze, per l’appunto, coincidono in questo modo, i pensieri si fanno davvero brutti. A fronte di tutto questo movimento di carte, di richieste, di autorizzazioni, di bandi, di trattative private e di tanti, tanti soldi, il Comune di Scarperia e San Piero è rimasto, clamorosamente silente. Mai silenzio fu più rumoroso. Capiamo le logiche politiche che consentono a chi amministra di muoversi con cautela e, a volte, per proprio tornaconto politico, di farlo in sordina. Lo si capisce ma non approviamo, Lo si capisce ma non ci adeguiamo affatto. In ogni caso, qui siamo in presenza di qualcosa di così importante e con impatto così rilevante sulla popolazione che non si può minimamente giustificare questo silenzio. Non se ne comprende il motivo a meno di non pensare che, per chi ordiva questa macchinazione, era molto meglio che le cose non si sapessero. Molti sono i movimenti e i Comitati nati, in tutte le parti d’Italia dove si voleva far nascere questi impianti; probabilmente rendere pubbliche le intenzioni sarebbe stato impopolare. È vero, nel programma elettorale del Centrosinistra per Ignesti, si fa esplicito riferimento alla possibilità di promuovere politiche energetiche di questo tipo. Ma non basta. Non basta perché comunque il programma è di aprile e questa operazione era attiva già da mesi. Non basta perché in quel programma si dice tutto e nulla e, sicuramente non può essere utilizzata questa scarsa e generica comunicazione come evidenza dell'intenzione di rendere pubblica tutta la vicenda. Non basta anche perché, nel frattempo, più volte abbiamo chiesto cosa si voleva fare a Petrona e, né in sede di dibattiti pubblici (campagna elettorale, trasmissioni televisive ecc.), né in sede istituzionale (risposte a precise interrogazioni in Consiglio Comunale), si è mai avuto risposte a domande che erano fin troppo chiare. Tutta questa vicenda è stata, tra l’altro manovrata ad arte in un periodo particolarissimo per la vita politica del nostro Comune e della nostra Provincia. Tutto quanto è praticamente avvenuto durante un semestre di commissariamento, dove, non essendoci lavori del Consiglio Comunale e Provinciale, le opposizioni non erano in grado nemmeno di controllare quello che stava succedendo. E francamente, nessuno di noi si immaginava che la risposta l’avremmo trovata nell’Albo Pretorio della Provincia, Istituzione deputata al rilascio delle autorizzazioni in materia. Non ce lo immaginavamo perché non si poteva sapere che questo era il destino di un’area, la quale, nel Piano di Adozione del P.I.P. deliberato nel 2010 e aggiornato nel 2012, si prevedevano per Petrona spazi di verde pubblico e addirittura un asilo. Quando ce ne siamo accorti, durante la trasmissione andata in onda su Teleiride il 5 novembre 2014, era troppo tardi per fare qualsiasi ricorso. Adesso sappiamo cosa si vuol fare. Noi non ci stiamo. E non ci stiamo per due fondatissimi motivi: il primo riguarda lo specifico dell’impianto e, con tutta la disponibilità a parlarne (cosa che loro non hanno fatto e non sembrano intenzionati a fare), questa tipologia di inceneritori non ci piace affatto perché è scarsamente funzionale a produrre energia ed ha un impatto sulla salute e sull’ambiente a dir poco devastante. Il secondo motivo è perché noi non accetteremo mai di essere amministrati in questo modo. La trasparenza non è solo una cortesia che devono farci, è un obbligo istituzionale, conseguente al D.Lgs 14 marzo 2013, n. 33 che la Giunta Comunale di Scarperia e San Piero deve rispettare. Infine, ma non in ultimo, per noi che abbiamo a cuore le persone non a parole, ma con i fatti, sarebbe bene che la piantassero di fare dichiarazioni di amore verso la gente quando poi, in occasioni come questa, per i loro interessi politici ed imprenditoriali, della gente se ne fregano e danno vita a queste manovre sotterranee, per far passare progetti la cui utilità pubblica è inversamente proporzionale agli affari, alla distruzione dell'ambiente e alla minaccia della salute. Occorre fare un'aggiornamento: il 12 dicembre 2014, la Commissione Garanzia e Controllo del Comune di Scarperia e San Piero, si riunisce, dietro richiesta del Presidente, Luca Parrini, per un'audizione su tutta la vicenda. Presenti, oltre a vari Consiglieri di maggioranza, l'Assessore Recati e il Presidente della Pianvallico SpA, Alessandro Marchi. Il verbale redatto dal Segretario Comunale è scorretto formalmente (Luca Parrini è presente in Commissione in qualità di Presidente, se lo ricordi, carissimo Segretario Comunale, e il Presidente, in Commissione Garanzia e Controllo, non "chiede e si lamenta", ma "interroga"... la questione è tutt'altro che formale e attiene al rispetto e riconoscimento dei ruoli, nonché delle specificità della Commissione di Controllo), sia nella sostanza (15 righe per rendicontare su una discussione di 3 ore e mezzo), ma risulta comunque interessante. Molto interessante. Le nostre perplessità, i nostri dubbi, sono finalmente fugati: l'operazione risulta formalmente arbitraria e fuori dai canoni e dai regolamenti degli appalti e della conseguente necessità di trasparenza. Per questo motivo ci siamo rivolti ad un legale per verificare se ci siano rilievi di natura amministrativa o penale. Se perfino in sede istituzionale si permettono di rivendicare queste palesi scorrettezze formali, allora c'è bisogno di un approfondimento di analisi, poiché questa operazione sembra proprio travalicare i confini della "superficialità gestionale", per iscriversi a pieno titolo in un percorso che vogliamo venga valutato per quello che a noi sembra: un vero e proprio illecito. Stiamo muovendoci in coordinamento tra tutte le opposizioni, abbiamo, con fatica, analizzato tutta la documentazione in nostro possesso, ottenuta con estrema difficoltà e ancora lacunosa. Non mancheremo di richiedere ulteriori supporti documentali; tutti quelli che noi riterremo necessari e che la Giunta Comunale è tenuta a fornire con maggiore sollecitudine e precisione. Stiamo muovendoci sul territorio, perché questo non è un problema "di Palazzo", è un atto che rischia di essere altamente invasivo per la nostra Comunità: lo è prioritariamente dal punto di vista sanitario, lo è altrettanto dal punto di vista ambientale, lo è dal punto di vista civico (perché la trasparenza concorre al protagonismo delle persone, quindi alla democrazia), lo è dal punto di vista turistico (perché un impianto come quello che si vuol far nascere, inciderebbe in modo devastante sulle politiche attrattive che hanno sempre caratterizzato il nostro territorio e che sarebbero inevitabilmente e ulteriormente compromesse, come se non bastasse lo scempio già avvenuto a seguito della TAV), lo è dal punto di vista fondiario (perché la rendita degli immobili sarebbe inevitabilmente deprezzata), lo è, infine, dal punto di vista occupazionale (poiché, spesso, impianti come questi, vengono dati in gestione a cooperative sociali che possono permettersi di sottopagare il personale e, comunque, di offrire lavoro a soggetti, spesso estranei al territorio). La presenza di un Comitato per l'abbattimento dei rifiuti e per la gestione compatibile degli stessi è adesso fortemente orientata a questa nuova battaglia. Ci stiamo muovendo uniti, perché queste vicende, richiedono intelligenza e disponibilità al confronto: tra le opposizioni e tra i cittadini mobilitati per l'ambiente non ci sono problemi. E anche tra qualcuno che appartiene alla maggioranza si sta cominciando ad insinuare il dubbio sulla correttezza e liceità di questa manovra e sulle conseguenze politiche e giudiziarie che potrebbe avere. E questo dubbio sta cominciando a serpeggiare anche sulla farsa del prefisso BIO davanti ad una delle peggiori mistificazioni ambientali che sta caratterizzando queste politiche locali. Noi andiamo avanti, con la gente e per la gente, per nuovi modi di fare politica e per nuovi modi di concepire l’ambiente.

 

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