Piccole storie rivivono dopo quasi 90 anni © n.c.
Nel piccolo agglomerato de La Gracchia, vicino a Piazzano ma in comune di Vicchio di Mugello, tanti anni orsono fu scossa da una tragedia che colpì la famiglia di Baldassarre Tarchi e di tutta la piccola comunità per la tragica scomparsa di un loro figlio, Attilio, di soli 15 anni che fu folgorato il 10 maggio 1923 da un fulmine durante un violento temporale, mentre con due amici, Grossi e Paladini (famiglie che ancora abitano a Piazzano) tentava di ripararsi sotto un albero a pochi metri dall’Ensa; lo sfortunato ragazzino morì all’istante, mentre i suoi amici di giochi rimasero fortunatamente illesi. La famiglia volle che proprio in quel luogo venisse eretto un piccolo cippo in ricordo di Attilio. Si legge: “ - Tarchi Attilio nato il 15 marzo 1908, morto il 10 maggio 1923, causa furibondo temporale, i genitori la famiglia dolente, Questa Memoria Pose –“. Dato che andiamo spesso, per ragioni di famiglia a La Gracchia, quando camminiamo lungo la stradina poderale attigua all’Ensa, ci soffermiamo sempre davanti a questo piccolo Cippo e non poche volte, insieme ai bambini andiamo a deporre un mazzetto di fiori. Amici come siamo di Attilio Tarchi, noto artigiano falegname di Borgo San Lorenzo (un mese fa era all’attenzione di OK!Mugello per un suo amico piccione che lo viene a …trovare tutte le mattina nel suo laboratorio in piazzale Curtatone e Montanara), gli facemmo presente di quel cippo e di quel ragazzino che portava proprio lo stesso nome e cognome: ed infatti il giovane Attilio morto nel 1923, ultimo di famiglia, era lo zio del nostro Attilio, il quale nato nel 1930 lo chiamarono con lo stesso nome. Gli spiegammo che questa testimonianza ubicata nei campi di proprietà Grifoni mugnai a La Gracchia da secoli, dopo quasi 90 anni, era decadente, fatiscente, il cemento cominciava a creparsi e il borraccino aveva completamente ricoperto la scritta. Il buon Attilio non ha perso un minuto e mercoledi 4 novembre 2015, in un pomeriggio soleggiato e gradevole, unitamente ad un amico muratore, è andato alla Gracchia per risistemare e recuperare questa testimonianza, di tanti, tanti orsono, della sua famiglia del suo giovanissimo zio. Che dire; un pensiero gentile, di grande affetto e di altrettanta umanità, specialmente di questi tempi dove nei cimiteri sovente volte vediamo loculi e tombe completamente dimenticate, affossate, cadute, distrutte. Il buon “ticco” (già perché Attilio Tarchi ha questo simpatico soprannome), dopo 90 anni, saputo questo, si è sentito in dovere di andare a rendere onore, risistemando il tutto a questo suo lontanissimo e giovane congiunto. Il tempo non cancella il bene, anche perché il sangue è lo stesso. E non è poco. Marzo 2002. Una scena che amiamo molto; i bambini Giorgia, Benedetta e Paolo, depongono un mazzetto di fiori di campo davanti al cippo. Attilio Tarchi a destra con l’amico al lavoro per ripristinare il Cippo Attilio Tarchi osserva il lavoro del piccolo cippo dove 90 anni orsono morì il suo giovanissimo zio, che si chiamava anch’esso Attilio Tarchi. (Foto cronaca di A.Giovannini)



Marilisa
Grazie,Aldo.Il tuo lavoro di ricerca e testimonianza e' preziosissimo, specialmente per le giovani generazioni!!!! Marilisa
Alfredo
Grande il Ticco e bravo come sempre Giovannini
Teresa
Mi sono commossa ed emozionata. Far leggere questo articolo ai miei nipoti. Grazie
gianni
caro Luigi, mi ha preceduto,perch volevo dire anche io quello che ha scritto lei. Quanta umanit in questo ricordo.
LUIGI
quante belle cose nel nostro Mugello. Un encomio a chi tiene alte le nostre tradizioni e le nostre radici.