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Popolo della famiglia - Lettera aperta alle Istituzioni sul primo suicidio assistito in Toscana:

Una lettera del Coordinatore regionale del Popolo della Famiglia Toscana, Francesco Galante, e la referente Pisa, Maria Cristina Tanzi

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"Signori, non demoliamo le basi antropologiche della nostra civiltà. Rispettiamo il diritto naturale e il Giuramento di Ippocrate, ricreiamo la civiltà dell'amore"  All'indomani del primo suicidio assistito in Toscana, il Popolo della Famiglia della Toscana e il Popolo della Famiglia di Pisa hanno inviato per posta elettronica una lettera aperta (il cui testo integrale è allegato alla presente) a diverse importanti figure istituzionali, ciascuna per il ruolo che ha svolto in questa mortifera vicenda: il Direttore Generaledell'Azienda Usl Toscana nord ovest Maria Letizia Casani, il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, e il Presidente della Corte Costituzionale Augusto Antonio Barbera. La lettera è stata inviata anche al dott. Paolo Malacarne, che ha collaborato all'attuazione finale del suicidio assistito. 

Il Coordinatore regionale del Popolo della Famiglia per la Toscana, Francesco Galante, e la referente del Popolo della Famiglia per Pisa, Maria Cristina Tanzi, concludono la loro lettera aperta nel modo seguente:

"Noi siamo dalla parte del semplice e univoco principio non negoziabile di diritto naturale per il quale la vita umana è sacra, e va sempre salvaguardata dal concepimento alla morte naturale. Si può ancora fare. Molti, anzi i più, ancora lo fanno, come racconta ancora Tommaso Scandroglio nel suo intervento sulla Nuova Bussola Quotidiana in data 30_12_2022 a questo link https://lanuovabq.it/it/leutanasia-si-batte-con-la-speranza-la-conferma-dal-belgio. Questa modalità si mette sostanzialmente in pratica attraverso la civiltà dell'amore, alla quale ha accennato il nostro Presidente Adinolfi, la quale a sua volta si deve auspicabilmente estendere dalla famiglia alla società intera, tramite l'educazione del popolo, della quale il primo titolare è giustappunto la famiglia, secondo art. 30 della nostra Costituzione (vedi a questo link dal sito web Articolo 26  https://www.articolo26.it/liberta-di-educazione/, e non lo Stato. 

En passant, diciamo che da da questo principio vitale, che andrebbe a incidere positivamente anche sulle tante altre problematiche della nostra società malata, discende la necessità urgente del buono scuola a costo standard per allievo, da erogare ai genitori affinché vi sia per loro l'effettiva libertà di scelta educativa, anche dal punto di vista finanziario. Il buono scuola è però rimasto lettera morta dal 1948 fino ad oggi, poiché nessun Governo l'ha mai concesso alle famiglie italiane. Anche questo è un dato che fa molto riflettere, circa la sinergia fra poteri politici e istituzionali che non si dimostrano favorevoli alla vera libertà.   

Per tutto quanto sopra, saremmo molto dispiaciuti se rispondesse a verità quanto riportato da Fanpage, per cui il suicidio assistito sarebbe stato richiesto dai parenti dell'uomo di Piombino. Siamo rimasti altresì assai dispiaciuti dalle parole del dott. Malacarne, il quale avrebbe detto 

"...Io ho fatto un piano terapeutico, l'ho inviato di nuovo alla commissione dell'Asl che ha confermato che il malato sarebbe morto senza sofferenze e in modo dignitoso. Così è stato. Nel rispetto delle procedure. La famiglia ha fatto tutto alla perfezione, aspettando i tempi corretti. Non ha deviato di una virgola rispetto alle procedure". 

Quindi secondo questo ragionamento un uomo può ben essere aiutato a uccidersi, in palese violazione del diritto naturale e del Giuramento di Ippocrate, a condizione che si sia rispettata la procedura del diritto positivo, per il quale lo Stato-Leviatano di hobbesiana memoria schiaccia il cittadino, s'intende per il suo best interest, come abbiamo visto fare recentemente molte volte nel Regno Unito. E' esattamente il contrario di quello che noi intendiamo quando si dice, coma fa il dott. Malacarne, che “non possiamo abbandonare il malato quando soffre”. Non si deve eliminare un uomo come si fa con un cavallo azzoppato, altrimenti la nostra società diviene un inferno di angoscia, solitudine e disperazione, invece di essere il focolare della dignità dell'uomo e della civiltà dell'amore.

Da parte nostra, mentre seguitiamo a fare il possibile per sensibilizzare il nostro popolo affinché collabori a fermare l'onda mortifera che si innalza nel Paese, vi richiamiamo, ciascuno di voi nel suo proprio ruolo, alla vostra grave responsabilità". 

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Commenti 2
  • Francesco Marasco

    Liberi di credere, liberi di amare, liberi di vivere, liberi di morire.

    rispondi a Francesco Marasco
    ven 22 dicembre 2023 10:13
  • pier luigi tossani

    la civiltà dell'amore impone che i sofferenti siano sostenuti e accuditi fino alla morte naturale. Senno' l'amore non esiste, niente ha più senso, e tanto vale che uno si faccia suicidare per tempo, quando è ancora sano.

    rispondi a pier luigi tossani
    gio 28 dicembre 2023 06:41