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Il giardino di lungarno Colombo intitolato a Rossella Casini

Da ieri la studentessa fiorentina uccisa dalla n'drangheta nel 1981 ha il suo giardino. Non a caso vicino a quello intestato al giudice antimafia Antonino Caponnetto.

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La scopertura della targa La scopertura della targa © Comune di Firenze
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Proseguono come annunciato in più di un occasione le intitolazioni alle figure femminili dei nostri tempi. Una lacuna da colmare che vede Firenze purtroppo come molte altre città europeo con quote rosa per la toponomastica inferiore al 10%.

Da ieri Firenze ha il giardino Rossella Casini ed è un intitolazione pesante quella dei giardini del Lungarno Colombo per più di un motivo. La storia della studentessa fiorentina è una di quelle dimenticate, quasi sottaciute nell'epoca degli anni di piombo.
La collocazione di uno spazio a lei dedicato, peraltro vicina a Borgo La Croce dove abitava a due passi da Piazza Beccaria, è nei giardini del lungarno accanto a quelli intestati al magistrato antimafia Antonino Caponnetto proseguendo idealmente una narrazione della legalità e dell'antimafia.

Rossella Casini fu rapita, violentata, fatta a pezzi e gettata nella tonnara di Palmi colpevole di essersi innamorata di un uomo sbagliato. Da ieri mattina il giardino di lungarno Colombo porta il suo nome.
La cerimonia d'intitolazione si è svolta alla presenza della vicesindaca e assessora alla toponomastica Cristina Giachi, del Presidente del consiglio regionale Eugenio Giani, del Presidente del consiglio comunale Luca Milani, della Vicepresidente Maria Federica Giuliani, del Presidente del Quartiere 2 Michele Pierguidi e di don Andrea Bigalli, referente per la Toscana di 'Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”,

Rossella Casini viveva a Firenze con i genitori e si era innamorata di Francesco Frisina, uno giovane calabrese che era venuto nella nostra città per studiare economia e che apparteneva a una famiglia mafiosa.
Il 4 luglio 1979 il padre di Francesco, Domenico Frisina, fu ucciso in un agguato di mafia. Il 9 dicembre successivo anche Francesco fu ferito. Rossella si precipitò a Palmi, riuscì a far trasferire il fidanzato alla neurochirurgia di Careggi e durante la convalescenza lo convinse a rompere la legge dell' omertà e a svelare le trame della faida che insanguinava la sua famiglia.

Raccontò tutto al pm di Firenze Francesco Fleury, che trasmise gli atti alla procura di Palmi. Con questo gesto coraggioso la giovane firmò la sua condanna a morte. Il 22 febbraio 1981, pochi giorni prima dell' apertura del processo sulla faida fra le famiglie Gallico-Frisina e Parrello-Condello, scomparve nel nulla.
Tredici anni più tardi un pentito dichiarò che era stata sequestrata e uccisa su mandato dalla cognata. Il processo ai suoi carnefici si concluse nel 2006 con l'assoluzione di tutti gli imputati.

La storia di Rossella è stata ricostruita grazie al lavoro e alla passione civile di due giornaliste, Franca Selvatici de la Repubblica e Francesca Chirico (che nel 2013 le ha dedicato un suo libro dal titolo 'Donne ribelli in terra di 'ndrangheta'), e all'impegno dell'associazione Libera.
“Abbiamo intitolato un bellissimo giardino a Rossella Casini, vittima della 'ndrangheta e medaglia d'oro al valore civile – ha sottolineato la vicesindaca Giachi – perché sia un segno, per tante ragazze e ragazzi, che la mafia si sconfigge nella propria cultura, nel proprio mondo, nei propri affetti. A quell'epoca, probabilmente, Rossella non aveva una cultura dell'antimafia ma possedeva un chiaro esempio della distinzione tra ciò che era bene e ciò che era male. Per questo cercò di salvare in ogni modo colui che amava dalla logica familista e mafiosa. Il suo fu anche un omicidio di genere perché furono donne a decretarne la fine”. “Quello di Rossella – ha concluso – rimane un segno per tutto noi dell'operare feriale, nella vita di tutti i giorni, del senso della giustizia e dell'onestà”

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