23 MAR 2025
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Rossi si candida alla segreteria del Pd: aperta la sfida a Renzi

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Rossi si candida alla segreteria del Pd: aperta la sfida a Renzi Rossi si candida alla segreteria del Pd: aperta la sfida a Renzi © n.c.
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«Stasera (22 febbraio) a Pontedera, che è casa mia, annuncio ufficialmente che mi candiderò alla segreteria nazionale del Pd e quindi lavorerò per raccogliere le firme necessarie per farlo». Con queste parole, dal comune natale in provincia di Pisa, Enrico Rossi, attuale Presidente della regione Toscana, scende in campo con obiettivo dichiarato – più o meno intuibile negli ultimi mesi - di affermarsi nel panorama politico italiano. «La mia sarà una candidatura alternativa a Renzi, ma con l'ambizione di superare la dinamica tra renziani e antirenziani. Per questo mi definisco convintamente rossiano». E un rossiano di ferro: da tempo, infatti, sostiene a gran voce la necessità per il Pd di scindere nettamente la figura del Presidente del consiglio in carica da quella del segretario di partito. «Quello che mi sento di assicurare fin da ora è che non farò danni al Pd, perché penso che in un partito plurale come il nostro si possa esprimere le proprie opinioni anche senza dover poi portare via il pallone con il quale si gioca». E ancora: «Ho espresso le mie idee: ho sentito il dovere di candidarmi e di provare a superare certe divisioni mettendo in campo una proposta politica alternativa che non è contro nessuno». Attacco a Renzi? A parole, per non accendere fuochi di rivolta, no: nei fatti invece sì. Anche se non viene messa in discussione la preminenza nel partito dell’ex sindaco di Firenze. D’altronde, fu proprio Renzi a sostenere Rossi come miglior candidato alla presidenza della Regione. Tanto che, nonostante quest'ultimo si fosse schierato nelle ultime primarie con Pierluigi Bersani, tra i due si avviò un rapporto di collaborazione. Poi, però, lo stesso Rossi ha cominciato ad esporsi più direttamente su temi si rilevanza nazionale: e non sempre con esternazioni coincidenti alle scelte di Palazzo Chigi (un esempio, sulla probabile intesa del Governo con Ncd per la questione del DDl Cirinnà, a cui si è opposto senza troppi complimenti: «Errore clamoroso l’ipotesi di un accordo con Alfano»). Ora, comunque, da «comunista democratico» quale si definisce, ha sciolto ogni riserva. Tiepida, se non ostile l’accoglienza dell’ambiente regionale attorno la decisione resa pubblica. Come appare chiaro dal commento del segretario regionale Pd, Dario Parrini: «Enrico lo vedo un po’ sottotono, senza un chiaro progetto politico: isolato più che autonomo». L’appuntamento sarà, a meno di modifiche, per il 2017: prima dei regolari tempi previsti, ma dopo  il referendum sulle riforme costituzionali fissato ad ottobre di quest’anno. Su cui Renzi, per sua ammissione, si gioca tutto.  

 

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