Sono stati presentati i restauri recentemente realizzati in San Miniato al Monte a Firenze, grazie al dono di Friends of Florence, la Fondazione americana che dal 1998 sostiene la conservazione del patrimonio fiorentino e toscano, grazie ai suoi donatori che da tutto il mondo quotidianamente hanno a cuore il futuro di questi capolavori.
L’intervento è stato realizzato sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le Province di Pistoia e Prato, da un team di restauratori e professionisti della diagnostica e della conservazione.
Il restauro ha interessato più parti dell’Abbazia: l’abside con i suoi marmi e il mosaico nel catino, l’altare e il Cristo Crocefisso di terracotta invetriata, il Pulpito e la Transenna, il Busto reliquiario di San Miniato, quest’ultimo vincitore della V edizione del Premio Friends of Florence Salone dell’Arte e del Restauro di Firenze organizzato dalla Fondazione in collaborazione con il Salone omonimo.
"Come è ineffabile lo stupore generato dalla contemplazione della bellezza del mosaico bizantino e degli altri preziosi apparati in marmo che anticipano qui in terra qualcosa dello splendore della Gerusalemme Celeste, così è davvero altrettanto difficile per noi trovare sillabe adeguate per esprimere la gioia, la gratitudine e l'ammirazione della intera comunità monastica di San Miniato al Monte di fronte al concorso di amore, competenza, dedizione e soprattutto disinteressata generosità che hanno reso possibile l'impresa condotta adesso a termine, sotto lo sguardo scrupoloso e partecipe della Sovrintendenza fiorentina e in particolare della dottoressa Maria Maugeri, da maestranze che con insonne passione hanno restituito questo capitolo fondamentale dell'arte e dell'architettura di Toscana al suo sorgivo nitore, afferma l’Abate di San Miniato al Monte Padre Bernardo Gianni che così continua. Desiderio ringraziare in modo tutto speciale e con perenne e orante memoria l'impegno straordinario e costante dei Friends of Florence per la salvaguardia del patrimonio millenario di San Miniato al Monte e, con una intensità tutta speciale, quello davvero eccezionale della famiglia Simon che dona a Firenze e al mondo intero tanta ritrovata meraviglia”.
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“San Miniato è da sempre nel cuore di Friends of Florence: è di pochi anni fa il sostegno ai restauri del Tempietto e della Cappella del Cardinal di Portogallo - sottolinea la Presidente di Friends of Florence Simonetta Brandolini d’Adda - questi nuovi interventi permettono di apprezzare e vivere nel profondo la bellezza che l’Abbazia dona a chi vi entra per pregare, per conoscere, per ammirare. I restauri consentono di restituire alla comunità di tutto il mondo, un patrimonio d’inestimabile valore fatto di dettagli che finalmente tornano visibili e arricchiscono una narrazione che potrà essere raccontata per gli anni a venire. Ringrazio a nome della nostra fondazione la Dott.ssa Maria Maugeri funzionaria della Soprintendenza ABAP di Firenze che ha diretto i lavori, l’Abate Padre Bernardo Gianni e la Comunità dei monaci di San Miniato al Monte per aver accolto l’intervento di restauro, e tutto il team di restauratori che sono intervenuti sulle opere assicurando a tutti noi e alle future generazioni di persone la fruizione di questi capolavori. E infine un grazie speciale va alla nostra consigliera Stacy Simon che ha scelto di sostenere il restauro in memoria di suo marito Bruce: è proprio attraverso il suo dono che abbiamo potuto realizzare l’intero progetto di restauro”.
“Un intervento minuzioso e approfondito che ha richiesto grande impegno e passione: poter ammirare in tutta la sua bellezza queste parti restaurate dell’Abbazia è un vero e proprio dono alla città e questo è il risultato straordinario di un grande lavoro di squadra. – sottolinea la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini – Non possiamo che dire grazie a Friends of Florence che da sempre sostiene il patrimonio artistico e monumentale fiorentino. Un esempio di generosità, cittadinanza attiva, amore per Firenze e per l’arte e la cultura”.
"Il restauro ci permette di apprezzare molto di più e meglio l'intera area presbiteriale, lo spazio sacro della preghiera riservato alle celebrazioni e ai monaci, sopraelevato dall'aula e ricchissimo di opere insigni. – afferma la Soprintendente Antonella Ranaldi - Le transenne, il pulpito, il Crocefisso, il Busto di San Miniato, gli affreschi e gli splendidi mosaici sono stati restaurati e studiati da eccellenti specialisti. Nel mosaico si sono riconosciute le parti originali dove grandeggia proprio il volto di Cristo, risalente al 1270 circa, dai rifacimenti e restauri successivi tra cui quelli estesi ottocenteschi. Inoltre si può apprezzare la varietà dei materiali, le modalità di esecuzione di artisti e maestranze. Sono opere che erano corali e tornano a essere corali nel restauro compiuto, grazie al contributo di specialisti eccellenti e all'attenzione e alla generosità di Friends of Florence che conferma qui in San Miniato il suo amore per Firenze. Grazie"
Lo stato di conservazione delle opere
Prima del restauro le opere si trovavano in differenti stati conservativi: se pulpito e transenna quest’ultima con le pitture murali sul retro, pur essendo in discrete condizioni erano coperti da depositi coerenti e incoerenti, l’altare presentava un’alterazione piuttosto estesa in corrispondenza della cornice marcapiano, degli archi e della zoccolatura che appoggia sul sedile di marmo. Il Cristo Crocefisso oltre a un elevato strato di deposito atmosferico presentava vecchie integrazioni pittoriche sul perizoma e sulle braccia e aveva una mano totalmente staccata e sorretta da chiodi. Il mosaico del catino absidale, anch’esso coperto da depositi incoerenti e coerenti dovuti a polveri, depositi atmosferici e nero fumo che lo avevano opacizzato, era interessato da problematiche sia strutturali come lesioni e difetti di adesione degli intonaci, sia superficiali come sollevamenti di singole tessere e strati più superficiali del mosaico. La decorazione in alcune zone si presentava molto disordinata a causa di numerose stuccature alterate e debordanti e di estese ridipinture. Infine anche il busto reliquiario si presentava in uno stato conservativo compromesso sia per i materiali costitutivi del supporto - segnato da alcune rotture - sia per la policromia interessata da ridipinture e da numerosi sollevamenti del colore e della doratura.
Il restauro
L’intero lavoro è durato circa un anno, fra analisi sullo stato di conservazione, studio sulle tecniche esecutive di ciascun’opera, prove e pulitura, stuccature e ritocchi. Il team di restauratori ha lavorato in profonda sinergia, nel pieno rispetto dell’Abbazia e della comunità di monaci benedettini che la vive quotidianamente, consapevoli che prima di tutto San Miniato al Monte è un luogo di spiritualità e che la cultura è e deve continuare a esserne a supporto e a servizio. Ed è in quest’ottica che il restauro di ciascuna opera non è soltanto servito a conservare le superfici, ma è stato propizio per assicurarne la leggibilità, la fruibilità e per studiarne gli aspetti tecnici e storico-artistici.