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San Pellegrino una comunità ignorata da 30 anni. Sul CAS nessuna risposta da Sindaco e Prefetto

Cittadini ancora senza risposte sul CAS, nuova assemblea pubblica il 27 gennaio

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San Pellegrino San Pellegrino © nc
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A oltre due mesi dalla promessa del sindaco Buti di incontrare il Prefetto per chiarimenti sul CAS di San Pellegrino, la comunità lamenta l'assenza di risposte. Secondo i cittadini di San Pellegrino il primo cittadino evita di affrontare il tema, lunedì 27 gennaio alle 17:30 è in programma una seconda assemblea pubblica per discutere il futuro della frazione e delle problematiche legate al centro di accoglienza straordinario. Ecco la lettera inviata in redaizone.

Dopo oltre due mesi dalla promessa del sindaco Buti di portare una delegazione di noi cittadini di San Pellegrino dal Prefetto per chiedere chiarimenti in merito all’apertura del CAS di San Pellegrino, il nostro primo cittadino ad oggi 22 gennaio 2025 non solo non ci ha ancora convocati per darci una data, ma si rifiuta di rispondere alle nostre telefonate. Il 7 novembre eravamo presenti  alla seduta del Consiglio Comunale durante la quale il gruppo di opposizione presentava una mozione atta ad impegnare l’amministrazione comunale ad attivarsi per monitorare la gestione del CAS e trovare le soluzioni utili alla convivenza sociale.

Purtroppo la seduta è sfociata in uno squallido e triste scontro di bassa politica, nel quale invece di trovarci di fronte a persone che dovrebbero rappresentarci e tutelarci, ci siamo trovati ad ascoltare prima l’assessore alla sanità che per l’ennesima volta ci ha rievocato la "storiella” che il Comune non ha nessuna responsabilità sul CAS, poi il Sindaco che ha ribadito che San Pellegrino non è il posto adatto ad un CAS senza però essersi mobilitato in nessun modo per provare le sue affermazioni, e l’opposizione  che, nonostante la disponibilità ad ascoltare i problemi di noi abitanti presentando una mozione, ha però ceduto alle provocazioni della maggioranza non riuscendo per l’ennesima volta a trovare una collaborazione attiva con il Sindaco.

Vorremmo ricordare ai nostri politici che vi sono norme che regolano i centri di accoglienza straordinari, che senz’altro sono decisi dal Prefetto che è un’Autorità Superiore, come sostiene il consigliere Di Meo, ma le stesse norme indicano nel Sindaco del Comune dove il CAS deve essere aperto, come la figura che ne approva l’apertura nel proprio territorio e che controlla insieme a Prefetto, ASL, Vigili del Fuoco, che il luogo e l’immobile siano in possesso dei requisiti previsti dalla stessa legge (n.142/2015).

Perché allora ancora oggi il Sindaco dichiara di non aver dato la sua approvazione, anzi addirittura di non essere stato neppure avvisato dalla Prefettura, e continua a ribadire ai cittadini di ritenere San Pellegrino un luogo non adatto, ma il CAS è aperto da 2 anni e 8 mesi? 

Troviamo molte contraddizioni nell’atteggiamento della Giunta e non comprendiamo il continuo evitare l’argomento da parte della politica e dalle Istituzioni. Perchè invece di darci delle risposte si continua a sviare l’argomento ogni volta che viene messo in risalto?

Se il CAS di San Pellegrino ha i requisiti per restare aperto perché né il  Prefetto né il Sindaco rispondono alle nostre richieste?

Forse i nostri problemi di convivenza e socializzazione valgono meno degli interessi economici e politici dei proprietari, dei gestori e dei politici locali?

Certo anche questa volta siamo poche persone che lottano, come ai tempi della TAV quando il fango ricopriva le strade e riempiva le case di noi abitanti, ma anche allora c’era chi si arricchiva fregandosene dei disagi degli altri. Abbiamo avuto disagi continui negli ultimi 30 anni e la nostra frazione continua ad essere sfruttata come una zona senza regole, come se qui tutto fosse permesso. Gli assistenti sociali inviano persone disagiate qui, dove non ci sono servizi, un paziente psichiatrico che finchè non ha dato fuoco alla casa non è stato spostato nonostante le numerose denunce, famiglie con problemi sociali senza mezzi di trasporto, tutte persone compresi gli ospiti del CAS, bisognose di aiuto e di servizi vicini che si trovano a dover camminare a piedi o in bicicletta lungo la strada provinciale per spostarsi a Firenzuola.

Veniamo trattati con indifferenza e questo è ingiusto sia verso di noi che verso tutte queste persone che vengono “nascoste” qui senza spiegazioni e senza progetti di inserimento.

Ogni volta che chiediamo aiuto i nostri problemi vengono minimizzati e non viene compreso che se stiamo cercando di portare alla luce i problemi della nostra comunità è perchè chi dovrebbe seguirli nel processo di integrazione li lascia a San Pellegrino “parcheggiati” e isolati, approfittando della  nostra benevolenza e di quella dei volontari che li aiutano donando tempo risorse e  impegno ad educarli e ad insegnargli la nostra lingua. Così mentre noi passiamo per intolleranti,  chi fa i propri interessi economici e politici sopra questa povera gente continua a guadagnare soldi e consensi. 

Noi crediamo che non sia comprandogli biciclette, abiti, biglietti per gli autobus che si risolvono i loro problemi, ma con azioni verso chi li tiene in un luogo inadatto lontano dai servizi di cui necessitano.

Crediamo che dovrebbe essere il Comune a spaccare il meccanismo e creare un vero progetto insieme alla Prefettura, alle associazioni del luogo, alle imprese per l’inserimento al lavoro e tutta la cittadinanza, distribuendo i profughi in modo proporzionale in tutto il comune, in luoghi dove i processi di integrazione possano essere fatti e dove ci siano i trasporti adeguate alle esigenze di spostamento, invece che nell’unica frazione priva di centri sociali, dove solamente l’albergo ristorante Iolanda ha interesse a tenere aperto un CAS.

Essere solidali con il CAS per noi significa creare un progetto che preveda la gestione dei migranti se non con un centro comunale, almeno con un progetto di integrazione che implichi l’insegnamento dell’educazione e delle regole civili del nostro paese, e il produrre un aiuto nella società dove vivono. Senza un progetto di questo tipo per i profughi il CAS sarà solamente un luogo dove dormire e mangiare senza sentirsi di dover dare niente in cambio.

Questo è il motivo per cui noi cittadini di San Pellegrino ci stiamo muovendo nell’interesse di tutta la comunità, per noi e per i ragazzi del CAS che vengono costantemente inviati in un luogo inidoneo ad ottenere i servizi e i permessi di cui hanno bisogno. Come abbiamo fatto da oltre due anni e mezzo ad oggi, continueremo ad essere i vicini del CAS, ma non faremo finta di essere felici di vivere in questo piccolo paese che non sembra più essere il nostro, perché San Pellegrino esisteva già come comunità di persone nate, vissute nel luogo, con la loro storia e le loro abitudini. 

La nostra comunità si è trovata ad accogliere 50-55 profughi provenienti da ogni parte del mondo senza nessun tipo di avvertimento, per imposizione dei proprietari e dei gestori dell’albergo Iolanda, senza alcuna preparazione o rassicurazione in merito allo svolgimento del processo di integrazione né da parte della Prefettura, né da parte del Sindaco che avrebbe avuto l’autorità anche di contrastarne l’apertura.

San Pellegrino era un luogo tranquillo, pulito, di passaggio, che l’estate si popolava di villeggianti e di turisti che venivano a balneare nel fiume, a mangiare le buonissime ficattole del ristorante a tutte le ore, e invece adesso è un luogo senza identità. Chi passa vede solo persone di varie nazionalità sedute sotto gli alberi, ai lati della strada, lungo il fiume, ai giardini pubblici, e il ristorante, ridotto ormai ad una tendopoli (con tende e panni stesi ovunque) che apre solamente pochi giorni anche in estate.

La gente del posto non va più al fiume e neanche alla messa la domenica, i proprietari delle case di villeggiatura le tengono vuote e quelli che vorrebbero venderle non trovano acquirenti. In tutto questo tempo trascorso sono cambiati i gestori del CAS, prima la Coop. Aurora, poi il Commissariamento, poi la Croce Rossa e da poco la Misericordia, ma per noi niente è cambiato.

Le Prefetture in tutta Italia pare stiano inviando i profughi in piccoli paesi con pochi abitanti, forse perché credono che le piccole comunità di campagna non abbiano la forza di reagire e molto spesso chi ha un immmobile da locare in queste zone approfitta della soluzione CAS per pagarsi le spese senza grandi impegni visto che i CAS hanno poi dei gestori esterni.

Anche nel nostro caso ci troviamo chiaramente di fronte a questa situazione, scaturita dalla scelta dei proprietari e dei gestori dell'Albergo Ristorante Iolanda, che non abitano a San Pellegrino e che hanno deciso di assicurarsi entrate sicure con il minimo sforzo a scapito però di chi invece a San Pellegrino ci abita ogni giorno. Noi però non siamo disposti a tollerare che altri decidano di distruggere la nostra identità, le nostre abitudini e i nostri luoghi, per loro scopi economici speculando sulla vita delle persone.

Questo non può e non deve essere il futuro del nostro paese e se non verrà creato un progetto per tutta la comunità, noi chiederemo  che il CAS venga chiuso o ridimensionato con al massimo il 10% di profughi rispetto agli abitanti. 

La Costituzione Italiana garantisce il diritto alla salute, intesa sia come diritto individuale alle cure, sia come salute sociale dei cittadini implicando la capacità di formare relazioni interpersonali soddisfacenti, adattandosi alle diverse situazioni sociali in modo appropriato. Questo è uno dei tanti diritti che a San Pellegrino non è stato rispettato e non può esserci negato. Abbiamo inviato il nostro esposto al Prefetto il 22 novembre scorso e siamo ancora in attesa di un riscontro, ma siamo pronti ad altre azioni in caso non lo ricevessimo.   

Ci prepareremo ad inviare una formale istanza di accesso agli atti come previsto dalla legislazione italiana (L. 241/90) sia alla Prefettura, che al Comune di Firenzuola, che all’ASL territoriale, che ai Vigili del Fuoco, come autorità ed enti interessati alla valutazione dei requisiti della struttura e del luogo di insediamento del  CAS oltreché responsabili anche della  tutela della salute e della sicurezza pubblica dei cittadini, motivando la nostra richiesta per la violazione del nostro diritto alla salute come  parte interessata ad un radicale cambiamento sociale e culturale della comunità in cui viviamo, e come concittadini degli ospiti del CAS che hanno diritto per legge ad essere sottoposti ai necessari controlli, cure e vaccini per convivere serenamente nel nostro paese.  

Proseguiremo con altre iniziative per tutelarci non solo come cittadini, ma per tutelare il luogo in cui viviamo e la nostra comunità che ha subito negli anni troppe scelte senza essere mai ascoltata.

Gruppo di Cittadini per la difesa di San Pellegrino
 

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