La prestigiosa accademia della lingua italiana che ha sede nella bellissima villa medicea di Castello alla vigilia del via del Festival di Sanremo 2024 sale in cattedra offrendo una suo interessante spaccato sulla lingua italiana nella musica contemporanea.
Lo fa grazie agli approfondimenti dell'accademico Lorenzo Coveri che alla vigilia della kermesse più amata della musica regala la sua analisi sui testi delle canzoni in gara mettendo in luce la notevole evoluzione del linguaggio dei testi dei brani, influenzato in modo significativo dalle scelte del direttore artistico Amadeus che anche quest'anno porta sul palco del teatro Ariston una presenza di stili musicali molto vari e di artisti giovani.
Coveri, impegnato nell’esame dei testi del festival, ha assegnato i suoi voti simbolici ai brani. Angelina Mango e i Negramaro sbaragliano tutta la concorrenza raggiungendo il punteggio massimo di 9/10, mentre artisti come Dargen D’Amico, Diodato, Fiorella Mannoia, Gazzelle e Ghali hanno ottenuto un rispettabile 8.
Queste valutazioni, pur essendo un ‘gioco’ basato solo sulla lettura dei testi secondo il professore, riflettono la qualità linguistica e la creatività attuale.
"Il linguaggio delle canzoni di quest’anno ha mostrato alcune novità interessanti, come l’uso crescente della ‘dislocazione’ e del ‘che’ polivalente.
Tuttavia, alcune forme tradizionali della grammatica canzonettistica, come monosillabi e parole tronche in rima, persistono.
L'intervista all'accademico della Crusca realizzato dall'amico e collega Edoardo Semolla per il Corriere Fiorentino regala spunti davvero interessanti che servono a inquadrare il linguaggio mdoerno.
"Nei testi c’è 13 volte la parola “amore”, 8 volte “vita”, 7 “cuore” e “mondo”, 4 “giorno” e 4 “notte”. La faccia lessicale di questo Festival di Sanremo è in media con il passato.
Insomma, non è cambiato granché. Pare quasi che abbiano consultato il nostro database sulle parole ricorrenti" afferma non senza una punta d'ironia.
Vale la pena sottolineare che peraltro il professor Lorenzo Coveri già docente di linguistica italiana all’Università di Genova, negli anni si è specializzato proprio nel festival, intorno al quale propone schede e pagelle quotidiane sui social dell’Accademia.
Approfondiamo la sua analisi dei testi.
L'Accademia della Crusca le canzoni del festival, forse non tutti lo sanno, le ha contate e archiviate una per una: sono 2122, dal 1951 a oggi.
"Fa piacere scoprire che Annalisa con la sua Sinceramente si smarca dai termini più abusati: era dai tempi di Faletti con il suo Signor Tenente che qualcuno non usava l’avverbio “sinceramente” in un brano di Sanremo. Lei addirittura nel titolo".
La statistica parla chiaro: "La parola amore si trova nel 49,7% delle canzoni, è di gran lunga la più usata di sempre nel lessico canzonettistico. Gli avverbi in generale sono i meno diffusi. Su 2122 in totale, sono 1052 quelle con la parola amore, il podio si compone con le 688 vita, poi cuore, cuori, mondo, giorno, notte appunto. Come sempre, anche quest’anno".
Gli unici toscani in gara quest'anno sono gli empolesi Bnkr44. "Governo punk, sì. Anche se non si parla di politica affatto.
C’è pochissima politica in questo festival. Il loro punk è una rivisitazione in salsa toscana, goliardica e ironica, del movimento di controcultura che fu e della parola coniata nientemeno che da Shakespeare come sinonimo di prostituta.
Di trasgressione rimangono solo i giochi di parole. Gli do 7 come voto.
Ci sono cose divertenti come “dammi la metà di un cachet da star” o le immagini geniali relative alla toilette del mattino, i denti lavati col gin e il pettinarsi con la pistola".
Le primedonne Annalisa e Loredana Bertè regalano sorprese.
"L’unica provocazione può venire dalla Bertè, che è anche l’unica rappresentante della quota rock e la più anziana della truppa.
Il testo di Annalisa ha autori interessanti come Davide Simonetta che ha scritto 4 canzoni di questa edizione, e il figlio di Antonacci nipote di Gianni Morandi.
Il suo testo è in un italiano medio-semplice senza trasgressioni. Le darei un 6. Come molti altri indugia in citazioni da canzoni del passato: quando dice 4 volte “quando quando quando quando” ci ricorda Toni Renis nel 1956".
Insomma come sono i testi e il linguaggio di questa edizione?
"C’è al solito tanto amore, quasi mai felice, spesso finito, se non addirittura tossico. E tante riflessioni su se stessi: darsi coraggio da sé, riuscire, la volontà.
È stato il Covid a lasciare questa traccia. In questo senso è interessante BigMama che parla di bullismo e racconta il suo essere emarginata perché grassa, donna e lesbica.
Ma gli unici che affrontano temi al di fuori dall’esperienza personale sono Dargen D’Amico che parla di migranti e Ghali con l’immagine delle bombe negli ospedali. Anche Fiorella Mannoia ha un testo importante".
Sarà un festival linguisticamente in equilibrio fra tradizione e innovazione.
"C’è equilibrio. Nessuna rottura decisa con la tradizione, a usare parole auliche e sentimentali sono solo due, ma in modo pessimo.
Mi riferisco a Il Volo, a cui do 4, un testo veramente povero, e me lo aspettavo.
Ancora peggio il rapper Il Tre che usa immagini agghiaccianti, che fanno ridere: le tue pupille sembrano pallottole, pensieri che alzano la voce, vuol essere poetico ma poi “potevi pure mandarmi a fanculo”. A Il Tre si capisce che voto avrei voluto dare, come il suo nome. La sua è decisamente la canzone più brutta.
Tutti gli altri sono nel solco del recupero del linguaggio parlato".
Linguisticamente sulla vetta linguisticamente più elevata il professore non ha dubbi con non gli ha avuti per il punto più basso.
"L’unico 9 che ho dato è ad Angelina Mango: la sua “Noia” rispetto a quella di Califano ha un’accezione positiva ed è originale e notevole il paragone con la “cumbia”, parola mai stata usata prima d’ora. Come la “corona di spine come dress code per la mia festa” tra il kitsch e il sublime. E poi cita Troisi e Vecchioni. Tanta roba".
Fra le curiosità si segnala il testo di Mannoia di cui il Prof ammette di essere un fan. "Mi sono messo a studiare la sua Mariposa.
Tutti sanno che in spagnolo vuol dire farfalla, come anche in sardo. Le sue farfalle col fucile sono le sorelle dominicane Mirabal che hanno combattuto la dittatura di Trujillo e furono uccise il 25 novembre 1960, data poi scelta come giornata contro la violenza sulle donne.
Fiorella Mannoia però un po' lo delude nel proporre una “correzione” di rotta rispetto al suo classico Quello che le donne non dicono, con quel “sono negazione e orgasmo”. Parlo di delusione perché un testo così severo e importante, eccede nel tono predicatorio e non si mette al riparo dalla retorica".