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Sollicciano, si toglie la vita a 20 anni: rivolta e fiamme in carcere

Forze dell’ordine a presidio dell’edificio. Alcuni ospiti avrebbero dato fuoco a materiali all’interno delle celle scatenando il caos.

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Il carcere di Sollicciano Il carcere di Sollicciano © OkNews24
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Caos nel carcere di Sollicciano a Firenze. I detenuti sarebbero in rivolta dopo il suicidio di un 20enne avvenuto nel pomeriggio di giovedì 4 luglio. Le forti proteste hanno coinvolto i detenuti di due sezioni.

Durante le proteste sono state appiccate delle fiamme, richiedendo l'intervento dei vigili del fuoco. Una cinquantina di detenuti aveva infatti presentato un esposto alla procura denunciando la presenza di cimici e la mancanza di acqua.

Sarebbero coinvolti nelle proteste circa quaranta detenuti. La prefettura ha attivato un piano di sicurezza esterno, mentre la direzione del carcere ha formato un’unità di crisi.

Polizia e Carabinieri sono posizionati all’esterno della struttura, e i vigili del fuoco, presenti con diverse squadre, attendono di poter entrare in sicurezza. È stato allertato anche il servizio di emergenza 118. La situazione è monitorata attentamente e finora non si registrano feriti tra detenuti e polizia penitenziaria. Le fiamme sono state spente intorno alle ore 20.30 e attualmente è in corso la ricerca di un detenuto che, durante la protesta, è salito sul tetto del penitenziario  

Subito sul posto si è recato Mirko Dormentoni, presidente del Quartiere 4 subito sul posto: "Non può andare avanti così." dichiara ai colleghi di Firenze Today. 
"La situazione è grave e le proteste dei carcerati sono comprensibli perché è successa l'ennesima tragedia.
Un ragazzo di venti anni si è tolto la vita, la situazione carceraria a Sollicciano come in tante altre carceri in Italia è davvero insostenibile, non è assolutamente vicino alla funzione che la Costituzione dà al carcere, quella della riabilitazione.
Qui ci sono problemi strutturali di fondo, c'è stata un'emergenza idrica. Noi con Comune e Regione portiamo servizi sociali e sanitari, la biblioteca, lo sport, ma qui non hanno acqua, sono troppi i detenuti e sono troppi pochi gli educatori e gli agenti di polizia penitenziaria.
Quindi qui è tutto da rifare, è una situazione che non può andare avanti così. È un pezzo di città e le persone ci muoiono dentro".


Intanto apprendiamo che domani venerdi 5 luglio la mattina alle ore 11:30, Luca Maggiora presidente della Camera penale e il garante dei detenuti di Firenze Eros Cruccolini ,faranno una conferenza stampa fuori dai cancelli di Sollicciano.

Solo poche ore prima Dmitrij Palagi (Sinistra Progetto Comune) e Massimo Lensi (Associazione Progetto Firenze) avevano affrontato l'argomento.  "Molto si potrebbe fare, a partire dalla prima seduta del Consiglio comunale. I fatti accaduti nel carcere di Sollicciano non dicono niente di nuovo alla città. Acqua in sezione a singhiozzi, insetti vampiri e ascensori rotti rappresentano da anni la normalità conosciuta e rimossa. Si notano più in questi giorni soltanto perché è estate. 
La prevenzione dei reati a Firenze è inesistente, e il tema della sicurezza repressiva ha rappresentato anche nella campagna elettorale ormai alle spalle il tema principale del dibattito politico. La città turistica, in preda al più fenomenale consumo di territorio e identità della sua lunga storia, non sa rispondere adeguatamente alle realtà della marginalità urbana. La carcerazione è l’unica risposta: si spazza rudemente la città e i “rifiuti umani” finiscono in una discarica sociale, appunto, com’è il nostro carcere. Sollicciano, infatti, è pieno di marginalità e umanità dimenticata, di detenuti stranieri che, per il ministro Nordio, dovrebbero essere estradati nei loro paesi di origine per fare spazio ad altri nuovi reclusi, meglio se italiani naturalmente. 

Che cosa si può fare? Molto, subito e in prospettiva. 

Nell’immediato: invitare, ad esempio, le associazioni del volontariato carcerario di Firenze a farsi carico di un surplus straordinario di presenze a Sollicciano durante il periodo estivo; invitare la neo-Sindaca Funaro ad approvare velocemente un piano straordinario di aiuti e solidarietà per le detenute e i detenuti dell’Istituto, che provveda anche a consegnare frigoriferi e ventilatori alla direzione per le sezioni in difficoltà, avviare con Publiacqua un piano d’intervento straordinario per normalizzare il problema della mancanza di acqua in istituto. Piccole cose ma essenziali. Sono temi da sollevare già alla prima seduta del Consiglio comunale, arrivando a votare la figura di Garante delle persone private di libertà prima della sospensione delle attività estiva.

In prospettiva: iniziare a costruire piani di prevenzione sociale per la sicurezza in forma diversa dalla mera repressione disciplinare; avviare una riflessione a partire dal fallimento della pena retributiva con funzione rieducativa per arrivare a sviluppare una diversa articolazione della punizione in grado di essere utile a tutti, al reo, alle vittime e alla società.

È inutile girare attorno al problema senza avere un’idea guida, che oggi non può altro che essere rappresentata da un nuovo concetto di pena e dalla forza incisiva della prevenzione sociale per la sicurezza di una città e dei suoi cittadini. In una città, però, che sappia guardare a se stessa come spazio vitale e non lo subordini alla mercificazione del proprio modello di urbanizzazione. Non tutto è perduto, Firenze è stata la città della solidarietà: continui a esserlo anche in tempi di over-carcerazione per micro-reati”.

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