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Il figlio di Thomas Mann alla Traversa durante la guerra. Si presenta il suo libro

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Il figlio di Thomas Mann alla Traversa durante la guerra. Si presenta il suo libro Il figlio di Thomas Mann alla Traversa durante la guerra. Si presenta il suo libro © n.c.
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Sabato 14 Luglio alle 21 nell’Area Verde della Traversa (Firenzuola) presentazione del libro 'IL CAPPELLANO' di Klaus Mann. La sceneggiatura di un episodio (mai girato) di Paisà di Rossellini pubblicata per la prima volta a settantatre anni dalla sua stesura. Eccone la storia tracciata da Luciano Ardiccioni:

Il figlio del celebre scrittore Thomas Mann, anch’egli scrittore, si arruola nell’esercito degli Stati Uniti per combattere con le armi il nazismo Klaus Mann, il 13 marzo 1933, subito dopo la nomina di Hitler a cancelliere lascia la Germania. Frequenta gli esuli antinazisti in Europa; tra il 1937 e il 1938 partecipa, come giornalista, alla guerra civile di Spagna sostenendo la lotta armata dei repubblicani. Nel 1938, dopo la Conferenza di Monaco (con Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia), che favorisce lo smembramento della Cecoslovacchia da parte di Hitler, Klaus Mann  lascia l’Europa per gli Stati Uniti. All’inizio del 1942 chiede di arruolarsi nell’esercito americano per combattere con le armi il regime nazista. La sua richiesta viene accolta soltanto nel mese di dicembre e passa un anno, prima che Klaus venga inviato in Europa, il 24 dicembre. Arriva in Italia, al seguito della V Armata del generale Clark, con il grado di sergente, inserito nelle unità PWB (Psicological Warfare Branch – Sezione guerra psicologica) con il compito di scrivere volantini destinati alle truppe tedesche, scrivere discorsi in tedesco per la radio, partecipare agli interrogatori dei soldati tedeschi prigionieri. Nel novembre 1944, quando Clark decide di spostare il suo comando da Firenze alla Traversa (Firenzuola), anche Klaus Mann si trasferisce sull’Appennino dove rimane fino al febbraio 1945. In quei mesi Mann ha modo di vivere la drammatica situazione delle truppe alleate immerse nella nebbia, nella neve e nel fango e ha modo anche di conoscere la condizione della popolazione civile. Fra gennaio e febbraio del 1945 Klaus Mann compie due viaggi a Roma dove incontra alcuni intellettuali antifascisti fra i quali Ignazio Silone e Alberto Moravia, Mario Praz, Anna Magnani e Luchino Visconti. Sempre a Roma, dove si è trasferito per lavorare alla redazione di Stars and Stripes, il 28 luglio incontra Roberto Rossellini che lavora al progetto di un nuovo film, Paisà. Mann è coinvolto nel progetto e, alla fine di ottobre comincia a lavorare alla sceneggiatura di un nuovo episodio (The Chaplain) da inserire nel film. Ma i rapporti con Rossellini e con i suoi collaboratori si fanno tesi, l’episodio scritto da Mann non verrà mai girato. Il giorno di Natale del 1944 L’episodio si svolge in una sola giornata, il giorno di Natale del 1944, e ruota intorno a due personaggi: un cappellano militare americano (Frank Martin) e un giovane italiano diciottenne, gobbo e fascista (Ernesto Silotti). Klaus Mann è in una situazione molto particolare: tedesco, convintamente ostile al nazismo, omosessuale, simpatizzante per la sinistra, rifugiato negli Stati Uniti, arruolato volontario nell’esercito americano. Per questa sua condizione Mann riesce a esprimere una molteplicità di punti di vista e di approfondire le relazioni e i comportamenti di tutti i soggetti coinvolti in una fase drammatica della guerra. Il rapporto dell’autore con i personaggi di volta in volta sulla scena è decisamente “dinamico”. Mann è solidale con i suoi compagni d’arme che, rientrando dal fronte, “appaiono attoniti e apatici: alcuni sono addormentati, altri con lo sguardo perso nel nulla, tutti quanti immobili e silenziosi”. Ma subito dopo si irrigidisce quando tre americani sbeffeggiano un giovane della Traversa gobbo ma “dalle fattezze delicate e intelligenti”. Di nuovo in sintonia con i suoi commilitoni quando questi fanno ironie pesanti sui soldati inglesi che hanno bloccato il traffico militare sulla strada per prendersi il tè. E poi c’è il sermone di Natale del Cappellano Martin in cui Klaus Mann mette tutta la sua ostilità al nazismo, una dottrina e una politica che nascono da “odio, intolleranza, autocompiacimento, nazionalismo ottuso, culto della forza brutale”. Se il fascismo e il nazismo scaturiscono da “quelle cattive pulsioni e da quei cattivi princípi […] anch’essi vanno sconfitti! Lo so, soldati, è difficile combattere un nemico feroce e senza scrupoli senza odiarlo. Ma è possibile. Provateci. Provate a odiare ciò che è odioso nel vostro avversario: le sue idee empie, i suoi pregiudizi, i suoi istinti sadici. Ma non odiate l’uomo”. Klaus Mann sa benissimo che la posizione del cappellano, che lui condivide, non può essere accettata dalle gerarche militari. Il Generale che ha ascoltato il sermone avvicina il Cappellano e gli dice apertamente che non riesce a mandar giú il discorso sull’odio, un discorso che può avere un effetto sfavorevole sullo spirito combattivo dei soldati. Il Generale riceve i complimenti di un Colonnello: “Sono lieto che lei abbia parlato in quel modo, signore. Era necessario… davvero necessario. Ci sono certe cose che non si possono lasciar passare neppure a un cappellano. Per me quel suo sermone oggi aveva un tocco quasi… pacifista!”. Klaus Mann, oltre ad occuparsi delle vicende dell’esercito alleato, guarda con molta attenzione alla popolazione civile. “Gli abitanti del villaggio – per lo piú vecchi e bambini, tutti con il vestito della domenica, nero – se ne stanno ai lati della strada, a guardare le auto che passano. Non sono né ostili né ben disposti, solo stanchi, affamati, infreddoliti e vagamente impressionati dalla formidabile esibizione di potenza militare imbrattata di fango”. Per rafforzare il legame con la popolazione, o almeno con quella parte di essa piú sensibile alla funzione pastorale, il Cappellano Martin pensa di organizzare una festa di Natale per i bambini del villaggio. La casa scelta per la festa è quella del Podestà [figura inesistente alla Traversa, usata per indicare un personaggio autorevole], fuggito al nord al seguito dei tedeschi e dei repubblichini in ritirata. Nella casa abitano sua moglie, la Signora Silotti, e il loro figlio Ernesto, il giovane gobbo che abbiamo incontrato all’inizio, fortemente ostile alla presenza dei “nemici”: non li vuole incontrare e nemmeno vedere. “Bombardano le nostre chiese e poi predicano l’amore fraterno dal pulpito distrutto. Uccidono i nostri bambini e poi danno loro le caramelle. Continuano a parlare di tolleranza, e ridono, ridono… di uno storpio (la sua voce è soffocata dalle lacrime)”. Il Cappellano riesce a parlare con Ernesto nella sua stanza al primo piano, ma non ottiene nulla: la festa si farà al pianterreno senza la presenza di Ernesto. “I bambini cantano e danzano intorno al Cappellano e le Suore che gridano: ‘non cosí indiavolati, bambini!’, le madri che si afflosciano sulle loro sedie, esauste, la crocerossina esultante: ‘Ci stiamo divertendo un sacco!...’. DISSOLVENZA”. La festa e la sceneggiatura si chiudono in tragedia. Nell’episodio scritto da Klaus Mann non ci sono soldati tedeschi, non ci sono cecchini fascisti: il nemico è un ragazzo gobbo, certamente fanatico, potenzialmente pericoloso, che sente sulla propria pelle l’intolleranza per la propria deformità, per la propria diversità, prima che per la sua fedeltà al fascismo. “Gobbo!” gli gridano gli americani all’inizio dell’episodio, “Gobbo!” gli gridano ancora sparandogli nel tragico epilogo. Il cappellano Martin (come Klaus Man) crede che l’anima del giovane “storpio isterico” non meriti l’inferno: “Possa il signore essere indulgente con la sua povera anima. Dal suo viso si direbbe che abbia conosciuto l’inferno proprio qui, sulla terra”. La lunga gestazione del libro pubblicato da Pentagron Il testo The Chaplain è rimasto per decenni fra le carte dell’Archivio Klaus Mann presso la Biblioteca di Monaco, dove è stato ritrovato da Fredric Koll, che ha organizzato l’archivio. Kroll, anni fa, segnalò il dattiloscritto a Susanne Fritz – scrittrice e regista teatrale, compositrice, pianista e performer –. La Fritz, a sua volta, ha fatto conoscere il testo ad Alberto Gualandi, intellettuale bolognese. Gualandi ha chiesto a Pier Giorgio Ardeni di tradurre il testo dall’inglese e di proporne la pubblicazione alle edizioni Pendragon di Bologna. Era la primavera 2017. Nell’aprile di quest’anno il libro ha visto finalmente la luce. Il volume, oltre al testo di Mann, contiene alcuni interventi e saggi. Alberto Gualandi, Introduzione e nota biografica; Fredric Kroll, The Chaplain. La collaborazione tra Klaus Mann e Roberto Rossellini al film Paisà; Susanne Fritz, Vincere la pace. Klaus Mann scrittore combattente; Lorenzo Bonosi, L’esilio irrisolto. Sul disagio di Klaus Mann nella Germania post-bellica; Pier Giorgio Ardeni, Passo della Futa, Natale 1944. Luoghi e avvenimenti lungo la linea d’inverno in The Chaplain di Klaus Mann. Ardeni, traduttore e curatore del volume, ha ricostruito in maniera analitica una mappa dei luoghi e degli spostamenti di Klaus Mann durante la guerra e il suo rapporto con Rossellini, ma anche le vicende storiche del tempo e dei luoghi collegabili alla presenza dello scrittore alla Traversa e al testo di The Chaplain. Molte sono le situazioni in cui finzione e realtà sembrano sovrapponibili. L. A.
Klaus Mann, Il cappellano, Appennini. Natale 1944. Edizioni Pendragon, Bologna, 2018. Pagg. 172. Euro 15. Il libro verrà presentato sabato 14 Luglio alle ore 21 all’Area Verde della Traversa (Firenzuola). La presentazione è organizzata dall’Associazione Cittadini per la difesa del Santerno, in collaborazione con Biblioteca Traversina “Franco Belli” e Società Sportiva Traversa, con il patrocinio del Comune di Firenzuola e con il contributo di Banco Fiorentino - Credito Cooperativo.

 

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