OK!Valdisieve

Inaugurata con un ”Tutto esaurito” la stagione 2024/25 del Giotto di Borgo: un magnifico Stefano Fresi in “Dioggene”

E’ stato un boato di applausi, gli applausi di un pubblico che ha appena assistito a qualcosa di veramente eccezionale, che hanno salutato Stefano Fresi

  • 282
Stefano Fresi in DIOGGENE al Teatro Giotto di Borgo Stefano Fresi in DIOGGENE al Teatro Giotto di Borgo © Massimiliano Miniati
Font +:
Stampa Commenta

E’ stato un boato di applausi, gli applausi di un pubblico che ha appena assistito a qualcosa di veramente eccezionale, che hanno salutato Stefano Fresi al termine del suo spettacolo “Dioggene” che ha inaugurato la stagione 2024/25 del Teatro Giotto di Borgo San Lorenzo, tre monologhi in tre lingue diverse (volgare toscano, romanesco e italiano contemporaneo) ciascuno con atmosfera, tono e stile differente.

In tutti e tre i quadri Stefano Fresi è eccezionale (parola che probabilmente ripeterò più volte anche se rischia di sminuire la grandezza della sua performance), sia quando è il figlio del contadino senese, che quando fa l’attore famoso o quello che vive in una campana del vetro alla magliana.

la violenza degli uomini, l’umana stupidità, la guerra, il bisogno di bellezza e di amore, la disattenzione verso i figli, in una girandola di parole, tutte con un senso veramente profondo.

In scena solo Fresi e Le sculture di Oscar Aciar un mostruoso spaventapasseri, un’armatura, un bidone dell’immondizia. Tre simboli (paura, morte, rifiuti) per questa pièce scritta e diretta da Giacomo Battiato che sta riscuotendo grandissimi successi ad ogni rappresentazione.

l’animo umano di ieri e di oggi. Diviso in tre parti, tre quadri, ruota intorno a un unico personaggio, un attore famoso, Nemesio Rea.

Nel primo quadro HISTORIA DE ODDI, BIFOLCHO Nemesio recita un testo, scritto in volgare duecentesco: la storia di un contadino toscano che ha partecipato alla tremendissima battaglia di Montaperti in cui Siena e Firenze si sono scontrate. Fresi è quasi tenero nel ruolo del ragazzino rimasto orfano di Madre morta dandolo alla luce, che vive col padre violento e la nuova moglie di lui, che decide di fuggire nel bosco dove medita vendetta nei confronti del genitore.  Nel secondo L’ATTORE E IL BUON DIO lo ritroviamo nel suo camerino, mentre si prepara per lo spettacolo, arrabbiato per rottura violenta con la moglie, tra pianti, grida ed i moltissimi insulti in fiorentino della professoressa di matematica che lo distrugge a suon di offese. Finale da premio UBU con ER CANE DE VIA DER FOSSO D’A MAIJANA quando finalmente vediamo l’attore vivere felice in una campana per la raccolta del vetro (o per lo meno lo sembra) . Ha rinunciato a tutto, alla sua professione ed alla sua vecchia vita. Ha deciso, come il filosofo greco Diogene (o in questo caso DioGGene), di rifiutare ogni ambizione e possesso per essere libero di parlare del vero senso della vita.

Il pubblico che aveva esaurito ogni posto disponibile lo segue senza perdersi una battuta, un movimento ed alla fine esplode in un applauso  fragoroso che probabilmente hanno sentito anche fuori dal teatro, un applauso per ringraziare un attore veramente eccezionale (l’avevo detto che sci sarei ricaduto) che ha offerto una prova di recitazione veramente magnifica, intensa, carica di emozione, forte, tenera, rivelando un artista veramente straordinario che tutti conoscevano già per i suoi ruoli cinematografici e televisivi ma che probabilmente non si aspettavano tanta anzi tantissima  grandezza.

La serata è proseguita al secondo ordine di palchi con l’immancabile buffet organizzato da Teatro Idea dove Stefano ha continuato a stregare chiunque.

Peccato, ma veramente peccato per chi se l’è perso!

Lascia un commento
stai rispondendo a