
Se ieri (clicca qui) abbiamo pubblicato la notizia della inaugurazione dei lavori di messa in sicurezza alla ex cava di Paterno ora siamo in grado di pubblicare questo intervento molto più approfondito da parte dell'ufficio stampa del comune di Vaglia:
Cava di Paterno, inaugurata la messa in sicurezza, il sindaco Borchi: “Primo passo verso la bonifica”
Cava di Paterno, si comincia. Il lavoro è immane, e la cava, con il suo carico di veleni dalla forma di fango grigio e bianco, cumuli coperti, polveri, stipati negli edifici alcuni dei quali fatiscenti, è enorme, raggiungendo i fianchi martoriati delle colline alle sue spalle. Ma oggi, 14 giugno, il primo passo verso l’obiettivo che verrà della bonifica è compiuto: si parte con la messa in sicurezza.
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"Una lunga vicenda, emersa nel 2013 con l'esposto di una cittadina di Paterno, che si avvia a conclusione positiva con questo primo passo verso la bonifica del sito. Negli anni sono stati tanti i passaggi amministrativi e giudiziari, con le indagini che sono giunte a scoprire nella ex cava una discarica non autorizzata di rifiuti pericolosi e non pericolosi. Si tratta di una sfida importante a livello ambientale, gestionale ed economico, che continuiamo a sostenere con l'aiuto della Regione", dice il sindaco di Vaglia, Leonardo Borchi.
“Dopo anni di indagini, processi, condanne si realizza uno dei principali obiettivi di mandato dell'amministrazione Borchi del Comune di Vaglia: la messa in sicurezza della discarica abusiva realizzata nella ex cava di Paterno – aggiunge il vicesindaco, assessore all’ambiente e geologo Riccardo Impallomeni - le indagini, nate da un esposto alla Procura di una cittadina della frazione di Paterno, hanno portato i Carabinieri Forestali a scoprire un vero e proprio traffico illecito di rifiuti che vedeva il recapito finale di rifiuti speciali pericolosi nella ex cava. Oggi iniziano i lavori di messa in sicurezza grazie a fondi regionali che dovranno essere restituiti dal comune di Vaglia. Si tratta del primo passo verso la bonifica, per cui il Comune di Vaglia ha ottenuto assicurazione di 189 mila euro per la caratterizzazione dei rifiuti e 6 milioni e 250 mila per la bonifica tout court”.
"Cominciamo col mettere in sicurezza i manufatti - dice il direttore dei lavori, Gabriele Paolini - che significa il confinamento degli stessi, che, come si vede, sono in buona parte riempiti di rifiuti". Rifiuti ovunque, anche in sedi fatiscenti, "dove va chiuso completamente tutto, per evitare la dispersione delle polveri che si producono quando c'è vento".
Una seconda fase progettuale, ovvero il piano di caratterizzazione dei rifiuti, è necessaria per controllare se gli ammassi hanno contaminato il suolo. “L’intervento immediato è il confinamento dei manufatti e la irreggimentazione delle acque, dal momento che tutta la parte interna della cava è completamente piena di rifiuti. Quindi le acque ruscellanti sui rifiuti. Fortunatamente, c’è una vasca, che veniva utilizzata prima, per la raccolta delle acque di lavaggio quando c’era ancora la produzione, per cui si recupera questa stessa vasca di lavaggio, si amplia, e diventa la vasca di raccolta di tutte le acque che però vengono analizzate”. Una rete di fossetti porterà tutte le acque di pioggia nella vasca e tramite delle analisi si certificherà se possono essere scaricabili o meno nel Càrzola.
“Contemporaneamente si può far partire il piano di caratterizzazione, che però deve avere il via libera in conferenza dei servizi, per poi eseguire le indagini che ci servono per caratterizzare tutte le varie tipologie di rifiuti”. In concreto la caratterizzazione del rifiuto serve per misurarne la pericolosità e quindi di fatto a scegliere l’impianto di smaltimento esterno.
“Infine, una volta rimosso tutto ciò che c’è sopra, è necessario andare a verificare gli eventuali danni operati sul terreno. Gli intenti sono quelli di fare una bonifica vera e propria”.
Tutto ciò è un lavoro lungo e i tempi sono legati ai finanziamenti del Pnrr; ovvero, l’area dovrà essere certificata come bonificata entro il 2026.
Un caso, quello di Paterno, che fu antesignano di molti altri, anche, purtroppo, nelle vittime, prime fra tutte la coppia, che gestiva una trattoria nelle vicinanze della cava, che più volte aveva portato in consiglio comunale l’allarme per la progressione degli scarichi e dei camion. Fu proprio un esposto della donna a provocare la partenza della vicenda.
“Nella nostra esperienza – dice il Colonnello dei Carabinieri Forestali Luigi Bartolozzi – si tratta del primo caso in Toscana in cui convergono le caratteristiche che lo rendono una sorta di caso di scuola”.
“Quello di Paterno è stato senz’altro il primo campanello d’allarme sulla grande questione dei rifiuti – sottolinea nuovamente il Tenente Colonnello dei Carabinieri Forestali Marta Ciampelli - anche se è necessario precisare che le cave sono dei punti particolarmente critici delle attività economiche, creando delle ferite nel territorio che spesso vengono riempite con qualcosa che non ci dovrebbe essere. Si tratta di punti molto appetibili. Abbiamo trovato anche filoni di smaltimento di rifiuti già provenienti dal comparto conciario”.“Questo di oggi non è un punto di arrivo, ma di partenza – continua – ora, al termine della vicenda giudiziaria, lo Stato si riappropria di un territorio su cui insistevano soltanto degli illeciti e quindi due aspetti: il ripristino sociale e ambientale. In questo caso, c’è stata una grandissima attenzione da parte dei cittadini e anche tante segnalazioni, tanto supporto nei nostri confronti dei cittadini di questo territorio, che si sono trovati ad avere un sito che da produttore di ricchezza si è trasformato in fonte di gravi problemi, di salute ed economici”. Insomma, fondamentale sia il sostegno della comunità e la vicinanza sia mediatica.
“Un altro elemento importante da mettere in luce – sottolinea il Colonnello Bartolozzi - è la presenza in questo caso dell’interessamento diretto del Comune, che non è cosa da poco. Il farsi parte attiva del Comune ci ha dato un valido supporto, a noi, alla magistratura, con il coinvolgimento della Regione, ed è importante che le istituzioni locali si facciano portavoce dei loro cittadini”.
Dunque, il messaggio che emerge è, per evitare o contenere casi simili: attaccamento e attenzione al proprio territorio da parte della comunità, leggere tutti i campanelli d’allarme, nelle possibilità dei cittadini e in collaborazione all’attività delle forze dello Stato preposte.