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Vicchio e le polemiche sulle classi in quarantena. Ecco com'è andata, nel racconto della maestra

Parla l'insegnante che era risultata positiva al Covid. E precisa: 'Nessuna comunicazione tardiva'

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Covid a scuola Covid a scuola © N.c.
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Un contributo che servirà a chiarire ancora meglio quanto accaduto nelle scorse settimane a Vicchio:

A seguito di alcuni articoli usciti le settimane scorse e editi da Ok!Mugello, il Filo e Il Galletto, riporto qui di seguito alcune considerazioni, essendo io, ‘la maestra implicata nelle quarantene dell’Istituto Comprensivo di Vicchio’, ad aver ricevuto delle forti pressioni sociali in un momento in cui tutta la mia famiglia, compresa me, eravamo in condizioni di salute precarie a causa del Covid-19.

Cronologia dei fatti:
Il giorno 11 marzo alle ore 10.20 sono stata avvisata del fatto che un mio parente stretto riportava sintomi compatibili con il Covid-19. Mi sono allontanata dalla scuola alle ore 12.20 senza rientrarvici e mi sono messa in isolamento preventivo, rimanendo a casa con tutta la mia famiglia. Il 13 marzo il suddetto parente è risultato positivo al Covid-19 e di conseguenza io e la mia famiglia siamo entrati in quarantena in attesa di tampone.

Il mio ha avuto esito positivo il 16 marzo. Essendomi isolata 5 giorni prima, gli ultimi contatti che avevo avuto non sono stati interessati nelle misure di profilassi e attivazione di quarantena. Il 17 marzo (o 18 non ricordo bene), sono stata contattata dal Dipartimento di Igiene e in quella sede mi hanno riferito che il mio tampone era stato estratto a ‘random’ per essere oggetto di ricerca come possibile ‘variante’. Inoltre, solo in data 18 marzo la scuola è stata contattata dall'USL per procedere con le quarantene e le nuove disposizioni attuative per i probabili casi di variante e la scuola stessa, che fino a quel momento era all'oscuro, si è subito adoperata a collaborare con la Unità Sanitaria Locale.

Ovviamente c’è stata un’inversione nell’applicazione del protocollo e sono dovuti risalire ai miei contatti, non più delle 48 ore precedenti ai primi sintomi ma a 14 giorni prima. Forse a questo punto non è inutile dirvi che Io di tutto ciò non ne ho nessuna colpa.

Quello che ho letto mi ha profondamente amareggiato per vari motivi. Si è espressa un’illazione molto pesante: si allude infatti ad una comunicazione tardiva dell’insegnante coinvolta nelle quarantene di sei classi. Una domanda che è stata subito tradotta superficialmente come realtà possibile. Coloro a cui io devo rendere atto delle mie azioni sanno bene che non è stato assolutamente così, avendo lasciato la scuola appena saputo di un ‘sintomo’ riferito da un parente.

Mi sono dunque isolata in modo cautelativo per non recare danno agli altri. E così è stato fino a quando, 7 giorni dopo, il mio tampone è stato selezionato per ipotesi variante (ad oggi io non so ancora se sono stata contagiata dalla variante Covid-19).

Mi amareggia altrettanto dover rispondere proprio utilizzando lo stesso mezzo dal quale son partite certe supposizioni, ma è l’unico modo per arrivare a chi le diffonde. E se è pur vero che nei sempre succitati articoli, non sono stati fatti nomi, beh, ricordo che vivendo in un piccolo paese, io di fatto, pur non essendo soggetto individuato, sono stata facilmente individuabile.

Altra cosa spiacevole è che negli articoli ci si è limitati a riportare il contenuto di un comunicato pervenuto da alcuni esponenti politici locali senza verificare effettivamente quale fosse la verità dei fatti (c’è stata una rettifica postuma che tuttavia non ha fermato le polemiche nei miei confronti partite dai primi articoli), ma semplicemente avanzando ipotesi sull’accaduto, lasciando così spazio al proliferare di pensieri insidiosi e allarmistici in contrasto con i principi dell’attività giornalistica che impongono, al momento della pubblicazione di una notizia, di effettuare una accurata verifica (Sentenza Decalogo del 1984 della Corte di Cassazione).

I giorni successivi all’uscita di questi articoli mi sono arrivati messaggi di persone che avevano già fatto 2+2 ed erano arrivati a me. Qualcuno accusava, qualcuno giudicava, esprimendo persino cattiverie nei miei confronti. 

Le mie condizioni di salute non sono state ottime e certo, leggere queste cose non ha favorito la mia ripresa. ’Non luoghi’ fatti di domande-ipotesi tipici di una società liquida e inconsistente, dove la narrazione si antepone al narrato e il significante al significato.

Inoltre, parimenti, nonostante tutti gli attacchi che quotidianamente l’opinione pubblica ci fa arrivare, abbiamo avuto anche questa volta la dimostrazione che la SCUOLA FUNZIONA e soprattutto la mia scuola, la scuola dove lavoro, l’Istituto Comprensivo di Vicchio, che ha dimostrato, con tutti i tamponi NEGATIVI dei bambini che sono entrati in contatto con me, essere un posto SICURO e che noi operiamo con grande impegno per garantire a tutti i bambini il DIRITTO ALL’ISTRUZIONE in ambiente SANO e DISCIPLINATO DA REGOLE!

Il Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità ed altri autorevoli studi usciti di recente, evidenziano che i focolai in ambito scolastico rappresentano appena il 2% del totale nazionale. La scuola va per questo difesa da tutti. Da noi insegnanti. Dai genitori. Dai giornalisti. Dalla politica! Attaccare la scuola è come attaccare la comunità stessa.

‘Per controbattere un’accusa non è necessario provare il contrario, basta delegittimare l’accusatore’
U. Eco

Rallegramenti!

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