Il problema della violenza contro le donne è sempre aperto, nonostante tutti gli sforzi compiuti finora dalla politica e dalla cultura. Fatti gravissimi continuano a far parlare di sé quasi quotidianamente: femminicidi, stupri, ecc. La violenza contro le donne viola i diritti umani ed è pervasiva e persistente, trasversale a tutte le fasce d’età. Eppure, continua ad apparire come qualcosa a cui "fare l’abitudine", qualcosa che, si sa, è inevitabile per chi nasce donna.
È importante tenere presente che, quando si parla di violenza contro le donne, non ci si riferisce solo ai casi più efferati e plateali, come omicidio, stupro, aggressione sessuale, maltrattamenti fisici o stalking, ma anche a tutte quelle forme in cui la donna è vittimizzata e umiliata proprio in quanto donna:
- Non poter accedere alle risorse economiche della famiglia.
- Essere costretta a lasciare il proprio lavoro o a restare a casa (violenza economica).
- Essere minacciata nei suoi affetti più cari (figli, genitori, fratelli).
- Subire umiliazioni fisiche, cognitive o affettive (violenza affettiva e psicologica).
- Essere costretta, con la forza o con la manipolazione, a fare cose contro la propria volontà.
Anche la gelosia, se ossessiva, è una forma di violenza nei confronti della donna, poiché le nega la libertà di uscire e relazionarsi con le altre persone. Un'altra forma di violenza, sebbene passiva, è quella di non ritenersi degna o capace di uscire da un rapporto disfunzionale e fonte di dolore e paura.
Tutti i tipi di violenza sopracitati hanno un fattore comune: la reificazione della donna, il renderla un oggetto. Nonostante anni di lotte e di ricerca dell’emancipazione dall’uomo, la donna è ancora vista come un "oggetto" di cui ci si può disporre a piacimento: sessuale, idealizzato, ecc. Madre, Moglie, Amante… ruoli sclerotizzati e prefissati da pregiudizi e stereotipi che tengono le donne reali lontane dall’immaginario codificato. Così si accende l’odio, la rabbia contro la donna che rifiuta di soddisfare lo stereotipo, che vuole essere libera di realizzarsi in ogni ambito e di essere se stessa.
Libera di costruirsi una carriera; libera di amare i propri figli o anche di non averne; libera di amare il proprio corpo per ciò che è; libera di cercare una relazione affettiva paritaria e soddisfacente. Libera dalle convenzioni, dai ruoli sclerotizzati, dalle aspettative maschili (per forza giovane, bella, snella, accondiscendente, ecc.).
Il cambio di mentalità, tanto perseguito e sospirato, passa anche da noi donne e dalla nostra volontà di fare rete con le altre donne, di educare le giovani generazioni al rispetto di genere e delle differenze. L'uguaglianza dei diritti e dei doveri appartiene a ciascuno di noi ed è portatrice di ricchezza, non di disuguaglianza sociale.
Diciamo “no”, un "no" forte e chiaro alla violenza in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue forme. Diciamo “no” tutto l’anno alle imposizioni e alla repressione, al tramandare dis-valori e stereotipi. Impariamo ad apprezzarci per poi apprezzare senza invidia le altre donne, che come noi ogni giorno si alzano e affrontano, come possono, un mondo che è ancora in mano agli uomini. Educhiamo i nostri figli, i nostri nipoti, i nostri studenti al rispetto reciproco, allo scambio, alla curiosità e all’ascolto.
Partiamo da noi stesse per cambiare il modo in cui il mondo ci vede.
Articolo a cura di Barbara Calcinai, Psicologa - Psicoterapeuta Presidente Lo Schicco di Grano APS
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