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'La notte più lunga' di Castagno, 76 anni dopo l'eccidio. Don Bruno: "Un pensiero per le vittime"

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Estratti del documentario "La notte più lunga" su l'Eccidio di Castagno Estratti del documentario "La notte più lunga" su l'Eccidio di Castagno © La notte più lunga
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“Nella messa privata di oggi 13 aprile 2020 un pensiero è andato alle vittime innocenti del rastrellamento tedesco dell’ aprile 1944” dice Don Bruno, parroco di Castagno D’Andrea che ha vissuto il lunedì di Pasqua 2020, in casa, come tutti. Un episodio triste quello del 13 aprile 1944 della storia di Castagno, di San Godenzo e di tutto il Paese, commemorato da anni nel Comune per non dimenticare le barbarie subite durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale.

“Da una decina d’anni il Comune di San Godenzo, insieme all’Associazione Carabinieri in Congedo, ricorda le sette vittime civili, uccise barbaramente dalla follia della guerra. Quest’anno purtroppo non è possibile commemorare nella data di sempre l’eccidio di Castagno d’Andrea- spiega l’attuale assessore di San Godenzo e Presidente della locale associazione dei Carabinieri , Cleto Zanetti, - troveremo una data a settembre per celebrare, come sempre, questo triste episodio della nostra storia.”

In quel giorno, gli abitanti furono fatti uscire a forza dalle loro case. Castagno contava circa 800 abitanti. Le truppe nazifasciste provenienti da Pontassieve erano dirette verso il Monte Falterona, covo, come tutto l’Appennino, di partigiani fuggiaschi. L’arrivo delle truppe germaniche in paese fu a suon di bombe e mitragliatrici, per portare tutti i civili negli edifici dirimpetto all’attuale Circolino Arci, ai tempi sede della scuola. Lì, furono smistati tra uomini e donne. Furono interrogati. Chi non riuscì ad uscire subito o tentò di scappare trovò la morte. Fu così che fu uccisa una famiglia intera, quella di Baldoni Fidalma, Francesco, e Giuseppina che insieme a Ringressi Caterina cercarono di scappare dalle Prata dove si trovava la loro casa prendendo un viottolo in direzione Casale. Oppure Balli Gino, contadino che abitava nella zona di Serignana che uscì per il forte rumore e rimase colpito da una granata. Ancora più crudele fu la morte di Innocenti Elisa, giovane che si affacciò alla finestra, nel centro del paese e rimase colpita da uno sparo di un tedesco. Romualdi Alessandro invece, fu troppo lento nell’aprire la porta di casa al richiamo degli urli dei militari, perché anziano e malmesso con le gambe. Fu per questo ucciso. “Chi non uscì subito, fu portato fuori con la forza, gli fu fatta saltare la serratura e sbarbicato fuori”, ricorda Lori Marretti presidente del Circolo Arci di Castagno. “La vicenda dell’eccidio di Castagno d’Andrea è stata taciuta per molto tempo. L’Associazione dei Carabinieri in Congedo di San Godenzo, insieme all’Amministrazione Comunale e al parroco di Castagno d’Andrea, Don Bruno, hanno riaperto la possibilità di celebrare questo triste giorno dal 2009”- continua Zanetti. “La rievocazione, è nata con gesti semplici: una messa in ricordo delle vittime, una corona di fiori nei quattro punti del paese dove sono state compiute le stragi”.

“Purtroppo, in questa annata così particolare, non possiamo che ricordare, per stare vicino alle famiglie dei morti, per fare sì che la storia non si dimentichi” dice Alessandro Manni, capogruppo di Sinistra per San Godenzo. “Negli anni della mia prima amministrazione fui contattato direttamente per partecipare al Processo di Verona (2009), sui colpevoli delle stragi della Seconda Guerra Mondiale, tra cui appariva quella di Castagno d’Andrea.” – ricorda Alessandro Manni, ex sindaco di San Godenzo – Seguii la vicenda personalmente; San Godenzo si costituì parte civile nel processo”. “Un’altra pagina di storia, in cui è stato scritto nero su bianco i nomi dei colpevoli di quel tremendo rastrellamento. Non scorderò mai i ringraziamenti dei familiari delle vittime presenti”, precisa Manni.

In concomitanza con le indagini che portarono al processo, l’Amministrazione di allora portò avanti delle interviste ai pochi testimoni all’evento, ancora in vita. Oggi quelle testimonianze sono raccolte in un video dal nome ‘La notte più lunga’ in cui i giovani di allora raccontano quello che è veramente successo. Tra questi, Francesco Rainetti era 25enne e lavorava per la Todt, una ditta che creava infrastrutture per i tedeschi. Francesco ricorda le mitragliatrici, le bombe a mano, le interrogazioni per sapere se erano in contatto con i partigiani sparsi per l’Appennino. Fu preso dalla truppa per farsi indicare la strada per raggiungere il Monte Falterona. Fu caricato di munizioni da portare in spalla, insieme ad altri due compaesani. Francesco, passò per Serignana e su per i viottoli, allora battuti per raggiungere il Monte Falterona. Arrivati a Monte Corsoio i tedeschi presero sei partigiani e li uccisero freddamente con colpi di fucile davanti ai suoi occhi. Oggi Francesco non c’è più, di lui come dei suoi compaesani abbiamo soltanto la loro importantissima testimonianza per non dimenticare quello che è stato. Qualche giorno dopo, le stesse truppe fecero una seconda strage a Vallucciole, nel Comune di Stia dove le vittime di civili salirono a 109. Il 4 agosto 1944 Castagno d’Andrea fu interamente distrutto. Sergio Fossati, unico anziano del paese ancora in vita, nel documentario racconta come di rientro dallo sfollamento in Romagna, quanti uomini erano distesi, morti tra le macerie. Tra questi il corpo inerme di una donna sotto il quale si nascondeva una bambina, Franca, che riuscì solo così a sopravvivere. Un’immagine indelebile del vissuto dell’unico abitante ancora in vita, un’immagine atroce che non può che toccare i cuori di chiunque.

“Nel 2006 abbiamo ricevuto la Medaglia d’Argento al Valor Civile per il nostro Gonfalone direttamente dal Presidente della Repubblica”, conclude Cleto Zanetti “Quest’anno possiamo solo ricordare nei nostri cuori la triste storia di quei giorni a Castagno quando le truppe tedesche provenienti da Pontassieve irruppero in paese. Speriamo di riuscire presto a creare l’occasione per una commemorazione molto importante per tutta la nostra comunità”.

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Commenti 1
  • Elisabetta Merlini

    Non sapevo di questa parte della guerra molto toccante quando ci sarà la commemorazione vorrei esserci

    rispondi a Elisabetta Merlini
    lun 13 aprile 2020 08:35