22 MAR 2025
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Forteto, la testimonianza di Marika Corso: “Il problema non era solo Fiesoli”

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Forteto, la testimonianza di Marika Corso: “Il problema non era solo Fiesoli” Forteto, la testimonianza di Marika Corso: “Il problema non era solo Fiesoli” © n.c.
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Noi bambini, ragazzi, all’interno del Forteto non avevamo un paragone diretto con l’esterno. Nel senso che non ci rendevamo conto della gravità delle cose: ci veniva impedito di avere contatti all’infuori della struttura […] E’ quando poi si cresce che la situazione comincia a pesare. Capivamo che qualcosa non andava e non era giusto quello che succedeva." Marika Corso, nota vittima delle violenze e dei maltrattamenti perpetrati all’interno della comunità più discussa d’Italia, durante l’incontro ”Caso Forteto: infanzie tradite” - svolto ieri nella sede del Consiglio regionale in via Cavour (FI) - ha aperto con queste parole il suo intervento: tra lo sgomento dei presenti c’è stato chi, non reggendo il colpo, si è abbandonato alle lacrime. Il suo contributo è stato l’ultimo tra quello dei vari relatori che si sono susseguiti: Jacopo Alberti, membro della Commissione d’inchiesta e Consigliere Regionale; Domenico Del Nero, giornalista e presidente del Progetto Firenze Dinamo, che ha organizzato dell’evento; Daniela Casagrande e Laura Lamponi, del dipartimento Tutela dei Minori Bran-co Onlus; Sergio Pietracito, presidente dell’associazione vittime del Forteto. Dopo aver ripercorso brevemente l’iter processuale di cui Rodolfo Fiesoli, detto Il Profeta, è stato protagonista nel tempo - pur rimando a capo della struttura, e continuando a ricevere minori in affidamento perché ritenuto esperto del diritto minorile -, e dopo aver ricordato tutte le contraddizioni, i depistaggi, le falsità costruite dagli anni ’70 ad oggi, la domanda che è emersa dall’incontro, dai toni deliberatamente provocatori, sembra avere già insita in sé la risposta: guardando al Caso Forteto, si può dire che l’Italia sia un Paese normale? Il problema non è stato solo Rodolfo Fiesoli ha aggiunto la Corso – ma tutte le persone che ruotavano attorno alla comunità: giudici, assistenti sociali, personaggi legati alla politica. Tutto questo è stato permesso anche da chi ha chiuso gli occhi davanti alla realtà. Ma queste persone allora devono essere chiamate complici; anche perché frequentavano assiduamente Fiesoli e chi lavorava con lui […] Sono stata lì dentro per 25 anni, praticamente da quando la comunità è nata. Vorrei vedere dei pentimenti in un prossimo futuro, delle ammissioni di colpevolezza: perché negando non si fa altro che alimentare la possibilità che ci sia un altro Forteto”.

 

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Commenti 1
  • alfredo

    i compagnucci icche dicono, tutto bene madama la marchesa! ' se il forteto era di altra estrazione politica, mammai c'erano le tende della pace da tre anni.

    rispondi a alfredo
    sab 5 dicembre 2015 09:34