
La segreteria del Circolo P.D. di Borgo San Lorenzo ha condiviso una riflessione stimolata dalla situazione drammatica ed eccezionale che stiamo vivendo in questi mesi. Una prima elaborazione di pensiero per un modello da offrire alla comunità e al partito come spunto di ri-partenza per cercare su nuove basi una risposta politica nella soluzione dei tanti problemi che ci stanno aggredendo.
Si tratta di un contributo al dibattito che trovate qui sotto in versione integrale:
Siamo chiamati a percorrere questo tempo ostile.
Recentemente abbiamo provato a proporre una breve riflessione sulla ripartenza, una ripartenza rispetto alla quale la politica deve provare a recuperare un ruolo centrale ed assumere di nuovo e con forza la responsabilità di guidare la società in vista del un bene comune.
Stiamo sperimentando un tempo davvero eccezionale ed è proprio in queste fasi storiche che dobbiamo cogliere l’occasione per un cambio di paradigma. Dovremo avere la forza e la lucidità, una volta superata la fase di emergenza, di operare per una transizione verso nuovi assetti economici e sociali. Dovremo mettere in campo azioni e scelte capaci di tutelare i beni comuni globali, proprio a cominciare dalla salute.
Servirà un altro sguardo per ricominciare, per riprendere in mano la situazione. Vivere la speranza come una necessità per la politica costretta ad un nuovo apprendistato, significherà archiviare alcune prassi oggi non più sostenibili.
La pandemia ha rimescolato tutte le categorie e i vecchi punti di riferimento, costringendoci a ridefinire le nostre esistenze a partire da spazi e tempi che, improvvisamente, non sono più a misura o comunque non sono più di quella misura che credevamo immutabile.
Questa esperienza ci sta cambiando, come ogni storica esperienza umana. Il virus ha evidenziato in maniera eclatante una crisi di sistema, un sistema che credevamo immutabile e addirittura ineluttabile. Invece la liquidità, specie a sinistra, non è stata letta come elemento di debolezza da modificare e redimere ed oggi la sfida in questo senso risulta non più rinviabile.
Dobbiamo cambiare sguardo ed ammettere in primo luogo lo smarrimento che stiamo sperimentando. Uno smarrimento che dovrà però trasformarsi in reazione e ricostruzione. L’emergenza che stiamo vivendo riporta in primo piano la centralità della politica, della sua funzione primaria di autorevole agente che si prende cura della società, di dimensione che non può delegare il proprio ruolo ad altre istanze sociali e che deve utilizzare ed esercitare il potere in modo positivo.
La politica dovrà rivalutare decisamente la concezione condivisa del lavoro, ridare senso a questa dimensione non solo come primario diritto costituzionale, ma anche come domanda di senso che parta dal sostegno al reddito sino ad una ricostruzione di dignità a tutto tondo.
Bisognerà ripensare il rapporto pubblico/privato, depurato da una opprimente e ingessante burocrazia, in modo da rimuovere quanto più possibile gli ostacoli che bloccano la realizzazione di ogni persona. La politica dovrà tornare a farsi carico senza incertezze dei problemi e dei bisogni della comunità, a cominciare dalla salute e da un sistema sanitario all’altezza di questa tutela, dalla formazione quindi dalla scuola e dalla sostenibilità ambientale.
I sistemi finanziari dovranno sganciarsi da una logica prevalentemente speculativa e disporsi come strumento di politica pubblica al servizio del bene comune.
Sanità allora, un sistema nazionale più coeso, sganciato dagli egoismi e da alcune inefficienze regionali, per tornare ad essere quel Servizio Sanitario Nazionale omogeneo e presente sul territorio a presidio della salute di tutti, senza distinzioni e distorsioni, all’altezza dei sistemi complessi che stiamo sperimentando.
Lavoro come luogo di gratificazione e di autodeterminazione. Non più alla mercè dello sfruttamento votato al profitto speculativo, ma pilastro di un sistema pubblico/privato che si integra e si regola in modo equilibrato e fa della dignità, della giustizia sociale e della parità di genere requisiti fondanti.
Cultura, formazione e istruzione come fondamenta per la rinascita di un paese moderno, capace di offrire opportunità universali e fiducia nel futuro.
Ambiente come occasione concreta di una nuova economia e di un nuovo sviluppo meno rapace, più equilibrato e rispettoso del pianeta, capace comunque di fornire occasioni di ricchezza relativa senza depredare e produrre guasti irreversibili che verrebbero pagati cari dalle future generazioni. L’occasione formidabile di ripensare una società sostenibile che superi la globalizzazione neo-liberista per dispiegare un modello che utilizzi le nuove tecnologie, la digitalizzazione e l’efficienza dei sistemi piuttosto che il “consumo”.
Europa come costruzione di un progetto solidale, competitivo su scala globale, ma autentico spazio di occasioni e responsabilità condivise, sia nei confronti dei propri cittadini, sia rispetto al fenomeno delle migrazioni, rimosso ancor più dall’orizzonte in questa drammatica fase.
La sinistra riformista dovrà avere queste forti ambizioni, dovrà proporsi come guida nella costruzione di una nuova visione, di un nuovo paradigma senza farsi scippare l’iniziativa politica da truci sovranismi e ottusi egoismi. Le crisi sociali ed esistenziali sono spesso terreno fertile per ripiegamenti distruttivi e chiusure asfittiche. Noi dovremo fare di tutto, senza titubanze e balbettii perché ciò non avvenga. Ricominciare, riaprendo una storia quando proprio questa sembra volersi ripiegare su se stessa.
Si tratta di una grande occasione, ma come tutte le occasioni deve essere colta.