
La sezione III del Tar della Toscana ha bocciato un’altra ordinanza del Comune di Borgo San Lorenzo – la n. 13 del 18 aprile 2016 - per la demolizione del chiosco dell’Oasi del Gusto. Benedetta Fantoni, la titolare, assistita dall’avvocato Francesco Grignolio, aveva presentato ricorso contro l’atto notificato – due giorni dopo - per «il ripristino dei luoghi». Ma, sulla scia dell’analogo pronunciamento a favore del chiosco di Panicaglia, della pizzeria Glamour (qui), il Tribunale amministrativo ha dato ragione al privato e torto al pubblico. E anche stavolta la sanzione, per il Comune, ammonterà a 3500 euro. Nel dettaglio. Benedetta Fantoni subentrò a un precedente esercente nella concessione per il commercio su area pubblica con «posteggio fuori mercato di mt. 30». Chiese e ottenne, nel 2013, l’autorizzazione allo spostamento in un’altra area del posteggio e, in più, un suo ampliamento di 6 metri. Chiese e ottenne, ancora, e nello stesso anno, il via libera per occupare ulteriori spazi pubblici e realizzare un «dehors» continuativo fino al 2018. Nel novembre del 2015, però, il Comune, a seguito dell’indagine della Procura di Firenze, le notificò un avviso per rivelare eventuali «abusi edilizi». Come riporta la sentenza, allora, la Fantoni, per regolarizzarsi, su suggerimento dei funzionari comunali, avanzò «due istanze di permesso di costruire relative alla realizzazione della struttura insistente sul posteggio originariamente concesso e del dehors». Istanze tuttavia rigettate proprio dal Comune in quanto riferite «ad opere già esistenti con conseguente ordine di demolizione dei manufatti che ne erano oggetto». Cioè: in quanto riferite ad opere da eliminare in conseguenza dell’ordinanza. Il caos. E di lì lo scontro. La titolare, quindi, ha impugnato i provvedimenti. E in particolare perché «l’ordine di demolizione violerebbe il principio del legittimo affidamento in quanto, anche nella remota ipotesi in cui le strutture realizzate, secondo un giudizio di stretta legalità, fossero da considerarsi abusive, il comportamento tenuto dal Comune avrebbe ingenerato la convinzione che ai fini della regolarità amministrativa delle stesse fossero sufficienti le concessioni di suolo pubblico dallo stesso rilasciate». In questo senso, il Tar non ha avuto dubbi. «Dalla documentazione versata agli atti – hanno chiarito i giudici - appare evidente che, fino all’inizio della indagine intrapresa dalla Procura della Repubblica, il Comune fosse orientato a ritenere sufficiente ai fini della legittimazione delle strutture (…) l’autorizzazione alla occupazione di suolo pubblico e che, pertanto, il suo mancato intervento sanzionatorio non fosse dovuto ad una mera inerzia protrattasi nel tempo ma ad una vera e propria prassi interpretativa ancorché non conforme a legge». Il repentino cambiamento dell’amministrazione, perciò, con la scelta di sgombrare i «manufatti» nell'aprile del 2016, seppure a norma di legge, è stato ritenuto lesivo per il proprietario. Stessa questione del chiosco di Panicaglia, quindi: il Comune ha tardato nel prendere una decisione, e anzi pensava di non doverla prendere, e prima di optare per la demolizione, e far rispettare la legge, bisognerebbe trovare una soluzione che non sia dannosa per la controparte. In breve, la prassi ha legittimato i chioschi. E demolire adesso, insomma, è troppo facile. Citando la sentenza: «Il fine di contemperare l’interesse pubblico al ripristino del regolare assetto territoriale con l’affidamento suscitato dal comportamento della p.a. ben può essere perseguito con strumenti che consentano al privato di organizzare diversamente la propria attività con un graduale recupero degli investimenti effettuati». E ora? I giudici fanno riferimento a possibili soluzioni risarcitorie. Soluzioni, del resto, auspicate nel ricorso della Fantoni per «tutti i danni, subiti e subendi, a causa dei provvedimenti impugnati e, in ogni caso, a causa dell’illegittimo ed ingiusto comportamento tenuto dall’Amministrazione». A questo punto, il Comune – che si trova nel mezzo di un’impasse già degenerata, di fatto, in un effetto domino - potrebbe rivolgersi al Consiglio di Stato, così da impugnare a sua volta la decisione del Tar. Anche se la situazione resta da valutare. La bussola che ha guidato il Tar, infatti, e cioè la compensazione tra gli interessi del pubblico e del privato, potrebbe non indicare altre direzioni. Non a caso la sentenza, in conclusione, fa riferimento alla stipulazione di accordi ex art. 11 della legge sul procedimento che prevedono «un impegno dell’interessato a rimuovere spontaneamente le opere abusive entro un certo termine previa concessione di altri spazi e/o di un congruo lasso temporale che possa consentirgli (all’interessato, ndr) di recuperare gli investimenti effettuati in buona fede». Con il vantaggio, per il Comune, di evitare fin da subito azioni risarcitorie dirette. E quindi di pagare per fare quello che, da tempo, avrebbe dovuto essere fatto.
Chioschi-Gate. La storia infinita: Omoboni non ci sta ~ OK!Mugello
[…] di ferro per la questione chioschi continua. Dopo che le due strutture si erano rivolte al Tar (qui), impugnando e riuscendo ad annullare lordinanza di demolizione dellaprile 2016 per il […]
Leonardo
Caro Borghigiano, quello che penso io che purtroppo la gente che governa ce la mettiamo sempre noi, nel bene e nel male, a governare. Al seminatore di patate gli pure stato rinnovato il mandato. Quello che serve non la minaccia di non rivotarli ( semplicissimo, invece di dare il voto al partito basta dare il voto alla persona che pi ci d fiducia, a prescindere) ma serve impegnarsi, controllare quello che fanno e tenergli il fiato sul collo. Peccato che poi non lo faccia nessuno. In altri paesi hanno movimenti popolari attivissimi. In svizzera fanno un referendum alla settimana e chi vince vince anche se votano in tre e diventa subito legge quello che viene deciso (da noi ci vuole il quorum e poi fanno comunque come gli pare, vedi referendum sull'acqua e quello che succede a vaglia). In America hanno le class action gestite praticamente a livello statale. In Francia quando scendono in piazza danno "barta" a tutto per settimane fin qu
Leonardo
ando chi governa non fa un passo indietro. In Italia se ne parla al bar e poi ognuno per la sua strada. Ognuno pensa per s e s qualcuno fa sciopero lo si vede come un rompimento (i tassisti sono stati additati come criminali la scorsa settimana perch per protestare contro gli abusivi hanno costretto la gente a camminare o a salire sui tram...). Io me ne ricordo davvero poche persone in piazza in italia a manifestare. Nei paesi poi manco l'ombra. Alla fine per molti l'importante che la viola vinca contro i gobbi. P.S. Sar un caso che burle come il movimento Arturo riscuotono molti pi consensi dei partiti (compresi quelli travestiti da movimenti)?
Leonardo
Caro Borghigiano inutile "minacciare" di non votarli pi. Il "colpevole" non si ripresenter alle prossime elezioni. Ma sarebbe il caso di fargliele pagare, invece di pagargli noi lo stipendio. Sia ben chiaro, niente violenza. Ma in un paese normale sarebbe logica che chi causa danno paghi. Si fa un gran puzzo sui "furbetti" del cartellino (odio il termine furbetti, per me non sono furbi ma criminali) ventilando licenziamenti e fustigazioni e chi dirige lo si lascia al proprio posto o lo si promuove. La situazione dei chioschi da anni che va avanti. Io ricordo che agli inizi degli anni 80 dove adesso ci sono gli ambulatori dell'ASL in viale resistenza (a fianco dell' allora -mitico- "palazzo blu"), quando ancora il parco non esisteva ma c'era una sorta di bosco, fu fatto un chiosco che per non dur neanche una estate. Perch la giunta di allora lo reput fuori norma in quanto priva di servizi igienici. Poi dopo alcuni anni fu costruita addi
Leonardo
rittura dal comune un'altra struttura nel "nuovo" parco per regolarizzare una situazione irregolare di una ben nota famiglia "al confino". Una baracca che doveva servire per vendere frutta e cocomero a fette. Poi la baracca si trasformata in bar ristorante con tanto di dehors... Ovviamente senza servizi igienici. Ma stavolta avallata dal comune. E negli ultimi 10 anni si son viste nascere come funghi le altre. Facevano bene i residenti di viale Kennedy a protestare quando fu ventilata la costruzione dell'ennesima baracca. Il problema che tanta gente come al solito in Italia stata solo a guardare, invece di protestare, lasciando solo 4 gatti a presentare esposti. E cos ora che si cerca di ridare decoro (scusate, padroni dei chioschi, ma le vostre sono strutture che danneggiano il decoro urbano) non solo non lo si pu fare perch gli hanno dato il permesso, ma si deve pure pagare per averci pensato. E chi ha concesso i permessi, chi sta
Leonardo
to fermo a non far nulla, chi ha lasciato che questi funghi continuassero a crescere, intanto a fare altro lavoro. Purtroppo pagato coi nostri soldi. E allora caro Borghigiano, inutile minacciare di votare gli altri. Gli altri non potranno che prendere la patata e lasciarla a chi verr dopo di loro, per l'eternit. E quello che le ha seminate, queste patate, star tranquillo col sedere al caldo.