16 MAR 2025
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Cultura. Quanto spende il Mugello? Una ricerca e delle sorprese

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Cultura. Quanto spende il Mugello? Una ricerca e delle sorprese Cultura. Quanto spende il Mugello? Una ricerca e delle sorprese © n.c.
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Nell’ottobre 2010, l’allora Ministro dell’Economia Giulio Tremonti divise l’opinione pubblica del Paese con una frase che, parafrasata, suonava così: con la cultura non si mangia. Quella frase – nel mezzo della crisi economica - era una fotografia dei bilanci destinati da Stato, regioni e comuni alla cultura (e tutto quello che alla cultura ruota intorno) e, col senno di poi, una prospettiva realizzata. E perché? Perché il calo iniziale nel settore si rilevava già prima della crisi. Nel 2005 la spesa mediana in cultura delle città con più di 200 mila abitanti era di 71,5 euro per pro-capite; dopo due anni di flessione, risalì fino ai 77 euro del 2009. E poi, proprio dal 2010, «l’inizio di un declino inarrestabile». L’associazione Openpolis ha divulgato le ultime statistiche riguardo le spese investite dai vari enti, a più livelli, per biblioteche, musei, manifestazioni e teatri. Statistiche riferite al 2014, l’anno del record negativo: quanto la spesa culturale pro-capite delle maggiori città (sul totale dell’anno in questione) scende a 61 euro. La ricerca – pur non essendo comprensiva di tutte le variabili in quanto calcolata semplicemente dividendo i fondi stanziati per il numero di residenti - è di ampio raggio: oltre al costo effettivo, include il pagamento del personale addetto, l’acquisto di libri o altro materiale necessario, la costruzione e manutenzione di strutture o locali, l’organizzazione di eventi e la relativa promozione. Esistono delle eccezioni, però. 6 delle 14 città italiane più importanti, nonostante le difficoltà, hanno aumentato la spesa culturale anche dopo il 2010. Tra queste spiccano, oltre Firenze e Trieste, Palermo, Bari, Catania e Napoli. Palermo, in particolare, ha aumentato il budget culturale tra 2010 e 2014 dell’81,8%, seguita da Firenze (+ 80%). A doppia cifra anche gli aumenti di Bari (+ 25%) e Catania (+ 16,7%). E questi dati,  uniti a quello di Napoli, segnalano una controtendenza del mezzogiorno rispetto ai tagli avvenuti al Nord. Pur nel quadro complessivo: dove il divario tra Nord e Sud rimane ampio. Il verdetto, tuttavia, è netto: «Tanti comuni italiani, forse in molti casi stretti tra la necessità di far fronte ai tagli e quella di tutelare le esigenze sociali emerse con la crisi, hanno sacrificato le spese per la cultura». E arriviamo in Toscana. Se Firenze, per ovvie ragioni, e certo per una minore popolazione rispetto ad altri centri, strappa il primato a Roma, a Milano o Napoli, con 162 euro a testa (all’anno), nella regione è Capoliveri (Livorno), con 302 euro per abitante, ad aggiudicarsi il podio. Relegando il terza posizione la culla del Rinascimento. Con 4000 anime e una storia tortuosa e affascinante, Capoliveri riesce infatti a vivere di turismo. E a capitalizzare al meglio le proprie risorse. Al secondo posto, invece, una frazione del comune di Montalcino, San Giovanni d’Asso (Siena): 193 euro per abitante. Siena arriva a 108, Livorno a 100, Lucca a 95, Pisa 84, Empoli a 41, Grosseto a 35, per fare qualche esempio. Poi il Mugello. Cominciamo? Cominciamo. Barberino con 96 euro pro-capite è il 360° comune in Italia per spesa destinata alla cultura. Marradi, con 89 euro, 466°. E ancora (per i paesi presi in considerazione da Openpolis): Dicomano con 80 euro (478°), Firenzuola con 23 (2196°), Palazzuolo sul Senio con 22 (2289°), Borgo San Lorenzo 16 euro (3003°). La vicina Rufina, con 20 euro, 2422°. Non solo. E’ possibile confrontare i dati di oggi coi dati di ieri: quelli del 2014, cioè, col 2005. E le statistiche del Mugello scompaginano, in parte, il trend nazionale. Continuiamo? Continuiamo. Barberino, con lo stesso tipo di calcolo, spendeva 30 euro annui pro-capite in cultura e dintorni. E quindi ha triplicato l’investimento in questo senso. Marradi, anche, ha il segno più: da 80 euro nel 2005 agli 89 attuali. Dicomano cala: da 80 euro attuali agli 87 precedenti. Firenzuola crolla: da 157 a 23. Palazzuolo sul Senio: da 29 euro a 22. E Rufina mantiene lo stesso livello. Così come Borgo San Lorenzo, che nel 2005 spendeva 17, un euro in più di oggi. E alla fine, oggi, tra chi investe meglio (Barberino e Marradi) e chi pare aver tagliato (Firenzuola), i comuni del territorio – da cui pure manca, per esempio, Scarperia – figurano tutti nella prima metà di una classifica da oltre 8000 partecipanti. Oltre «8000 campanili». Che in Serie A non sarebbe affatto male.

 

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