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Diritti negati. La scuola italiana fallisce il test dell'inclusione?

Trisomia 21 APS: da Firenze un appello ai sindaci e alla politica.

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pacchetto scuola pacchetto scuola © comune di ImprunetA
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Un nuovo anno scolastico sta per iniziare e per le famiglie con figli con disabilità non c’è nessuna certezza circa la loro possibilità di frequentare le lezioni con il dovuto supporto.

Questo perché i Comuni che si trovano a corto di risorse potranno ridurre le ore di presenza del personale educativo, all’interno dell’orario scolastico.

“La recente sentenza del Consiglio  di Stato - secondo il presidente di Trisomia 21 APS Cristiano Bencini - rappresenta un duro colpo per i diritti degli studenti e delle studentesse con disabilità e  le loro famiglie. Questa decisione, infatti, non solo compromette i diritti costituzionalmente garantiti, ma rischia di ridurre la dignità delle persone con disabilità e dei loro familiari, che si vedono negare dallo Stato stesso quei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione.

In particolare, la decisione equipara il diritto all'assistenza per l'autonomia e la comunicazione a un semplice interesse legittimo, subordinato alle disponibilità di bilancio degli enti locali. Trisomia 21 APS sostiene fermamente che, se gli enti locali non dispongono dei fondi necessari per garantire tali diritti, allora debba intervenire la Regione o, in mancanza di risorse, lo Stato. È inaccettabile che la responsabilità di garantire un percorso di vita il più autonomo possibile venga delegata esclusivamente ai Comuni. Facciamo dunque appello alla politica perché si provveda a garantire i diritti di questi studenti e ai sindaci perché si adoperino a individuare le risorse idonee”.

Trisomia 21 APS inoltre sottolinea che non esiste inclusione senza un percorso di vita completo che favorisca la piena partecipazione sociale dell'individuo. In questo contesto, l'autonomia e la comunicazione assumono un ruolo fondamentale, al pari delle ore di sostegno, per permettere alle persone con disabilità di diventare protagoniste attive della propria vita. Solo garantendo questi strumenti si può parlare di una vera e concreta inclusione.

“I termini che lo Stato continua a promuovere come inclusione, pari opportunità e percorsi di vita indipendenti, rischiano di rimanere parole vuote se vengono prese decisioni che contraddicono tali principi fondamentali. Secondo la sentenza, infatti, qualsiasi intervento volto a garantire il diritto all'autonomia e alla comunicazione è subordinato alla condizione che non comporti un onere finanziario”.

 

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