
La conclusione di uno studio condotto su 80 studenti universitari e pubblicato sul Journal of Experimental Psychology: General, diretto da due ricercatori specializzati nel settore – uno dell’Università del Michigan e l'altro di Leuven (Belgio) – ha fatto emergere una possibile nuova realtà attinente all’uso del social network per antonomasia: Facebook. Secondo i risultati scorrere semplicemente le notizie dalla Home page e curiosare sul profilo degli altri sarebbe un atteggiamento con possibili effetti negativi sullo stato d'animo. L’obbiettivo specifico della ricerca era cercare di capire, e successivamente analizzare, se e come l'uso passivo o attivo di Facebook incida sugli utenti durante la loro giornata. Commentare, interagire, chattare fa stare meglio una persona? Permette di sentirsi più felici? La conclusione non lascia molti dubbi: essere “passivi” – quindi curiosare, osservare e non incrementare i contenuti della piattaforma – porterebbe a frequenti cali d’umore o momenti di nervosismo, dettati da un’indiretta invidia per chi sui social riesce ad imporsi come protagonista e ad ottenere “consenso”. E questo è un risultato che soprattutto tra i giovani, per quanto circondato da un alone di scetticismo, è pericolosamente vicino allo stato effettivo delle cose. Va subito al nocciolo del problema Ethan Kross del Michigan: “Questi risultati ci mostrano come l'uso di Facebook rischi di condizionare negativamente il proprio stato d'animo nella vita reale”. In definitiva, dunque, se la presenza di un utente su Facebook si limita a più o meno fugaci apparizioni e qualche sporadico Like, ci sarebbero gli estremi per una diagnosi negativa del carattere o dello stato d’animo. Quello che però i due ricercatori non si spiegano è il perché molte persone –ammettendo che lo studio abbia svelato una verità insista nel mondo creato da Mark Zuckerberg – preferiscano comunque essere slegati dalla realtà virtuale. Le risposte potrebbero essere due: da una parte si preferirebbe essere passivi per non scontrarsi con l’eventualità di ottenere scarso successo rispetto invece a chi ne ha; dall’altra si potrebbe pensare, per essere originali, che ci sia ancora chi è immune dai condizionamenti del mondo Facebook, sempre più in collisione con quello reale.