14 APR 2025
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Faceva fallire società fantasma. Arrestato imprenditore di Rufina per bancarotta da 54 milioni...

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Faceva fallire società fantasma. Arrestato imprenditore di Rufina per bancarotta da 54 milioni... Faceva fallire società fantasma. Arrestato imprenditore di Rufina per bancarotta da 54 milioni... © n.c.
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Aveva varie società, intestate a prestanome, e punti vendita in tutto il centro Italia. Società che faceva fallire senza pagare nessuna imposta, nessuna ritenuta e nessun fornitore. La Guardia di Finanza di Pontassieve ha arrestato (custodia cautelare in carcere) un imprenditore (57enne) della Valdisieve, residente a Rufina e operante nel settore del commercio di telefonia ed elettrodomestici. Nello stesso ambito sono state eseguite perquisizioni domiciliari presso l’abitazione e lo studio di un avvocato fiorentino. I reati ipotizzati sono la frode fiscale e bancarotta fraudolenta.

L'ordinanza è stata emessa dal GIP (Giudice per le Indagini Prelimari) di Firenze, dott. A. A. Pezzuti, su richiesta del PM dr. Luca Turco. Le indagini, condotte dai finanzieri di Pontassieve a partire dall’ottobre 2010, hanno fatto emergere un vorticoso succedersi di strutture societarie aventi come unico scopo quello di creare un’ingente evasione fiscale nonché di ostacolare i creditori nel recupero dei loro crediti per le vendite fatte alle società oggetto di indagine.

 

Con una catena continua di fallimenti (complessivamente 7 a partire dal 2005 al 2010) non sono stati dichiarati ricavi conseguiti per oltre 45 milioni di euro, non è stata versata IVA per 8,3 milioni di euro, IRAP per 450.000 €,  ritenute IRPEF per 618.000 di euro.

L’imprenditore gestiva una serie di società (tutte intestate a dei “prestanome” reclutati tra i suoi dipendenti) aventi per oggetto la vendita di prodotti elettrodomestici ed elettronici. I punti vendita (affiliati anche a noti brand del settore) erano ubicati nel centro Italia (Firenze, Terni, Ascoli Piceno, Pesaro, Viterbo, Piombino, Tarquinia). Per tutte queste società non è stata mai presentata alcuna dichiarazione fiscale né sono stati effettuati i versamenti di imposte o di ritenute fiscali operate sulle retribuzioni dei dipendenti.

Le società acquistavano le merci senza pagarle e, dopo aver operato per un breve periodo in questo modo, chiudevano con un enorme passivo, in danno dei fornitori e dell’Erario. Il passaggio tra la società “decotta” e la nuova società avveniva mediante conferimenti ovvero cessioni di azienda o rami d’azienda ad altra società, appartenente alla medesima organizzazione ed intestata alla solita testa di “legno”.  Tutto questo avveniva poco tempo prima che i creditori iniziassero a intraprendere le dovute azioni legali per il recupero dei loro crediti.

 Con questa condotta sono rimaste “truffate” dall’arrestato circa una dozzina di aziende che, dal 2005, avevano fornito alle imprese del sodalizio criminale merce per un ammontare di oltre 30 milioni di euro.

 Il tenore di vita dell’imprenditore è risultato essere molto alto. Infatti viveva in una villa nel comune di Rufina (fornita anche di una piscina coperta riscaldata) ed era solito utilizzare autovetture di grossa cilindrata (ultima vettura utilizzata fino al luglio 2011 è stata una Mercedes CL 63 AMG del valore di oltre 150mila euro).

Nel procedimento penale sono interessate altre 9 persone (tra cui 2 professionisti) che hanno coadiuvato l’arrestato nella sua condotta criminale. L’imprenditore è stato condotto presso il carcere di Firenze

 

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