
Fatture false, fatture per lavori realmente eseguiti ma non contabilizzate per aggirare le tasse. Nei guai una ditta di Barberino che, pare, non avesse neanche le potenzialità di eseguire le opere in oggetto, perché non aveva nessun macchinario e perché disponeva solo di manodopera non specializzata. Infine 12 lavoratori albanesi irregolari, che percepivano le proprie paghe fuori busta.
Per questo è finito nei guai in seguito ad una indagine delle Fiamme Gialle di Borgo San Lorenzo un imprenditore edile di Barberino, che aveva messo in piedi un rilevante caso di evasione fiscale, e che era al centro di un vorticoso giro di fatture false.
Sia l’imprenditore mugellano che i titolari di quattro imprese utilizzatrici delle fatture false (domiciliate in Firenze, Barberino di Mugello e Campi Bisenzio) sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Firenze rispettivamente per il reato di emissione ed utilizzo di fatture inesistenti per un complessivo importo pari a circa 2,3 milioni di euro riferito agli anni d’imposta dal 2005 al 2009.
Le indagini hanno avuto inizio allorquando si è deciso di attivare controlli incrociati a vari clienti (imprese edili) che hanno contabilizzato una novantina di fatture. Parte di queste fatture sono risultate false mentre alcune, sebbene si riferissero a lavori realmente eseguiti, non sono state contabillizate. L’imprenditore edile aveva regolarmente emesso ai propri clienti le fatture e poi distrutto ogni documento per non lasciare alcuna traccia sulla propria contabilità del reato posto in essere.
Le prestazioni indicate nelle fatture, se non in sporadici casi, non sono mai state realizzate in quanto:
- i lavoratori non hanno mai lavorato presso alcuni dei cantieri oggetto di fatturazione;
- i lavori fatturati sono risultati sproporzionati rispetto alle effettive potenzialità operative della ditta (i cui operai non sono stati mai superiori alle 9 unità);
- l’impresa non disponeva di alcun mezzo ma solamente di alcuni minuti utensili per edilizia e forniva esclusivamente manodopera non specializzata.
E’ stato accertato, altresì, che per alcuni lavori, realmente eseguiti, sono stati impiegati 12 lavoratori irregolari (albanesi) percettori di emolumenti “fuori busta”.
Oltre all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, sono emersi nei confronti dell’imprenditore verificato anche maggiori ricavi per oltre 600mila euro che seppur fatturati non sono stati contabilizzati/dichiarati. Complessivamente è stata contestata un’evasione dell’IVA (dovuta) pari a 460mila euro.
Complementari violazioni sono state contestate, con separate verifiche fiscali, anche alle imprese utilizzatrici delle fatture per operazioni inesistenti, i cui rappresentanti legali sono stati segnalati alla locale A.G. per il corrispondente reato di dichiarazione fraudolenta ex art. 2 D.Lgs. 74/2000.
Tutte le imprese destinatarie delle fatture per operazioni inesistenti, in conseguenza del loro utilizzo, hanno dichiarato un reddito imponibile inferiore a quello effettivo, facendo figurare costi in realtà mai sostenuti.